Corriere della Sera, 25 gennaio 2025
Riapre a Trieste (restaurata) la libreria di Umberto Saba
«Chi me l’avrebbe detto il giorno che subito dopo l’allora – ultima – guerra, vidi per la prima volta e dall’esterno, passando di là per caso, il nero antro funesto? (…) Ricordo anche di aver pensato, fra me e me: Che orrore se il destino mi obbligasse a passare là dentro il resto della mia vita! Cinque giorni dopo, e sempre per caso, avevo comprato la Libreria». Un presagio? Forse. Sta di fatto che proprio in quel «nero antro funesto» di via San Nicolò 30/b a Trieste, nel 1919 il poeta Umberto Saba, che scrisse queste parole come introduzione a uno dei suoi cataloghi di vendita (il numero 111), avviò la sua Libreria Antiquaria, rilevandola dall’editore Giuseppe Mayländer.
Ora lo spazio riapre al pubblico dopo un accurato restauro filologico durato dieci mesi, volto a restituirne il fascino originale: martedì 28 gennaio, alle 18, si terrà l’inaugurazione ufficiale. La data è simbolica, poiché coincide con l’anniversario della scomparsa, avvenuta un anno fa, di Mario Cerne, cui seguì la chiusura definitiva. Era stato infatti quest’ultimo ad aver ereditato l’attività dal padre Carlo, fedele collaboratore di Saba, che gli aveva affidato progressivamente l’amministrazione della libreria.
Il progetto è stato reso possibile grazie a una campagna di crowdfunding e alla fondamentale attività della Comunità Ebraica, proprietaria dei muri. «Il supporto economico – spiega l’avvocato Paolo Volli, membro del consiglio con delega al patrimonio immobiliare – è arrivato anche da fondazioni, tra cui Casali e Beneficentia Stiftung, e imprenditori locali. Inoltre 52 volontari ci hanno aiutato a svuotare e ricollocare i circa 26-28 mila volumi in 850 scatoloni».
L’«antro oscuro»
Il poeta avviò la sua attività antiquaria nel 1919. L’anno scorso la chiusura, poi i lavori
Il restauro ha interessato ogni aspetto della libreria, dal pavimento, che era pericolante, agli impianti fino alla carta da parati in stile Liberty. «Abbiamo ricreato l’atmosfera del famoso antro oscuro anche grazie all’illuminazione», spiega l’architetto Aulo Guagnini, progettista e direttore dei lavori. «Lo spazio è stato reinterpretato come uno studio d’artista, seguendo il vincolo della Soprintendenza».
In questo luogo storico, dove permane un genius loci unico e irripetibile, Saba lavorava instancabilmente tra gli scaffali e scriveva le sue poesie, rifiutando spesso i clienti sgraditi. Qui saranno in vendita i circa 30 mila libri, «che spaziano dall’arte alla saggistica – spiega Massimo Battista, libraio incaricato della gestione dalla moglie e dalla figlia di Mario Cerne – oltre a una selezione di autori locali contemporanei e della letteratura italiana del Novecento».
Tra i tesori custoditi in questo «tempio», dove si incontrarono, tra gli altri, Italo Svevo, Giani Stuparich e un giovanissimo Gillo Dorfles, ci saranno le prime edizioni delle raccolte poetiche di Saba (del valore tra i 300 e 3 mila euro). E il fondo Sabiano, composto da 800 testi con indicazioni manoscritte del poeta.
La libreria sarà anche un museo, mantenendo per esempio il tavolo da lavoro e la macchina da scrivere di Saba e opere e documenti ritrovati durante il restauro come i registri contabili degli anni Trenta. Il poeta triestino, che ebbe successo pure come libraio, annotava i dati con precisione maniacale: «Scriveva il prezzo con un codice segreto in lettere – spiega Battista – che gli permetteva di modificarlo all’occasione». E, quale sorpresa, il giorno dell’inaugurazione verranno svelati degli «oggetti poetici», alias souvenir, firmati da Viviana Amendola e Paolo Prossen.