L’Adige, 24 gennaio 2025
Fugatti pensa al proprio futuro
Il futuro politico del presidente leghista della Provincia, Maurizio Fugatti, e di conseguenza anche quello della sua vice Francesca Gerosa (FdI), sta condizionando il dibattito nel centrodestra trentino, dove con questo orizzonte si continua a parlare di modifica della legge elettorale provinciale. Sull’esigenza di consentire il terzo mandato per il presidente (oggi il limite è due) si è già aperto il confronto. Ma legato a questo c’è anche il tema di come mettere mano a quella norma provinciale, che sta rovinando il piano B al governatore, e per la quale se Fugatti decidesse nel 2027 di dimettersi per candidarsi alle elezioni politiche (a maggio o a settembre, comunque a più di un anno dalla fine del mandato), si dovrebbe sciogliere il consiglio provinciale e tornare ad elezioni. Con il problema ulteriore che poi nell’ottobre 2028, quindi a meno di un anno di distanza, si dovrebbe votare di nuovo, perché lo Statuto di autonomia prevede il riallineamento con le elezioni del consiglio provinciale di Bolzano. E poiché la legge dice che non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della Provincia chi sia stato eletto nelle due precedenti consultazioni e abbia esercitato le funzioni per almeno 48 mesi, è chiaro che se, ad esempio, Gerosa venisse eletta presidente nel 2027 e poi anche nel 2028 al massimo potrebbe restare presidente per sei anni, visto che non è possibile fare il terzo mandato. Questo cortocircuito tra Lega e FdI sul terzo mandato, sta impegnando le energie del centrodestra alla ricerca di una soluzione.Il professore Francesco Palermo, costituzionalista altoatesino, spiega chiaramente la ratio della norma che prevede il ritorno al voto se il presidente della Provincia si dimette oltre un anno prima della scadenza naturale del mandato e perché si rischierebbe, se Fugatti si dimettesse davvero, di tornare a votare due volte in una anno. «La ragione di questa norma – sottolinea Palermo – è il quadro unitario dello Statuto fra Trento e Bolzano e la non rimovibilità del presidente per garantire la stabilità di governo. Il presidente che si dimette più di un anno prima della fine del mandato danneggia la stabilità della Provincia. Il presidente della Provincia eletto direttamente deve fare il presidente e non cambiare la legge per contingenza politica». Non la pensa così il capogruppo provinciale della Lega, Mirko Bisesti, secondo il quale invece la legge non è scritta bene: «La legge elettorale provinciale con le regole del gioco presenta delle imperfezioni e una stortura come la possibilità che ci si ritrovi a votare due volte in un anno, anche se non penso che si porrà questa situazione. E si può correggerla». Bisesti ricorda di aver pronto un disegno di legge per il terzo mandato e dice: «La maggioranza ne parlerà la settimana prossima, cercheremo di tenere insieme tutte le sensibilità». Anche secondo Alessandro Urzì, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, a questa legge serve «un aggiustamento». Ma FdI, che resta contraria ai tre mandati, propone invece un conteggio diverso dei mandati: «Non basta solo essere eletti due volte consecutive, ma che i due mandati abbiano avuto ciascuno almeno una durata di mezza legislatura più un giorno». Insomma, due anni e mezzo non uno per non potersi ricandidare». Per risolvere il “problema”, invece, del ritorno al voto due volte in un anno, Urzì propone di assimilare le dimissioni ai casi di impedimento permanente o morte del presidente dopo 36 mesi di legislatura quando il Consiglio non si scioglie ma può eleggere al suo interno un nuovo presidente. Per il capogruppo del Pd, Alessio Manica: «La legge non può essere irresponsabile. L’irresponsabilità è nelle persone. La presidenza della Provincia è una posizione di enorme importanza per la comunità Trentina e quindi la legge ha codificato anche i limiti di un esercizio transitorio di quella funzione, anche in considerazione del mandato diretto che ha il presidente con la legge elettorale. Ora le previsioni normative cozzano con le pianificazioni, se va bene di partito se va male personali, e subito sì corre a sostenere che la norma è scritta male che va corretta, a pensare di modificarla. La soluzione è molto più semplice basta non mettere in Trentino in quelle condizioni».