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 2025  gennaio 22 Mercoledì calendario

Intervista a Valeria Bruni Tedeschi

Con se stessa non è mai stata indulgente. Anzi, con un piacere rarissimo tra le sue colleghe, si è sempre messa in mostra senza pietà. Prendendo in giro se stessa, le sue manie, le sue insicurezze. Per questo oggi, in una mattinata di sole parigino, capelli corti, t-shirt, braccia nude, Valeria Bruni Tedeschi (ospite dei Rendez-vous di Unifrance), la sua confessione è una notizia: «Stranamente, con l’età, sto iniziando a sentirmi un po’ più gioiosa che in passato. Fino ai 50 continuavo ad avvertire un gran dolore, adesso, invece, con gli anni che passano, comincio ad assaporare molto di più il gusto della libertà, ed è una sensazione bellissima». Il compleanno tondo risale allo scorso novembre (60), ma si capisce subito che Bruni Tedeschi ha appena trovato la sua ricetta di felicità.Vuol dire che non teme l’avvicinarsi della terza età?«Guardarmi allo specchio non mi piace per niente, cerco di evitarlo e vado avanti vivendo e basta, non mi sento vecchia, anzi, mi sento molto più libera di dieci anni fa».Accettarsi non è facile, e lei lo ha sempre raccontato nei suoi film. Pensa di aver raggiunto questo obiettivo?«Cerco sempre di accettare me stessa per come sono, ma è difficile, perché spesso non mi sento felice di quello che sto facendo, della gente che ho intorno, delle cose che non ho, cerco di rigettare questo atteggiamento, fare del mio meglio, mettermi in discussione e, allo stesso tempo, accettare il modo in cui sono. È difficile. Arrabbiarsi è semplice, ma ascoltare davvero gli altri e accogliere le critiche non lo è affatto».Ha messo in scena le sue origini familiari, facendo anche recitare sua madre. Com’è il vostro rapporto?«Spesso mi è capitato di sentirmi madre di mia madre. Ma la ragione per cui l’ho voluta nei miei film è nel fatto che la considero una grande attrice, bellissima, autentica, molto divertente. E poi io amo filmare chi amo. Come diceva Truffaut “fare film è il pretesto per filmare la gente che ti piace". Mi ritrovo molto in questa frase».Con sua sorella Carla, invece, come è andata?«Mia sorella non vuole assolutamente che io la diriga. Gliel’ho chiesto varie volte, ma niente, non vuole. Ha lavorato con Woody Allen, ed era bellissima, ma con me mai. Forse perché, durante l’infanzia, le ho sempre dato ordini, sono stata talmente severa e cattiva che non ha più voluto mettersi in situazioni simili».Cosa le ha fatto?«Fino ai 12 anni l’ho praticamente torturata. Se mi chiedeva di stare con me e i miei amici le dicevo di sì, a patto che restasse almeno a venti metri di distanza da noi, e per tutto il giorno continuavo a ripeterglielo. A scuola quando si studiava matematica e si facevano le addizioni, la maestra faceva una domanda e se lei rispondeva bene cominciavo a prenderla in giro chiamandola “Cespuglioni”, che era il nome di una delle sue tante bambole, con i capelli rossi. Da allora Carla ha deciso di non ricevere mai più un ordine che venisse da me. Per me, Carla è stata un po’ una figlia, e io una madre molto intransigente».In che senso?«Faccio un esempio. Per due o tre anni, le notti di Natale, in cui restavamo sveglie in attesa dei regali, le facevo lezioni di sesso. Ogni anno mi spingevo un po’ più oltre. Le spiegavo come nascono i bambini, come si dava un bacio… tutto questo mentre aspettavamo Babbo Natale. Era un po’ come se le facessi un racconto a puntate».Come vede il matrimonio di Carla con l’ex-presidente Sarkozy?«È una lunga storia, per parlarne adesso ci vorrebbe tempo. Posso dire che nei confronti di Sarkozy provo un grande affetto e penso che loro due si amino molto».Ha adottato due figli. Che tipo di madre è?«Molto imperfetta. Ma da qualche parte ho letto, con gran piacere, che i genitori non devono essere perfetti, quindi va bene così. Sono molto grata ai miei due figli stupendi, carismatici, simpatici, pieni di charme. Non posso ancora credere di avere avuto questa fortuna, compresi i problemi che l’essere madre comporta».Per esempio?«Ho una figlia adolescente, l’altra notte non riusciva a prendere sonno, sono andata da lei, le ho chiesto cosa la tenesse sveglia, continuava a non rispondere, allora le ho detto che sarei tornata nel mio letto. Alla fine mi ha spiegato di sentirsi fuori dalla realtà, e di avvertire un gran senso di vuoto. L’ho trovata una cosa talmente interessante, purtroppo non avevo le parole per aiutarla, ma sono rimasta colpita dal fatto che provasse dei sentimenti così profondi rispetto all’esistenza. Ho deciso che la prossima notte tornerò a dormire con lei, per continuare la conversazione. E mi sono sentita così stupida».Nel film di Carine Tardieu L’attachement (in uscita in Italia dopo l’anteprima a Venezia), lei è una libraia femminista senza figli che scopre il senso materno. Si può essere madri in modi diversi?«Si, assolutamente. Ci sono mille modi di essere tutto. Essere madri significa prendersi cura degli altri, io lo sono con certi amici, con i miei amori e con i miei ex-amori, non solo con i miei figli».A proposito di ex-amori, lei e Louis Garrel vi siete lasciati, ma avete continuato ad avere rapporti di lavoro, senza problemi.«Credo nei rapporti al di fuori di ogni convenzione, è molto gioioso avere legami diversi con le persone, soprattutto non sopporto l’abitudine di mettere etichette alle relazioni. Certe volte, siccome me lo chiedono, mi è successo di dover dare un nome alla relazione che avevo con qualcuno, ma per me queste definizioni non hanno senso».