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 2025  gennaio 23 Giovedì calendario

Su Quo vadis?

Quo vadis?” di Mervyn Le Roy con Robert Taylor, Deborah Kerr, Peter Ustinov, Marina Berti. In un primo tempo, nella versione del 1949, il cast era Elizabeth Taylor e Gregory Peck. John Huston doveva dirigere il film, ma non si trovò col copione. Clark Gable non accettò il ruolo perché si sentiva ridicolo nel costume di scena. Si pensò anche a Orson Welles, Marlene Dietrich e Charles Laughton. Venne girato con un budget di oltre 7 milioni di dollari. Ne guadagna 30 solo alla sua uscita. In Italia si parlò però di 5 miliardi di lire. quo vadis? 6
 
Il settimanale “Epoca”, già l’11 novembre del 1950, titola la sua copertina, con foto di scena di Deborah Kerr e Robert Taylor, “Quo Vadis, Bob?”. Ma è molto più interessante l’informatissimo articolo di Domenico Meccoli, “To Make Money?”, dedicato al film e alle produzioni straniere a Roma. Meccoli racconta che il contratto tra la Metro Goldwym Mayer e Cinecittà venne siglato il 16 marzo 1949. “Ci avete preso per la camicia”, sembra che avesse detto Henry Henigson, amministratore della MGM al Commendator Marconi, vice-presidente di Cinecittà.  Gli americani si impegnavano a pagare 540.000 lire al giorno per il periodo di preparazione e 1.200.000 lire al giorno per il periodo delle riprese.
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 “Con una spesa di quasi 5 miliardi, Quo Vadis? è stato il film più impegnativo che si sia stato mai prodotto in Italia. Circa 10.000 erano gli iscritti nelle liste delle comparse, ma quando è venuto il gran giorno, la prima delle scene di massa, la più imponente, quella del trionfo di Vinicio con sfilata davanti al Palazzo di Nerone, ne erano stati chiamati solo 4.000, oltre a 700 generici. V’erano 338 fanti, 36 vessilliferi, 510 uomini, 290 donne di medio ceto, 1530 e 783 di ceto inferiore. 30 ragazzi erano stati destinati a portare acqua agli assetati, ma il loro numero, insufficiente, fu causa di malumore”.
 
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Fra le migliaia di generici e comparse, compaiono anche Carlo Pedersoli futuro Bud Spencer, nel ruolo di una guardia dell’Imperatore e una giovanissima Sophia Loren. Ma anche tanti altri. Meccoli parla anche di Elizabeth Taylor che, “in viaggio di nozze a Roma, ha fatto sportivamente una breve apparizione come schiava”. Sono solo due gli attori italiani, Marina Berti e Alfredo Varelli, che parlano correttamente inglese, però.
 
In pratica, però, tutti questi miliardi che il popolo romano si aspetta da Hollywood tardano a arrivare. E qualcuno se la prende. Come le organizzazioni sindacali, che protestano perché gli americani non rispettano gli impegni che si erano assunti per l’utilizzazione di elementi tecnici e artistici italiani e perché bloccando Cinecittà per tanti mesi, si destinano i film di produzione nazionale a studi meno capienti. Candidato a otto Oscar non ne vince nessuno.