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 2025  gennaio 22 Mercoledì calendario

La coda per l’appuntamento all’immigrazione di Torino

«Com’è andata la notte? Neanche gli animali vengono trattati così». Giedi dorme da tre giorni sotto la pioggia incessante, in coda davanti all’Ufficio immigrazione della Questura di Torino. Ha tentato di chiudere occhio seduto per terra, sotto un tendone di plastica che ha montato per ripararsi dall’acqua insieme con le persone in fila come lui. «Ma non sono riuscito a dormire – dice – Faceva troppo freddo».Giedi ha 35 anni, viene dall’Albania. Vive a Torino da due anni, fa il giardiniere. Si è messo in coda sul marciapiede tra corso Brescia e corso Verona, nella periferia Nord della città, sabato pomeriggio per rinnovare il permesso di soggiorno di sua moglie e sua figlia Emily. «Ci ho già provato sei volte. Per essere qua non vado a lavoro e quindi non mi paga nessuno». Emily ha cinque anni. Arriva dal papà saltellando quando sono quasi le 11 del mattino. Più di una sera è stata in fila anche lei, per fargli compagnia. Quando arriva e lo vede stanco, appoggiato con la testa al muro, con i vestiti ancora bagnati e in mezzo alla spazzatura di chi ha passato le notti qui, prova a strappargli un sorriso: «Pa’ ciao! Hai visto che ho le treccine?». La piccola riesce nel suo intento. Anche se dura un attimo. «Sono venuto in Italia per lei – si fa serio Giedi – Per dare a mia figlia una vita migliore. Se avessi saputo che sarebbe stato così, sarei rimasto nel mio Paese». Giedi è solo una delle centinaia di stranieri che quasi ogni giorno a Torino si mettono in fila per il permesso di soggiorno o per integrare la documentazione già presentata. L’Ufficio Immigrazione della Questura è l’unico posto dove possono farlo. E per poter anche solo prenotare un appuntamento apre le porte il martedì e il giovedì, dalle 14 alle 17. «Non c’è modo di farlo online – dice Uyoussef Mahmoud, 22 anni – Devi venire qui e fare la fila». E così ha fatto anche lui. Ha un foglietto in mano che indica quando sarà il suo turno, l’hanno creato i primi della coda. Uyoussef ha il 24. «Forse è la mia ultima notte qui – commenta – Fanno entrare fino a 40 persone al giorno, dovrei farcela». E se non entri? «Dormirò in strada fino a giovedì».Chi si è già prenotato si presenta la mattina e fa un’altra coda, più scorrevole, al di là di una transenna. La fila più lunga è proprio quella per prendere solo l’appuntamento. Tra chi aspetta c’è chi accende un fuoco, chi porta da mangiare, chi delle coperte. Ci sono studenti, famiglie, conoscenti che si aiutano a vicenda. Alcuni di loro hanno perso il lavoro, altri hanno preso ferie per poter stare lì. Oltre al freddo e alle scarse condizioni igienico-sanitarie, vige l’autogestione della coda. E crea non pochi dissapori. «Mia figlia dorme qui da tre notti – racconta Vilma – Stamattina un gruppo le è passato davanti, è scoppiato litigio e le hanno rubato il posto. L’assenza di un’organizzazione fa diventare le persone aggressive». Quando è sera in corso Brescia arrivano la Protezione civile attivata dal Comune e la Croce Rossa a portare bevande calde. C’è anche qualche residente a dare un aiuto. E si domanda: «Come siamo arrivati a questo punto?».Innanzitutto i numeri. A Torino arrivano da tante zone d’Italia per richiedere il permesso di soggiorno perché le procedure sono più veloci che altrove. E la conferma arriva dai dati: nel 2024 l’ufficio di corso Verona ha accolto 70 mila domande, rispetto alle 58 mila dell’anno prima. Le richieste aumentano. Ed è un’affluenza troppo alta per 12 sportelli. Una soluzione per smaltire la fila potrebbe essere il sistema di prenotazione online del ministero dell’Interno “Prenota facile”, che è in sperimentazione in altre città e che la questura di Torino avrebbe richiesto.Poi c’è il problema della struttura: nel 2022 è stata dichiarata parzialmente inagibile. E quindi le persone non possono più essere accolte all’interno di corso Verona, ma devono aspettare fuori. Al caldo d’estate e al gelo dell’inverno.La questura, pochi giorni fa, ha annunciato una riorganizzazione per risolvere alla radice l’emergenza delle code: da febbraio reindirizzerà parte delle pratiche presso altre due sedi e proverà anche a potenziare i carichi di lavoro dell’ufficio di corso Verona. «Una soluzione più strutturata – assicurano – sarà disponibile entro il prossimo autunno».