la Repubblica, 24 gennaio 2025
Guido Grimaldi dalle Grandi Navi al trionfo come fantino ad Abu Dhabi
«Il primo a essere incredulo sono io. Non capisco se sia un sogno o realtà, ma ci sono le foto quindi deve essere successo per davvero». Guido Grimaldi, quarantuno anni, domenica 19 gennaio, ha vinto il gran premio di Coppa del mondo ad Abu Dhabi. Una notizia sensazionale, perché Grimaldi nella vita non è un cavaliere professionista, ma guida uno dei più grandi gruppi di trasporto navale (alzi la mano chi non è mai salito su un traghetto che porta il nome della sua famiglia), ed è membro di una decina di consigli di amministrazione. Grimaldi, nipote del fondatore dell’azienda, con l’impresa compiuta negli Emirati è entrato nella storia dell’equitazione: è la prima volta che un gran premio di Coppa del Mondo di questo livello viene vinto da un cavaliere non professionista, ungentleman rider.«Vede, io sono direttore commerciale corporate del gruppo e passo normalmente la giornata in riunione oppure al telefono a parlare dell’azienda, di porti – racconta divertito – ma da quando sono tornato a Napoli lunedì mi chiamano tutti solo per parlare di equitazione! La cosa mi fa sorridere e mi riempie di orgoglio». I cavalli, oltre alle navi, fanno parte del Dna della famiglia: il padre di Guido, Emanuele, ancora monta e ha fatto parte in passato della squadra italiana di saltoostacoli, anche il fratello Eugenio – pur facendo un altro mestiere – è ancora nella nazionale italiana. «È stato mio papà a mettermi in sella a cinque anni. È lui che ha trasmesso questa passione a me e a mio fratello». Il figlio, stesso nome del nonno, a undici anni è risultato al secondo posto tra gli under 13 italiani. «Quello che ripeto sempre a Emanuele è che bisogna sempre rimanereumilie determinati. Bisognasaper vincere con umiltà e perdere con dignità, questa è la lezione che spero di avergli trasmesso». Ma torniamo a domenica, nell’arena dell’Al Shira’a International Horse Show. «Vuole la verità? Io mi battevo contro campioni olimpici, fior di professionisti. Gente che sta in sella dieci ore al giorno, mentre io ormai monto praticamen- te soltanto in gara o nei week end. Cosa voglio dire? Che questa vittoria nasce dal cuore, non dalla tecnica. Dal non aver mollato mai, anche a livello di te- sta. Ci ho creduto, for- tissimamente. E ci ha creduto anche mia moglie Fabia, a cui ho dedicato la vittoria, perché mentre io, dopo la prima manche, mi sarei magari pure accontentato, lei mi ha spronato a vincere ancora. Così sono entrato in campo nel secondo giro con questo martello in testa: devo vincere, devo vincere, devo vincere. E così è stato».In questa storia incredibile, gliunderdog in realtà sono due. Perché si potrebbe pensare che uno come Grimaldi, un armatore a cui certo non mancano le risorse, sisia “comprato” la vittoria in campo grazie a un supercampione da milioni di dollari. Sbagliato. Il cavallo protagonista di questa favola è Gentleman, un baio olandese di undici anni, nato e cresciuto… in Sicilia. «Me lo ha venduto un amico, certo che ha fatto gare ma solo in Italia e comunque mai di questo livello». Possibile? «È così, in cima al mondo c’è finito un binomio composto da un cavaliere napoletano e da un cavallo siciliano», ride Grimaldi. Il quale ci tiene a precisare che il “miracolo” è avvenuto anche grazie al team che lo supporta, dal groomThomas alla segretaria della squadra Martina, fino al trainer brasiliano Luis Felipe, che prepara il cavallo per conto del proprietario. Per poi ringraziare il presidente della Fise, la Federazione italiana sport equestri, Marco Di Paola, «che mi ha spronato e spesso anche sgridato perché dovevo allenarmi di più».Battere il gotha mondiale dell’equitazione «è stato emozionante – conclude Grimaldi – ma ancora più emozionante è stato sentire che il pubblico ha cominciato a tifare per me, l’italiano sconosciuto. Alla fine erano tutti in piedi e la frase che ho sentito di più, anche mentre mi mettevano al collo la medaglia d’oro, è stata questa:you deserved it,te lo sei meritato».