Corriere della Sera, 25 gennaio 2025
L’effetto Donald Trump sta avendo due contraccolpi paralleli nel governo
L’effetto Donald Trump sta avendo due contraccolpi paralleli nel governo. Il primo è il tentativo affannoso della Lega di recuperare terreno sul «sorpasso» in corsa che ha compiuto Giorgia Meloni rispetto a Matteo Salvini come sponda del nuovo presidente Usa. Far riemergere gli esponenti più antieuropeisti e no vax del Carroccio, chiedendo che l’Italia imiti la decisione trumpiana di uscire dall’Organizzazione mondiale della sanità, è solo il primo passo. C’è da aspettarsi una subalternità costante a qualunque cosa dica la Casa Bianca: anche se sulla pace dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina i tempi si stanno dilatando, e la posizione «pacifista» salviniana deve adeguarsi. D’altronde, sul piano istituzionale non ci può essere competizione con Palazzo Chigi. L’unico modo per rivendicare un ruolo è dunque sui cosiddetti «contenuti». Per quanto riguarda Palazzo Chigi, invece, il contraccolpo è europeo, e a doppio taglio. Anche l’inglese Financial Times accredita Meloni come «pontiera» tra Usa e Ue. Ma è una lettura gratificante quanto scivolosa. Ripropone la questione dell’equilibrio tra essere membri dell’Unione e alleati della Nato e dunque dell’America. Rimanda alla presenza solitaria della premier all’insediamento di Trump a Washington, e agli avvertimenti neppure velati che arrivano all’Europa. Soprattutto, evoca lo spettro di una Casa Bianca decisa a trattare con i singoli Stati, e non con le istituzioni Ue, blandendoli con la prospettiva di buoni affari. È per questo che l’Italia di Meloni può ritrovarsi sospettata dagli alleati europei: in bilico tra una posizione di oggettivo vantaggio rispetto alle altre nazioni, e quella di diffidata come potenziale portavoce del trumpismo. Probabilmente, in questo atteggiamento si indovinano anche la sorpresa e il disappunto di Paesi come Germania e Francia, la prima come potenza economica dell’Europa, la seconda come potenza anche nucleare: entrambe in un momento di transizione, se non di crisi. La Germania, in particolare, che è in campagna elettorale, si prepara a una sorta di asse antirusso a tre con Francia e Polonia. Gli avvertimenti a restare uniti, a «parlare con una sola voce», però, arrivano soprattutto da Bruxelles. «L’Europa è certamente più forte quando agisce assieme», ha ribadito il commissario per l’Economia, Valdis Dombrovskis. E certo non attenuano i sospetti verso l’Italia la presunta influenza di Elon Musk e del fratello Kimbal, ieri a Palazzo Chigi. Eppure, quello che gli avversari descrivono come protagonismo della premier potrebbe tornare utile a una Commissione Ue tesa a capire quali saranno le mosse di Trump. Il terreno di gioco è cambiato, e l’Italia può aiutare a decifrarlo