Il Messaggero, 25 gennaio 2025
Gli aironi conquistano la Capitale: avvistamenti dall’Eur a Ponte Milvio
Sono comunemente avvistati in piedi, eleganti e stabili sulle loro lunghe, sottili zampe, con il collo curvo e il becco appuntito, si trovano lungo i fiumi, negli specchi d’acqua, nelle paludi, nei campi allagati. Se si ha la fortuna di trovarsi lì quando uno di loro spicca il volo, si può assistere a uno spettacolo di inaspettata maestosità. Sono gli aironi, nella tradizione giapponese simbolo di prosperità e longevità, animali sempre più presenti in città, dal laghetto dell’Eur a Villa Pamphilj, fino alle aree verdi e agricole che circondano la città, dalla Marcigliana all’Insugherata, al Parco di Veio.«Nel panorama delle città europee, Roma è la più ricca quanto a biodiversità – spiega Bruno Cignini, docente di conservazione e gestione della fauna urbana presso l’Università di Tor Vergata – poiché possiede 22 aree naturali protette, 40 ville storiche, una estensione agricola di 52.000 ettari. Tutto ciò permette a moltissime specie animali di proliferare, nonostante il traffico e il caos cittadino. Ultimamente un po’ in tutta la città, in periferia, nei campi coltivati o nelle aree verdi utilizzate a pascolo, è in aumento un piccolo trampoliere, che fino a non molti anni fa si poteva osservare solo sporadicamente. È l’airone guardabuoi (bubulcus ibis), caratterizzato dal piumaggio candido, con capo e petto giallo-arancio, detto così perché a volte si posa anche sul dorso dei bovini, per nutrirsi di zecche e mosche, presenti sulla loro pelle, ripagandoli del cibo con questo servizio di pulizia. Nella quasi totalità delle aree umide cittadine è inoltre possibile osservare l’elegante airone cenerino (ardea cinerea), inconfondibile per le notevoli dimensioni, il collo e le zampe molto lunghe e soprattutto per la tipica colorazione bianca, nera e grigia, da cui il nome. Anche in volo è facilmente riconoscibile per le zampe allungate all’indietro, il collo ripiegato ad S e il battito lento e potente delle lunghe ali, tenute tipicamente ad arco. Per lo più si può osservare quando se ne sta immobile e silenzioso al limitare della vegetazione di sponda, dove l’acqua è più bassa, aspettando con pazienza il passaggio di qualche preda, soprattutto pesciolini, ma anche anfibi, insetti, larve e crostacei». Ma tra gli uccelli che frequentano i corsi d’acqua e i laghetti urbani, una presenza che non passa certo inosservata è quella della garzetta (egretta garzetta), un piccolo ed elegante ardeide, lungo 60 cm con un’apertura alare di 90 cm, dal piumaggio completamente candido, con zampe nere, sulle quali spiccano per contrasto i piedi gialli. Caratteristiche sono le lunghe penne ornamentali sul petto, sul dorso e sulla nuca, chiamate “aigrette”, che mostra durante la stagione riproduttiva. In città si può vedere con una certa facilità lungo le sponde del Tevere, nelle zone più centrali come Ponte Milvio e l’Isola Tiberina e nei laghetti delle ville cittadine, Villa Borghese, Villa Pamphilj o nei grandi parchi dell’Appia Antica e del Litorale Romano. «Sempre più specie di animali selvatici, in particolare uccelli, popolano il territorio di Roma – spiega Alessandro Polinori, presidente Lipu/Birdlife Italia – ma se la biodiversità rappresenta una ricchezza ed un bel segnale per la città, è importante che le persone si comportino in maniera corretta. Ad eccezione dei piccoli passeriformi che è possibile aiutare nel periodo invernale attraverso delle apposite mangiatoie, è importante evitare di somministrare cibo agli animali selvatici. Da un lato per evitare di instaurare un rapporto di dipendenza che possa modificare i normali comportamenti dell’animale, tra cui la naturale diffidenza verso l’uomo, con possibili conseguenze negative sia per loro che per gli esseri umani, dall’altro perché l’errata alimentazione può essere causa di gravi problemi di salute, che potrebbero addirittura portare alla loro morte. Quello che suggeriamo è di osservarli a distanza, con il dovuto rispetto, magari utilizzando un binocolo, ricordandoci sempre di tenere i cani al guinzaglio».