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 2025  gennaio 23 Giovedì calendario

Il Comune di Milano trova uno spazio al Leoncavallo

Dopo una riunione presieduta dal prefetto Claudio Sgaraglia, alla quale ha partecipato anche l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, il Comune di Milano ha individuato un fabbricato per il trasferimento del Leoncavallo fra Porto di Mare e Chiaravalle, in un capannone di proprietà di Palazzo Marino, in via San Dionigi. Un fabbricato che però dovrà essere oggetto di bonifica per la presenza di amianto e la cui scelta è allo stato di ipotesi. 
La ricerca di una soluzione alla questione del centro sociale di via Watteau (lo sgombero è stato rinviato 130 volte in una ventina d’anni) è tornata d’attualità dopo la sentenza della Seconda sezione del Tribunale civile di Milano che ha condannato il Viminale a risarcire 3 milioni alla società «L’Orologio srl» del gruppo Cabassi, proprietario dell’immobile a Greco. Il ministero dell’Interno a sua volta (il 9 dicembre) ha inviato all’Associazione delle mamme del Leoncavallo una raccomandata in cui il Viminale in sostanza dice che, se dovrà pagare questa somma alla proprietà, si rifarà sull’associazione stessa. 
In questo scenario, appresa la notizia del possibile trasferimento, il centrodestra si è schierato compatto contro il compromesso: «In questi giorni si sta diffondendo la voce secondo cui la giunta Sala stia pensando di dare uno nuovo spazio al Leoncavallo», dicono in una nota Alessandro Verri, capogruppo della Lega in Consiglio comunale,e ed Emanuela Bossi, consigliera di Municipio 4. «Abbiamo presentato un’interrogazione in Consiglio comunale per far chiarezza sulla vicenda; se fosse confermata faremo di tutto per contrastarla». 
Interviene nel dibattito anche il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato: «L’idea di destinare al Leoncavallo un’area a Porto di Mare fu bocciata in Consiglio Comunale (amministrazione Pisapia) nel 2015. Siamo pronti a dare battaglia nelle opportune sedi ricordando che una delibera di giunta prevedeva lo scambio di aree fra Comune di Milano e famiglia Cabassi dove, al primo, sarebbe andato l’attuale stabile di via Watteau mentre ai secondi spettava una palazzina in via Trivulzio e l’ex scuola di via Zama». Per Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale della Lega «dare uno schiaffo in faccia ai cittadini onesti e ai commercianti regolari, è l’ennesimo scempio targato Pd». 
Marco Bestetti, consigliere FdI in Regione Lombardia è altrettanto critico: «L’ipotesi di trasferire il Leoncavallo in un immobile comunale, sanando di fatto decenni di abusivismo e illegalità, è irricevibile. E questo vale anche, e forse soprattutto, qualora venisse promossa una finta manifestazione d’interesse, “cucita” su misura per il centro sociale, ottenendo una sanatoria nascosta sotto una fasulla procedura ad evidenza pubblica». Per Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza «la sinistra milanese ci riprova, è da 15 anni che lo scrive sui programmi elettorali, sostenendo che regolarizzare il centro sociale Leoncavallo è una priorità».