la Repubblica, 27 gennaio 2025
Sondaggio: il tramonto della figura del capo
L’immagine del “buon politico” che emerge dall’indagine condotta da Lapolis-Università di Urbino Carlo Bo con Demos e Avviso Pubblico è interessante. Soprattutto perché non traccia un profilo particolare e specifico. Con caratteri che lo distinguono dal “cittadino comune”. Se non per un aspetto: ne accentua le qualità che tutti i cittadini e tutte le persone dovrebbero avere. L’onestà, anzitutto. Insieme alla competenza. Il “buon politico”, in altre parole, dovrebbe essere un “buon cittadino”. Che sa parlare “alle” e “con le” persone. Perché è uno di loro. “Uno di noi”. La capacità di comunicare e di realizzare un progetto politico, il fascino mediatico, perfino la “coerenza con le promesse” sono fattori importanti, ma in misura più limitata. E, comunque, non “definitivi”. Perché la “definizione” del buon politico, secondo gli italiani, dipende soprattutto dalla sua “normalità”. Dalla capacità di “rispecchiare” la persona comune. Normale. Onesta.Senza distinguersi troppo.Senza apparire “altro” rispetto “agli altri”.Il “buon politico”, in definitiva, dovrebbe essere l’immagine del “buon cittadino”. Si tratta di una visione che, per alcuni versi, contrasta con l’immagine del “capo” che si è affermata nel corso degli ultimi vent’anni, quando alla guida del governo si sono succeduti leader con caratteristiche molto diverse. Per primo, Silvio Berlusconi, un imprenditore che operava nel campo mediatico. E che dei “media”, soprattutto la televisione, ha fatto il principale mezzo, “medium”, di affermazione del proprio ruolo di “capo del governo”. La principale qualità di Berlusconi, infatti, era proprio “saper comunicare in modo chiaro”. Una competenza, oggi, poco valutata dagli italiani, secondo il sondaggio di Demos, con Uniurb Carlo Bo e Avviso Pubblico. D’altronde, si tratta diun aspetto che i “politici” affidano al loro staff di esperti. Ma non riflette l’immagine della gente (comune) neppure Mario Draghi. Manager di gestione economica e finanziaria di livello fin troppo elevato. Tagliato fuori da Giuseppe Conte, per rivalsa nei confronti di chi aveva preso il suo posto. Nella speranza di “ri-prenderlo” in fretta. Anche se non è avvenuto.Questo profilo, semmai, appare interpretato bene dall’attuale premier( e), Giorgia Meloni. Che, come ha dichiarato lei stessa, è “donna,madre, cristiana”. E con il suo accento romanesco sottolinea efficacemente la sua provenienza “popolare”. In questo modo ha marcato la propria vicinanza con “il popolo” della Capitale. E non solo. Un aspetto che il Pd e il Centro-Sinistra non riescono a esprimere e a di-mostrare in modo adeguato. Anche perché, nel corso degli anni si sono allargati soprattutto nelle città e nei centri storici, piuttosto che nelle periferie e nei piccoli comuni di provincia. Inoltre, prevalgono fra le componenti sociali medio-alte, piùcolte. Mentre un “buon politico” dovrebbe allargare lo sguardo oltre questi confini. Che sono, demograficamente, limitati. Al punto di rendere più difficile “competere” sul mercato elettorale. Peraltro, fra gli elettori di Centro-Destra prevale l’attenzione alla “coerenza con le promesse” mentre nella base di Centro-Sinistra si dà maggiore rilievo alla “competenza”. Che è sicuramente importante, ma non quanto la vicinanza alla gente. Alla capacità di essere “persona fra le persone”.Naturalmente, si tratta di un sondaggio. Che traduce le questioni attraverso “parole”. Tuttavia, è interessante osservare come alcune “parole” attraggano maggiormente di altre a Centro-Destra. In particolare: “gente”. Variante di “popolo”. Mentre la “competenza” (come parola) risulta più apprezzata fra gli elettori di Centro-Sinistra.Ma la comunicazione politica è fatta di “parole”, come sanno bene i leader e i militanti di partito. E ciò è importante per capire come oggi sia importante utilizzare le parole adatte a intercettare i consensi, oltre che a esprimere le opinioni. Il “dizionario della politica” è cambiato, insieme ai media e ai mediatori che lo utilizzano e, ancor prima, lo “redigono”. Ed è evidente che i “redattori” di Centro-Sinistra sono poco efficaci nell’adeguare il linguaggio al clima del tempo. Mi è difficile, per questo motivo, non guardare indietro per riferirmi a un autore molto importante, della nostra storia. Alessandro Manzoni. Che scrisse parole di grande efficacia, anche nel nostro tempo. Quando, nei Promessi sposi,annotava che, al tempo della peste, “c’era pur qualcuno che non credeva agli untori, ma non poteva sostenere la sua opinione. Perché il buon senso (...) se ne stava nascosto per paura del senso comune”.Proprio per questo, però, oggi, è necessario “imporre il buon senso come riferimento del senso comune”.