Corriere della Sera, 23 gennaio 2025
L’Iraq e il mercato dei trapianti
Quanto tempo sprecato a vedere, a leggere se il gesto di Elon Musk fosse un saluto romano, cioè fascista o post-fascista, o il gesto scomposto di un signore autistico!
Poi, ti capita di vedere un documentario che racconta come il 23% degli iracheni viva in assoluta povertà e centinaia di loro siano disposti a vendere un rene o altri organi sul mercato nero: «Il fattore umano. Vite a perdere» di Nancy Porsia e Mario Poeta (Rai3).
Qui c’è poco da interpretare. Basta sentire le interviste ai disperati costretti alla mutilazione, ai medici che eseguono gli interventi, ai funzionari che sostengono che la pratica è vietata. È il fiorente mercato nero degli organi! Secondo quanto riportato dalla Global Financial Integrity, fondazione non-profit con sede a Washington, circa il 10 per cento di tutti i trapianti che si praticano ogni anno è illegale.
Gli ultimi dati del Global Observatory on Donation and Transplantation parlano di 139.024 trapianti eseguiti in tutto il mondo nel 2017: oltre 13 mila quelli illegali che fruttano alle organizzazioni criminali internazionali fino a 1,7 miliardi di dollari all’anno. Il mercato illegale è talmente preoccupante da aver spinto il ministero dell’Interno iracheno a formare un’unità speciale per concentrarsi su questo tipo di crimini, con esisti modesti.
Quanto costa un rene? All’ammalato circa 30.000 euro, mentre il compenso per il donatore si aggira sui 5/6.000 euro. In Medio-oriente e nell’Africa settentrionale, specie in Algeria, esistono organizzazioni mafiose che programmano viaggi in Iraq per alimentare il mercato nero dei trapianti.
Con voce accorata, la scrittrice irachena Inaam Kachachi parla di questa piaga del suo Paese; vive a Parigi, ha svolto ricerche sulla condizione della donna in Iraq e ha raccontato le storie degli iracheni costretti ad emigrare. Dopo la caduta di Hussein, nel 2003, il nuovo regime ha prima eliminato gli intellettuali, poi le minoranze, infine si è accanito sulle donne.
Gran parte dei 40 milioni di abitanti vive in povertà nonostante la ricchezza petrolifera non sia mai mancata al Paese.