La Stampa, 23 gennaio 2025
L’Europa è diventata una vecchietta
Europa, la ragazza dai grandi occhi, che con la sua grazia catturò il cuore di Zeus, il Dio dell’universo, s’è ormai fatta una donna un po’ su con gli anni. Onusta di fascino e antica bellezza, di sapienza e saggezza soprattutto, e io credo abbia ragione Veronica De Romanis, che qui ieri ha scritto della capacità europea di venirne sempre fuori, di trovare la soluzione quando i guai si fanno seri: la crisi finanziaria, poi quella pandemica, quella energetica. Nuove idee e nuovi strumenti fanno dell’Unione qualcosa di diverso oggi da ieri, e vedremo se sapienza e saggezza daranno il consiglio giusto anche per i dazi di Donald Trump. Però Europa non è più una ragazza, è una donna su con gli anni, onusta di saggezza eccetera, e sembra sempre strabiliare in mezzo agli schiamazzi dei giovinastri. Sembra una pensionata che non riesca a dormire la notte per il vociare in strada. Uno che invade l’Ucraina, l’altro che vuole andare su Marte, il terzo e il quarto che si disputano la Palestina, il quinto che spara razzi a casaccio, e poi quello che vuole la Groenlandia e quello che vuole Taiwan, per lasciar perdere i milioni di ragazzi immigrati, che vengono a bere e a ballare proprio qua sotto. Allora Europa si mette alla finestra, dice cose di buon senso, cerca di placare la torma di matti e, siccome non ne ricava nulla, minaccia anche di scendere e di rifilare due ceffoni a quegli screanzati. Ma poi non scende, non ne ha la forza né l’ardire – dove vado alla mia età, si dice – e torna a letto sperando di prendere sonno. Ecco qual è il problema di noi europei: che il mondo ci impedisce di godere d’una serena vecchiaia