Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  gennaio 27 Lunedì calendario

Donald senza scrupoli come Putin


Che cosa accadrebbe se il presidente degli Stati Uniti si comportasse come un bullo internazionale, quasi un fuorilegge, avanzando pretese sui territori di nazioni straniere sovrane, proponendo di ricorrere all’uso della forza contro amici e alleati e spingendosi a raccomandare l’idea di una pulizia etnica a Gaza? E che cosa accadrebbe se questo presidente americano iniziasse a fare sul serio riguardo alle sue intenzioni e non si limitasse a fare semplicemente lo spaccone e a scherzare?Ma certo che si tratta di uno scherzo, di una provocazione, si potrebbe dire.Beh, sembra proprio che lo scherzo sia finito. Questo non è più uno scherzo. Trump non scherza quando fa alcune delle sue affermazioni più folli. Siamo alle prese con un presidente americano arrabbiato e vendicativo, diverso da qualsiasi altro conosciuto nei 249 anni di Storia degli Stati Uniti. A Trump piace minacciare gli alleati, se ne frega della diplomazia, è imprevedibile e nel finesettimana, parlando di Gaza, ha usato addirittura parole da criminale di guerra.Sabato il presidente Donald Trump ha detto ai giornalisti a bordo dell’Air Force One che vuole che Giordania ed Egitto accolgano la maggior parte dei palestinesi di Gaza per «ripulire» l’enclave, che ha descritto come un sito di demolizioni. Le sue parole esatte sono state le seguenti: «Si parla di circa un milione e mezzo di persone, ripuliamo l’intera zona e… “basta, è fatta!"». L’idea di «ripulire» Gaza delle persone che vi sono nate e di ricostruirla era stata avanzata per la prima volta alla fine di marzo 2024 da Jared Kushner, genero di Trump, colui che pochi mesi dopo aver lasciato la Casa Bianca ha incassato un investimento di due miliardi di dollari dall’Arabia Saudita.Kushner aveva decantato il potenziale di «grande valore» delle «proprietà sul lungomare» di Gaza, suggerendo che Israele farebbe bene ad allontanarne i civili mentre «ripulisce» la Striscia. «Lì la situazione è un po’ complicata, ma dall’ottica di Israele farei del mio meglio per allontanarne gli abitanti e poi darei una bella ripulita», ha detto Kushner.All’egiziano Abdel Fattah el-Sisi e al re Abdullah di Giordania di sicuro questa idea non piace. Nonostante ciò, hanno dovuto sostenere conversazioni telefoniche con Trump nelle quali sono stati messi sotto pressione. E di sicuro torneranno a essere messi sotto pressione di nuovo.Questa è la nuova realtà con la quale il mondo deve fare i conti, un’America che da tempo sta già perdendo la sua posizione di leader e il controllo dell’ordine liberale occidentale, un’America che adesso è presieduta da un uomo che è contrario a quell’ordine liberale mondiale ed è intenzionato a smantellarlo.Ladies and gentlemen, signore e signori, benvenuti all’inizio di un periodo di turbolenza nelle questioni internazionali, benvenuti all’alba di un’oligarchia a Washington che ho già avuto occasione di definire «Trump 2, La Vendetta». Benvenuti in un mondo nel quale il presidente americano è senza scrupoli. Non finge nemmeno – con Groenlandia, Gaza o Panama – di agire per giustificati motivi. Si comporta come un Putin qualsiasi, imponendo semplicemente la sua volontà, la sua autorità, usando il potere per intimidire i piccoli Paesi. Questo presidente ha gettato i valori tradizionali dell’America e la fede nella democrazia e nei diritti umani dritti dritti nel bidone della spazzatura.Negli ultimi sette giorni, da quando Donald Trump si è insediato come 47esimo presidente degli Stati Uniti, in America e nel mondo si sono susseguiti con grande rapidità choc e convulsioni. L’America è cambiata e sta cambiando. Il mondo è cambiato, e sta ancora assorbendo le onde d’urto in arrivo da Washington.La settimana scorsa Trump si è rivolto all’assemblea dell’élite del mondo degli affari internazionali riunitasi a Davos e l’ha bersagliata con tutta una serie di rimostranze sulle tasse e la burocrazia europee, ripetendo la minaccia di adottare una politica di dazi più alti e con una varietà di insulti. L’insulto peggiore lo ha riservato all’intelligenza delle duemila autorità riunitesi per ascoltare il presidente degli Stati Uniti. Ha detto loro che l’economia americana, che The Economist ha definito «l’invidia del mondo», è stata un disastro assoluto sotto l’Amministrazione Biden, e che adesso è pronta a decollare perché alla Casa Bianca è arrivato lui. Ha fatto ricorso a una screditata teoria della cospirazione, riguardante banche che non concederebbero prestiti alle aziende di destra, per attaccare lo spaventato Ceo della Bank of America che se ne stava palesemente defilato sul palco. Ha minacciato l’Europa di dazi più pesanti se i vari Paesi non sposteranno le loro produzioni su territorio statunitense. Ha implorato formalmente l’Arabia Saudita insieme a tutti gli altri Paesi dell’Opec di abbassare i prezzi del petrolio. Pretende tassi di interesse inferiori, come se ne avesse lui il controllo. Ha fatto Trump, insomma.Potrà anche essere oggetto di derisione, o essere ridicolizzato dietro le quinte di Davos, ma Trump spaventa molte persone, compresi i leader di parecchie tra le società più grandi del mondo. Le sue tattiche da prepotente hanno provocato il caos in metà delle cancellerie europee e, presumibilmente, alla Commissione europea di Bruxelles.L’Europa, nel frattempo, non è riuscita a rispondere alle minacce che Trump ha fatto alla Danimarca o sulla questione dei dazi. Sembra che la politica europea consista nel fare affermazioni vaghe e generiche di principio e nell’evitare qualsiasi critica diretta al presidente degli Stati Uniti. Il problema, per chi in Europa vorrebbe proteggere la democrazia liberale, è che presto assisteremo a tutto un fiorire nel Continente di migliaia di mini-Trump, e al rafforzamento dei suoi alleati di estrema destra.Quando Elon Musk esprime la sua ammirazione al partito filoputiniano e neonazista Alternative für Deutschland, come ha fatto nel fine settimana, lo fa con il pieno sostegno di Trump che ne è a conoscenza. Lo stesso vale per Nigel Farage nel Regno Unito, Vox in Spagna, Le Pen in Francia o Viktor Orbán, l’uomo che la maggior parte dei consiglieri di più alto grado di Trump considera il modello da prendere a esempio per la democrazia americana.E così gli Stati Uniti forse stanno per entrare in una fase di “orbanizzazione” sotto Trump, ovvero in un periodo in cui le norme e le tradizioni della democrazia liberale sono violate, spazzate via e gettate dalla finestra, insieme alla pretesa dell’America di essere la guida morale di tutto il mondo. Il risultato? Invece di riaffermare la leadership americana nel mondo, Trump finirà con lo svilirla e screditarla, accelerando di fatto il declino della sua influenza. Se Trump non rispetta la sovranità della Danimarca, come possiamo mai aspettarci che Putin rispetti l’Ucraina? —Traduzione di Anna Bissanti