Il Messaggero, 25 gennaio 2025
Le verità nascoste su JFK
Il presidente americano Donald Trump ha ordinato alle agenzie di sicurezza di pubblicare tutti i documenti del governo sugli omicidi di John F. Kennedy, di suo fratello Robert e di Martin Luther King. Lo aveva già fatto nel 2017 relativamente alla sola uccisione del presidente Kennedy, ma Cia e Fbi avevano opposto ragioni di sicurezza sui testimoni e rivelato molto poco. John Kennedy fu ucciso il 22 novembre 1963 a Dallas nel Texas e oggi nessuno al mondo crede più che a sparargli sia stato un unico killer, Lee Harvey Oswald. Non sono i soliti cospirazionisti a pensare che le istituzioni americane nascondano ancora qualche inconfessabile segreto. Decine di inchieste, di indagini private, di testimonianze, di accertamenti svolti da procuratori coraggiosi, narrati in film come JFK di Oliver Stone, hanno mostrato le evidenti prove che quel giorno le cose non sono andate come descritto nel corposo volume redatto dalla Commissione Warren, impegnata a sostenere la tesi che un solo individuo, vicino all’Unione Sovietica, avesse compiuto il delitto. Con il passare degli anni è venuta meno la cieca fiducia che la popolazione aveva sulle istituzioni americane, considerate all’epoca incapaci di mentire. IL SOSIASi è scoperto, grazie anche agli appunti del capo dell’Fbi, Edgar Hoover, che la persona che si era presentata alle ambasciate sovietiche dicendo di chiamarsi Oswald non era lui, ma un sosia. I suoi compagni nel corpo dei Marines non lo consideravano un ottimo tiratore come sostenuto dalla Commissione Warren: difficilmente avrebbe potuto sparare con grande precisione tre colpi in 5-8 secondi dal Mannlicher-Carcano 6,5 mm che possedeva, un fucile italiano progettato nel 1891 al quale era stato sommariamente applicato un mirino telescopico. Prove condotte a Terni nella fabbrica del modello hanno richiesto 19 secondi per tre colpi. C’erano sicuramente altri cecchini, uno appostato davanti all’auto di Kennedy. Dalla sua arma è partito il proiettile che ha ucciso il presidente colpendolo alla testa, come sembra accertato dal filmato in 8 mm di Abraham Zapruder. Altri filmati girati da persone che assistevano al corteo sono stati sequestrati dall’Fbi e sono spariti. La Commissione Warren stabilì che solo tre colpi erano stati esplosi quel giorno, tutti provenienti dal deposito di libri sulla Dealey Plaza nel quale si trovava Oswald. Uno dei proiettili, secondo la ricostruzione, colpì Kennedy alla nuca, gli uscì dalla gola e colpì il governatore Connally alla schiena, uscì dal suo petto e gli perforò il polso destro, conficcandosi infine nella coscia sinistra. Un percorso a zig-zag totalmente impossibile. Il giudice Warren dispose inoltre che a indagare e a interrogare fossero le stesse Cia e Fbi, che avrebbero dovuto essere inquisite per non avere garantito la sicurezza del presidente e forse per avere avuto un ruolo nel complotto. Oswald fu ucciso il 24 novembre da Jack Ruby, gestore di un locale notturno frequentato da mafiosi e poliziotti, e il caso fu chiuso. Ma chi potrebbe avere voluto la morte di Kennedy? Le ipotesi sono decine: la mafia ce l’aveva con lui e con il fratello Robert, ministro della Giustizia. Fidel Castro voleva rispondere al fallito sbarco alla Baia dei Porci. Krusciov all’umiliazione nella crisi dei missili a Cuba. I costruttori di armi temevano un disarmo e il ritiro dal Vietnam. Lyndon Johnson voleva diventare subito presidente.Cinque anni dopo, il 5 giugno 1968, anche Robert Kennedy, sicuro candidato alla Casa Bianca, fu ucciso all’Ambassador Hotel di Los Angeles. Venne arrestato Sirhan Sirhan, che si trovava davanti a lui e aveva un revolver da 8 colpi. Ne furono però sparati 13 e quello mortale lo raggiunse da distanza ravvicinata, dietro all’orecchio destro. Martin Luther King, il predicatore del «I have a dream» era stato assassinato due mesi prima a Memphis, sul terrazzo del Lorraine Motel. Anche qui un solo colpevole, James Earl Ray. Coretta, la moglie di King, ha sempre sostenuto che Ray fosse innocente e che il marito fosse stato vittima di un complotto del Fbi.