Avvenire, 25 gennaio 2025
Ancora sul Giubileo dei Giornalisti
Parte dal Messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali, l’omelia del cardinale Baldo Reina, nella Basilica di san Giovanni in Laterano. È in pratica il primo atto del Giubileo del mondo della comunicazione e l’invito del Pontefice a essere comunicatori di speranza e a disarmare appunto la comunicazione risuona anche sulle labbra del porporato.
Davanti agli operatori dell’informazione giunti a Roma da tutto il mondo (secondo i dati forniti dall’arcivescovo Rino Fisichella, principale organizzatore dell’Anno Santo «sono 10mila gli iscritti a questo primo grande evento, cifrache va al di là di ogni aspettativa») il vicario del Papa per la diocesi capitolina, ribadisce la necessità di «rafforzare il paradigma di una comunicazione mite, per nulla aggressiva, che collabora con la verità». Fa riferimento al brano evangelico dell’adultera perdonata che è risuonato poco prima. «È facile puntare il dito anche di fronte a un’evidenza. È facile individuare il colpevole. Gesù non nega la realtà, non cerca di discolpare la donna ma va al cuore dei suoi accusatori. Per disarmare la comunicazione – sottolinea il cardinale – dobbiamo innanzitutto disarmare il nostro orgoglio, senza pensare di essere superiori e migliori degli altri, in grado di giudicare gli altri. La Scrittura è chiara, solo Dio è giudice e fai all’altro ciò vorresti fosse fatto a te, non ti ritenere esente da colpa, perché tutti siamo dei peccatori verso i quali Dio non si stanca di usare misericordia».
Il vicario del Papa ricorda poi che Gesù si fa solidale con quella donna schiacciata dal peccato e dalla vergogna. E non la condanna, perché «egli non ci definisce a partire dall’errore». Infine le dice: “va e d’ora in poi non peccare più”. «Questa è la speranza, il d’ora in poi, il futuro». Reina fa notare che questo è lo schema che deve seguire anche la comunicazione disarmata e capace di parlare al cuore, come dice il messaggio del Papa.
Un cuore è presente anche durante la celebrazione. È stato infatti esposto il reliquiario del cuore di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, la cui festa liturgica ricorreva proprio ieri, portato per l’occasione dal convento delle Visitandine di Treviso dove è abitualmente custodito. La Messa è stata preceduta da una liturgia penitenziale, guidata da padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali del Vicariato. «Sappiamo bene – ha detto nel suo pensiero omiletico – che il mondo della comunicazione nel suo complesso è terra di missione e dunque la conversione non può prescindere dal contesto professionale nel quale siamo chiamati a vivere la nostra avventura di credenti». Per il religioso, «il rischio, sempre in agguato, è quello di tradire il dettato evangelico diventando, meschinamente “mercenari della parola di altri”, quella con la “p” minuscola, ma non di Dio».
La bussola da seguire è invece quella indicata da Gesù e che «trova la sua ricapitolazione nel comandamento di amore verso Dio che non può prescindere dall’amore al prossimo. Due facce della stessa medaglia».
«Chiediamoci dunque – ha aggiunto – se a volte il nostro modo di comunicare esprime la Carità di Dio, quella di cui parla il Maestro, o se invece risponde a logiche pretestuose, mondane, offensive, appunto contro Dio e contro l’uomo.»