la Repubblica, 24 gennaio 2025
La Ue sta cercando di risolvere la questione delle multe alle case automobilistiche
A Bruxelles si sta cercando una soluzione rapida al problema delle multe miliardarie che da quest’anno colpiranno le case automobilistiche che non rispettano le quote di vendite dei veicoli elettrici. All’interno della Commissione, spiegano al World economic forum di Davos persone a conoscenza delle discussioni in corso, c’è la consapevolezza che sarebbe un autogol penalizzare in questo momento un settore che sta vivendo una crisi strutturale. E che non si possa aspettare i tempi lunghi del Dialogo strategico sull’automotive lanciato dalla presidente Ursula von der Leyen, perché l’incertezza congelerebbe per mesi gli investimenti. Il problema, però, tutt’altro che facile da risolvere, è trovare una formula che sia tecnicamente e politicamente accettabile, viste le diverse sensibilità dentro la Commissione, nei governi, e soprattutto dentro il Parlamento.
L’aspetto tecnico e quello politico sono strettamente intrecciati. La norma che impone e quantifica le multe è infatti di primo livello. Significa che in teoria tutte le modifiche che finora sono state ipotizzate, come un rinvio delle sanzioni o un ricalcolo dei parametri per ammorbidirle, richiederebbe il doppio via libera dei governi e dell’europarlamento, dove la questione rischierebbe di spaccare la maggioranza che sostiene von der Leyen. E di allungare i tempi. Per evitarlo la Commissione dovrebbe agire direttamente con un atto di secondo livello, ed è su questa ipotesi che da qualche giorno stanno lavorando gli uffici legislativi di Bruxelles. Bypassare le altre istituzioni creerebbe comunque deimal di pancia, quindi la formula deve essere a prova di ricorsi.
Anche se il verdetto tecnico fosse positivo, però, uno scoglio politico resterebbe. All’interno della Commissione, infatti, le sensibilità sono diverse, tutte rappresentate a Davos. Tra le Alpi svizzere è arrivato il centrista francese Stéphane Séjourné, vicepresidente dell’esecutivo Ue e titolare del portafoglio dell’Industria, che gestisce in prima battura il dossier delle multe ed è più sensibile alle ragioni delle aziende. C’è il commissario al Clima, l’olandese Wopke Hoekstra. E c’è la socialista spagnola Teresa Ribera, vicepresidente e commissaria per la Transizione, che difende con energia gli obiettivi del Green Deal: sono proprio quelli a dare certezza agli investitori, ha detto ieri alFinancial Times, aggiungendo però che sulle multe è aperta alla flessibilità e c’è un dialogo in corso con le società per ottenere impegni alternativi sugli investimenti verdi. Ha anche aggiunto che intende proporre un meccanismo di incentivi comunitari per chi acquista auto elettriche.
Ma a Davos c’è soprattutto Ursula von der Leyen, a cui spetterà l’ultima parola sulla possibilità che la Commissione imbocchi la corsia di accelerazione e agisca da sola. La presidente ha diviso il dossier sul Clean industrial deal fra i tre commissari presenti anche per assicurarsi di tenerne saldamente in mano il pallino. La prossima settimana presenterà la Bussola per la competitività, il piano che dovrebbe indicare una direzione per il rilancio industriale dell’Europa. Allo stesso tempo, von der Leyen ha ripetuto più volte che il Green Deal e i suoi obiettivi di decarbonizzazione rimangono un pilastro e non si toccano, tanto più adesso che Trump si è ritirato dagli accordi di Parigi. E che il dossier si può usare in chiave geopolitica. Ieri a Davos la politica tedesca ha presentato un Forum globale per la transizione assieme al direttore dell’agenzia per l’Energia, Fatih Birol, dicendo che «non stiamo andando abbastanza veloce». La revisione delle multe va fatta senza dare l’impressione che l’Europa sia disposta a smontare uno dopo l’altro i suoi target. E ovviamente limitando al minimo le frizioni. «Cinquanta e 50», dice il manager di una grande casa europea, quando gli si chiede quanto sia probabile un rinvio