la Repubblica, 27 gennaio 2025
Alla cena vip del nuovo potere di Washington
WASHINGTON – «Non dovrei parlare con i giornalisti, ma una cosa posso dirvela di sicuro: il nostro rapporto con l’Italia e la premier Meloni è ottimo, e una soluzione per i dazi la troveremo». Detto da lui, Howard Lutnick, vecchio amico di Donald Trump e prossimo segretario al Commercio che dovrà gestire le tariffe, questa certezza un certo peso ce l’ha. Poco distante, però, l’ex direttore della Cia e presidente del Kkr Global Institute, David Petraeus, aggiunge un elemento significativo: «La premier Meloni ha avuto un ruolo fondamentale nel tenere l’Ungheria e altri Paesi dell’Europa orientale in linea con la Nato, in particolare sulla guerra in Ucraina. Nessuno può gestire questi rapporti come lei ed è fondamentale che continui a farlo». Sta tutto qui il dilemma transatlantico che deve risolvere la presidente del Consiglio: scegliere se usare il rapporto privilegiato con Trump allo scopo di avanzare alcuni interessi dell’Italia, importanti ma limitati, oppure diventare la cerniera del dialogo con la nuova amministrazione per salvare la relazione con l’Europa intera, sponda Nato e Ue. O magari entrambe le cose.Il teatro di queste conversazioni è il Cafe Milano, imprescindibile crocevia della scena politica e sociale bipartisan di Washington dove Franco Nuschese, unico socio italiano del club Alfalfa, ospita il party dopo la cena annuale al Capital Hilton. L’appuntamento più ambito dal gotha americano e l’esordio sociale della nuova amministrazione Trump. Alfalfa esiste dal 1913 al solo scopo di organizzare questo evento annuale in cui i leader dei due partiti si sfottono a vicenda. La presidentessa Condoleezza Rice, davanti al vice Vance, il leader dei democratici alla Camera Jeffries, i capi di Corte Suprema e Fed Roberts e Powell, conduce le cerimonie. Al suo tavolo siede anche l’ambasciatrice italiana Mariangela Zappia, a conferma del rapporto speciale. Elon Musk chiacchiera fitto con Carlo Cimbri, presidente diUnipol, forse per ringraziarlo dell’investimento fatto quando aveva acquistato Twitter e promettergli ritorni. Di sicuro conferma «l’intenzione di lavorare con l’Italia».Il tappeto rosso conduce all’interno della sala del party, dove Jeff Bezos mangia una pizza Margherita seduto al tavolo col figlio di Bill Gates: «Se sto considerando nuovi investimenti in Italia? Vediamo, vediamo...». In piedi, cocktail in mano, c’èil ceo di TikTok Shou Zi Chew, ma in testa ha solo il bando: «Con Trump – dice – le cose si stanno muovendo. Non so ancora esattamente in quale direzione, ma si lavora a una soluzione». Il presidente ha parlato di joint venture al 50% fra Cina e Usa: «Lo ha fatto – commenta il ceo – per un motivo»: 51 e 49 non sarebbe stato accettabile per Pechino, mentre così rende praticabile la soluzione. Quanto all’Italia, «per TikTok le cose vanno benissimo, a parte qualche dettaglio relativo alle regolamentazioni».Cimbri racconta che tanto a Washington quanto a Davos, da dove è arrivato, «ho sentito molto interesse per investire in Italia. Il Paese, agli occhi degli osservatori internazionali, si giova della sua stabilità rispetto agli altri europei. Le incognite, piuttosto, riguardano il nostro settore bancario e finanziario».La cena è il momento ufficiale, il party quello più informale. Un po’ per la cucina italiana e un po’ per il carattere da zona franca del Cafe Milano, che aiuta a socializzare. Uomini in smoking con tanto di medaglie al petto, se ne hanno da esibire, e signore in lungo. Lo stile non cambia con le amministrazioni, perché lo scopo è proprio questo: garantire la continuità della leadership americana anche dal colpo d’occhio.Il generale Petraeus, ex direttore della Cia, commenta la nomina a capo del Pentagono di Hegseth, che aveva servito sotto il suo comando in Iraq: «Ha grandi doti di leadership, ma anche grandi limiti, per i rapporti con donne e alcool, di cui ha parlato lui stesso durante le audizioni. Si tratta ora di vedere se prevarranno le doti o i limiti». Sull’Ucraina Petraeus è convinto che l’inviato speciale Kellogg, «che conosco bene da una vita, non sarà tenero con Putin. Se il capo del Cremlino non accetterà un negoziato onesto credo proprio che saremo pronti a riarmare Kiev anche più di adesso». Qui si lega al ruolo svolto da Meloni e la scelta strategica che l’Italia deve compiere nel nuovo panorama delle relazioni transatlantiche, pensando solo a se stessa o anche al futuro dell’intera alleanza con l’Europa. Quanto all’affare di Kkr con Telecom, «va bene, siamo molto soddisfatti».Siccome il segreto di Alfalfa è il clima bipartisan, tra i tavoli si aggira anche l’ex segretaria al Commercio nell’amministrazione Biden, Gina Raimondo, orgogliosa italiana che secondo gli indiscreti medita di correre per la Casa Bianca tra quattro anni. Oltre a Jeffries, brindano i senatori democratici Warner, segugio contro TikTok, e Klobuchar, già candidata presidenziale. Il negoziatore mediorientale Amos Hochstein, sentito Trump che vorrebbe sgomberare gli abitanti di Gaza in Egitto e Giordania, dice che le tregue in Libano e nella Striscia a cui ha lavorato possono tenere, ma tutto dipende da come la nuova amministrazione le implementerà e se ci crederà. Perché poi la cena è una festa, ma l’obiettivo rimane preservare «una Unione più perfetta».