Il Messaggero, 26 gennaio 2025
Joan Thiele a Sanremo dopo la gavetta
Fino a pochissimi anni fa faceva, parole sue, «cinquanta concerti a settimana a 20-30 euro l’uno nei bar intorno al lago di Garda» per pagarsi l’affitto, in attesa della grande occasione. Ma la svolta per Joan Thiele sembrava non voler arrivare mai: negli ultimi dieci anni la 33enne cantautrice di Desenzano del Garda, provincia di Brescia, madre napoletana e padre svizzero (ma di origini colombiane), ha seminato molto di più di quanto ha effettivamente raccolto.Dal 2015 ad oggi ha pubblicato sedici singoli, ma l’unico Disco d’oro che ha vinto lo deve a Mace (il produttore milanese della Canzone nostra di Blanco e Salmo), che nel 2021 l’ha voluta al suo fianco in Senza fiato. Il pubblico nazionalpopolare non la conosce affatto e probabilmente non ha neppure mai ascoltato una sua canzone: Proiettili, in duetto con Elodie, tratta dalla colonna sonora di Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, nonostante il David di Donatello vinto nel 2023 come Miglior canzone originale su Spotify è ferma ad appena 2,6 milioni di stream.La (inaspettata) partecipazione al Festival di Sanremo 2025, dove dall’11 al 15 febbraio canterà Eco, chiarirà una volta per tutte se Joan Thiele è fatta o no per il pop. Il 21 febbraio uscirà il nuovo album Joanita. Del suo brano ha detto che “parla dell’importanza di affrontare le proprie paure e di difendere le proprie idee”.Quali sono le sue paure, Joan?«Quella di prendermi troppo sul serio. Invece mi piacerebbe essere un po’ più leggera».Arriva al Festival con un curriculum da cantautrice sofisticata: esordì cantando in inglese, poi nel 2019 passò all’italiano. Ha spaziato dall’r&b all’indie, dalle sonorità latine a quelle più mediterranee: nell’eco delle sue tante voci, ha capito qual è quella che più la identifica?«Sono una che non bada alle etichette e in continua evoluzione. Faccio musica libera da schemi, fluida. Negli ultimi anni ho studiato approfonditamente le colonne sonore italiane, da Piero Umiliani a Piero Piccioni, passando per Ennio Morricone. Credo si senta, in Eco. Arrivo all’Ariston dopo un percorso a passettini, con i miei tempi, oggi che tutto è così veloce. Ad un certo punto, non lo nascondo, ho sviluppato insicurezza e paranoie. Al Festival avevo provato a partecipare già in passato: non andò bene».È vero che provò a bussare anche alle porte dei talent?«Sì, a X Factor».Cosa cercava una cantautrice come lei in quel contesto?«Ero piccola. Oggi se ci ripenso mi viene da sorridere. Feci scena muta: ero impauritissima. Non ricordo neppure chi avessi davanti, dietro al bancone dei giurati: ho rimosso tutto. Nell’ultimo anno ho passato molto tempo in sala prove a suonare con i miei musicisti: è stato un modo per tornare alle origini, a quando mi esibivo nei bar con la chitarra. Volevo ritrovare quell’approccio»."Eco” l’ha scritta pensando a suo fratello e ha detto che “contiene l’augurio che possa affrontare le paure": che percorso sta affrontando?«Nessuno in particolare. Giovanni, si chiama così, sta benissimo. È un augurio che io gli faccio da sorella maggiore. Abbiamo sette anni di differenza».Ha origini colombiane. Non è che nella serata delle cover spiazzerà tutti con un po’ di reggaeton?«Amo il genere e farei un disco reggaeton, ma no. Ho anche dei piaceri inconfessabili legati al reggaeton».Ad esempio?«Mi piace Karol G (superstar colombiana, ndr)».Il reggaeton in salsa italiana è credibile?«Non ho presente».Non ha presente i tormentoni estivi italiani degli ultimi anni?«Tutto quello che è fatto col cuore è credibile».La musica pop italiana di questi tempi è fatta col cuore o si seguono altre logiche?«È giusto che ci sia della biodiversità: sarebbe noioso se fossimo tutti cantautori».Vabbè. Che consigli le ha dato la sua amica Elodie, che è una veterana del cast di quest’anno, con quattro partecipazioni in gara a una da co-conduttrice?«Mi ha detto che mi devo divertire. E godermela».