Avvenire, 23 gennaio 2025
Trump lancia il piano Stargate
Il nome evoca volutamente un film degli anni Novanta, Stargate. Al centro c’era la ricerca e la scoperta di una «porta delle stelle» capace di mettere in comunicazione istantanea parti lontanissime dell’universo.
Possederla significava dominare il presente, capire il passato e piegare il futuro. A ben vedere, niente di così diverso del progetto omonimo lanciato ora da Donald Trump e incentrato sull’intelligenza artificiale. Una pioggia di 500 miliardi di dollari in quattro anni per una mega impresa gestita da Softbank, Oracle e OpenAI.
L’infrastruttura AI che nascerà con Stargate, ha dichiarato Trump, «garantirà la leadership americana nell’intelligenza artificiale». Diventare leader dell’IA per l’America non è solo una questione economica e nemmeno solo una sfida con la Cina per guidare il settore (l’Europa al momento appare piuttosto lontana nella competizione). Riuscire a diventare leader dell’intelligenza artificiale nel mondo porterà, infatti, chiunque arriverà a quel traguardo ad avere una marcia in più verso tutti gli altri. E in particolare su due aspetti.
I l primo, come ha spiegato Matteo Flora, è che detenere l’IA «permette di analizzare vasti insiemi di dati per identificare tendenze e preferenze del pubblico, creando poi contenuti su misura per specifici segmenti di audience». È quella che viene chiamata narrative supremacy, cioè la supremazia narrativa. La capacità (non nuova ma potenziata dall’intelligenza artificiale e dai sistemi digitali) di diffondere velocemente non la verità ma la propria verità, così da spingere soprattutto gli incerti e i confusi ad abbracciarla prima che arrivino smentite o contro narrazioni. Il secondo innegabile vantaggio che dà il possedere le più potenti intelligenze artificiali è potere contare su sistemi in grado di moltiplicare le capacità analitiche e predittive di un Paese su ogni aspetto. Come se per l’America lavorassero non solo le migliori menti di oggi, ma tutte le migliori menti mai esistite. Provo a spiegarmi meglio, con un piccolo esempio. Alla Johns Hopkins University, considerata la migliore università di ricerca del mondo soprattutto in campo medico, hanno da poco addestrato un robot facendogli studiare i video con centinaia di interventi eseguiti in tutto il mondo da chirurghi eccellenti, così che imparasse non solo da uno ma da tutti, diventando il migliore chirurgo in assoluto. Ecco: possedere l’IA più potente significa anche questo: avere a disposizione i migliori in assoluto. Col risultato di avere analisi e previsioni uniche e di grandissimo valore, capaci di dare a chi le possiede un vantaggio enorme. Visto che Stargate è anche il nome di un film, permettetemi di immaginare una scena che starebbe bene al cinema. Trump non solo riesce a far decollare il progetto Stargate, ma quella Usa diventa davvero la più forte intelligenza artificiale del mondo. Così geniale da dare vita a soluzioni e analisi inedite e sorprendenti. Che hanno però un enorme problema: smontano ogni idea espressa da Trump. Sull’immigrazione, sul clima, sull’inquinamento. Su tutto. Perché alla IA non interessano i preconcetti e nemmeno far felici gli elettori a colpi di slogan. Alla macchina super intelligente interessa fare bene il suo lavoro, e se le viene chiesto come risolvere grandi problemi, prima analizza miliardi di miliardi di dati e poi risponde. L’ho anticipato: sembra la scena di un film. E probabilmente non la vedremo mai. Ma è bello credere che le macchine super intelligenti serviranno anche a questo: ad allargare il nostro modo di pensare e analizzare la realtà, trasformandoci, ognuno per la propria sensibilità e le proprie capacità, in super chirurghi in grado tutti insieme di guarire il mondo