Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  gennaio 22 Mercoledì calendario

Risarcimenti dal Comune per i rumori in strada

È la rivincita della quiete sulla “malamovida”. Che magari abiti a ridosso dei Navigli di Milano o nel Trastevere romano oppure ancora nel centro di una qualsiasi media cittadina italiana e, d’accordo, in una certa misura l’hai messo in conto quando hai comprato casa, però poi provaci te, a svegliarti tutte le notti alle due per gli schiamazzi, le urla, la musica ad alto volume che trapassa anche i doppi vetri. Nei fine settimana è invivibile. Se c’è qualche evento organizzato fai meglio a inventarti un paio di giorni di vacanza fuori porta. Se con te abita un anziano, è un disastro. Bari, Palermo, Cassino, Vigevano, Marina di Carrara, Varese, Isernia, Trani e Viareggio: il diritto a far festa, allo svago (sacrosanto); ma anche quello a passare in pace le ore notturne, a non essere disturbato da chi può divertirsi quanto gli pare però sempre nel rispetto di chi gli sta attorno. È la legge che lo garantisce. Ci sono norme, regolamenti locali che lo ribadiscono. Ci sono, adesso, pure le sentenze che lo mettono nero su bianco e addossano al Comune la responsabilità degli (eventuali) risarcimenti.
Napoli. Forse non è il primissimo pronunciamento in questo senso di un tribunale (nello specifico la decima sezione civile di quello partenopeo), ma è sicuramente «una sentenza storica in materia di inquinamento acustico». Piazza Vincenzo Bellini, centro storico sulla linea della metropolitana. Una decina di residenti sul piede di guerra, da mesi, da anni, esasperati perché suonano i tamburi a tutte le ore, e poi i bonghi e poi vai a capire quale altro strumento musicale che in sé non fa del male a nessuno, anzi è pure piacevole, ma se te lo senti martellare nei timpani a notte fonda è un altro paio di maniche.
Non ce la fanno più, questi dieci napoletani che non abitano un solo palazzo ma sono sparsi nelle vie limitrofe e che, invece, subiscono lo stesso bailamme di ragazzi in festa e cagnara e frastuono gratis et amore dei. Quindi fanno l’unica cosa che possono: dopo essersi lamentati coi vigili urbani, si armano di fonometro, danno mandato a un avvocato (il legale Gennaro Esposito) e intentano causa al Comune allora amministrato da Luigi De Magistris (è il 2018).
Non che c’entri lui direttamente, De Magistris, e men che meno il suo successore, il piddino Gaetano Manfredi, questo è chiaro a chiunque: ma il Comune è l’istituzione più vicina al cittadino, ed è anche quella che dovrebbe controllare siano sempre rispettati i limiti (e invece lì le registrazioni parlano chiaro: sia di giorno che di notte vanno oltre, raggiungono livelli più alti). Il risultato è una decisione di condanna del tribunale e un risarcimento che vale 33 mila euro a testa per i ricorrenti (e quindi un esborso complessivo per le casse del Municipio di 230 mila euro [ma se i querelanti sono 10? mah, ndc]: son mica bruscolini).
«Si riconosce finalmente il grave danno alla salute subito dai residenti», spiega Esposito, «ci auguriamo che il Comune si attivi tempestivamente per tutelare non solo i diritti dei dieci cittadini che hanno avuto il coraggio di intraprendere questa battaglia legale, ma di tutti quelli che vivono questo gravissimo disagio».
Palazzo San Giacomo deve «far cessare le immissioni di rumore», lo scrive il dispositivo dei giudici, e deve «adottare le cautele idonee a riportare le immissioni entro la soglia della normale tollerabilità anche mediante l’interdizione dell’uso di strumenti musicali amplificati e ogni altra attrezzatura utilizzata senza previa autorizzazione, nonché mediante la predisposizione di un servizio di vigilanza con l’impiego di agenti comunali o l’installazione di strutture fonoassorbenti o fonoriflettenti». Un concetto elementare: i furbetti ci sono sempre, i maleducati pure, e non è colpa del Comune se improvvisano concerti laddove non potrebbero, però è responsabilità dell’amministrazione locale il controllo e l’effettiva applicazione delle regole che esistono a riguardo. Altrimenti scatta l’indennizzo.
La Corte di Cassazione, a luglio del 2024, ed è solo l’ultima decisione presa in questa direzione dirimendo processi però quasi sempre avanzati nel nord Italia, ha ribadito un concetto simile in un caso sollevato in una cittadina ligure e ha sottolineato come il Comune sia sempre responsabile delle sue aree pubbliche e, quindi, dei rumori che da esse provengono. A Brescia, pochi mesi fa, 120 famiglie che abitano nel quartiere del Carmine, ossia in pieno centro, hanno inviato una richiesta di risarcimento via pec al proprio Municipio.