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 2025  gennaio 24 Venerdì calendario

Il palazzinaro che volle farsi re

Fuori tutto. Via una quota del grattacielo Chrysler, a Manhattan, prezzo da definire, già passato di mano due volte – l’ultima per circa 300 milioni – e il magnifico Hotel Bauer, sul Canal Grande di Venezia, nella cantina di un intenditore le sei bottiglie di Château Batailley Pauillac 2005 Grand Cru, battute all’asta per 2.265 euro.Fuori tutto e dentro lui, René Benko, arrestato proprio ieri, che di quelle assortite e impressionanti ricchezze – tra i beni all’asta anche il set da toilette in similbronzo, 1.557 euro – si proclamava creatore e signore indiscusso. Salvo poi crollare fragorosamente assieme al gruppo Signa, il suo impero di mattoni e carta – soprattutto carta, pare – lasciando sotto le macerie finanziarie le ambizioni di ricchi investitori e i bilanci delle banche fino al giorno prima generosissime con lui.Canoni classici per questoself-made man classe 1977 da Innsbruck, dove l’Austria si affaccia su Italia e Svizzera: natali non blasonati – mamma insegnante d’asilo, padre impiegato comunale – studi presto interrotti, precoce spirito d’iniziativa con la ristrutturazione di qualche sottotetto e poi l’irresistibile ascesa del palazzinaro che volle farsi re e ci riuscì pure.Merito, raccontano le biografie, anche dell’incontro con Karl Kovarik, erede di una rete di distributori di benzina. I soldi del socio, l’intraprendenza sua, Benko apre la Immofina nel 2000, a soli 23 anni, e subito sul sito slogan che dovrebbero mettere in guardia ogni investitore: “Potete guadagnare senza fare nulla”, “Diventare ricchi non è stato mai così noioso”. Ma i venti spirano a suo favore. Specie dopo la crisi finanziaria del 2008, la politica di tassi di interesse bassissimi aiuta l’imprenditore che compra a debito e spinge le economie europee, Germania in testa. È un susseguirsi di affari: compra e poi vende la sede della Borsa tedesca, edifica alcuni dei più grandi edifici della Germania, acquista i grandi magazzini berlinesi KaDeWe e poi addirittura, con un socio, Selfridges a Londra.La Signa cresce a dismisura e si diversifica. Ma l’immobiliare rimane il centro di questo gruppo che all’apice della sua gloria sostiene di avere in portafoglio beni per 27 miliardi di euro, mentre il patrimonio personale del fondatore sfiora i 6 miliardi.I soci fanno la fila: ci sono Robert Peugeot dell’omonima famiglia e il costruttore tedesco Hans Peter Haselsteiner, la dinastia del cioccolato Lindt; arrivano dal Golfo i fondi sovrani. Denaro, relazioni e qualche inciampo. Nel 2012 Benko è condannato per corruzione: ha promesso 150 mila euro al primo ministro croato dell’epoca, Ivo Sanader perché interceda a suo favore con l’allora premier Silvio Berlusconi su un problema fiscale in Italia. Già, l’Italia. Bolzano e il Lago di Garda sono terra di conquista. Nel capoluogo Benko lancia dieci anni fa il WaltherPark, residenze e centro commerciale nei giardini della stazione. Molte le polemiche, ma il progetto dovrebbe concludersi a metà anno. Sbarca anche a Sirmione, dove la principesca Villa Ansaldi è affittata da una sua società a un’altra sua società per 20 mila euro al mese.Poi, poco più di un anno fa, la doccia gelata. A fine 2023 i creditori scoprono che Signa Development, il principale braccio immobiliare, è in bancarotta. Dove sono finiti i soldi? Una fitta nebbia avvolge i conti del gruppo e soprattutto le frequenti operazioni tra le società della galassia Sigma. Non si parla di un pugno di sigle, ma di mille e passa entità diverse: l’amministratore giudiziario Christof Stapf spiega che per riprodurre la struttura del gruppo ha dovuto stamparla su 46 fogli formato A3. I creditori assaltano gli attivi del gruppo, a Vienna una grande asta vende in 6 mila lotti gli arredi del quartier generale, zerbini compresi.Ora l’arresto e i sospetti: nello stesso periodo in cui i soldi sparivano dai conti della Signa, altri soldi (o gli stessi), circa 300 milioni, arrivavano in quelli di due controllate della Fondazione Laura, i cui beneficiari sono ufficialmente sconosciuti, ma che per gli inquirenti rappresenta la cassaforte di Benko e della sua famiglia. Lui, la moglie, la madre e la figlia Laura.