Il Messaggero, 26 gennaio 2025
Alla Rai ariva la "circolare Report"
ROMA Qualcuno l’ha già ribattezata la “norma Report": il controllo sui programmi affidato non più ai direttori dei generi, che verrebbero di fatto commissariati, ma ad una sorta di “supercontrollore”. Il tutto all’indomani dell’ultima caso della trasmissione di Sigfrido Ranucci, quella su Berlusconi che ha scatenato le proteste del centrodestra. L’Usigrai ora lancia l’allarme. In una circolare dell’ad dell’azienda di venerdì si legge che i programmi giornalistici dei generi, quelli che realizzano alcuni tra i programmi televisivi più visti della tv pubblica saranno sotto il controllo di «non meglio precisate strutture editoriali».«Un attacco alla professione giornalistica, un modo ulteriore per mettere sotto stretto controllo l’informazione del servizio pubblico», si legge nel documento. L’opposizione in Parlamento appoggia la protesta del sindacato dichiarando che si tratta di «un evidente controllo su chi fa informazione nel servizio pubblico. A questo punto è assolutamente urgente che i dirigenti Rai siano convocati in commissione di Vigilanza per spiegare una scelta che suona come una minaccia della destra sull’azienda del servizio pubblico», attacca il senatore del Pd Francesco Verducci, membro della commissione di Vigilanza. Da viale Mazzini è arrivata la ferma risposta di due componenti dei Cdr di Approfondimento e Day Time che hanno sottoscritto una nota di protesta assieme all’esecutivo Usigrai. L’esponente M5S in commissione di vigilanza Rai Dolores Bevilacqua sostiene che «non può essere letta in altro modo se non come un tentativo di addomesticare le trasmissioni che rispondono esclusivamente al diritto/dovere di informare i cittadini. Questi interventi mostrano chiaramente come il servizio pubblico rischi di trasformarsi nel servizio del governo di turno, snaturando la sua missione e allontanandosi pericolosamente da quei principi di indipendenza e libertà dei media richiesti dall’European Media Freedom Act)». Dalla Rai arriva la ferma risposta di alcuni dirigenti. «Ci dissociamo» hanno detto Gian Vito Cafaro e Stefano Buttafuoco secondo i quali «l’allarmismo, il disfattismo, il vittimismo, che in molti casi arriva abbondantemente a superare il ridicolo, non fanno parte della nostra azione sindacale».
Anche un altro direttore Rai dice la sua sul comunicato, affermando che si tratta in buona sostanza di un polverone alzato per nulla: «È veramente surreale, non c’è altro modo per definirlo. Da sempre i programmi dipendono dai capi struttura e ognuno di questi viene assegnato a strutture competenti che li coordinano. È sempre stato così con dirigenti responsabili che controllano e supervisionano la creatività, la scaletta, gli ospiti e fa le squadre. Se c’è qualcosa che non funziona la responsabilità è del dirigente che ha sotto di sé l’intera gestione del programma. Se non fosse così ci troveremmo in un terreno preda dell’anarchia».