Corriere della Sera, 22 gennaio 2025
Vongole portoghesi contro i granchi blu
Dicono che l’obiettivo è preservare la vongola verace, l’equilibro ambientale, la biodiversità. Certo, ma in cima alle priorità ci sono il lavoro e i guadagni di tremila pescatori e quelle 400 licenze alle quali una parte di loro ha già rinunciato, essendo venuta a mancare la materia prima. Tutta colpa del granchio blu, il killer delle lagune del Nord e del loro prezioso mollusco che è stato per un trentennio l’oro di un popolo.
Quello dei vongolari, molti dei quali si sono visti costretti a dire addio alla pesca per cercarsi un nuovo impiego, diventando agricoltori, magazzinieri, baristi, tassisti...
L’emergenza ha spinto Confcooperative Fedagripesca a pensare una soluzione sorprendente: comprare vongole di piccole dimensioni dal Portogallo, dove vengono raccolte in banchi naturali dalle parti di Lisbona, per immergerle nelle acque italiane basse e salmastre del Delta del Po e più in generale delle aree adriatiche fra terra e mare di Emilia-romagna e Veneto dove l’indesiderato crostaceo di colore blu in pochi anni ha fatto razzia di vongole, ostriche e cozze.
«Il granchio ha demolito un’economia che era seconda al mondo per fatturato e aveva trovato il suo equilibrio con l’ambiente. Per sperare di ripopolare il letto del Delta, a Scardovari, a Goro, a Pila, dove gli allevamenti davano il 90% della ricchezza, abbiamo pensato al Portogallo perché lì le vongole proliferano e si trovano le gemelle delle nostre – spiega Paolo Tiozzo, pescatore e vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca —. Non vediamo altre soluzioni. Il problema è che in Italia non c’è più il seme perché il granchio si è mangiato tutto e quindi non esiste riproduzione».
Va detto che al momento il Portogallo è solo un progetto in via di definizione. L’idea è quella di importare massicci quantitativi di molluschi di piccole dimensioni, dopo aver bonificato e recintato le aree di allevamento, per crescerli nelle nuove acque in modo che dopo sei mesi assorbano le caratteristiche dell’ambiente e diventino di fatto autoctone.
«Servirebbero 10 mila quintali solo per iniziare», ha stimato Paolo Mancin del Consorzio Pescatori Scardovari. Ci sono stati contatti con le autorità portoghesi ed è stato coinvolto il ministero dell’agricoltura italiano.
«Bisogna arrivare ad accordi bilaterali che deroghino al divieto di pescare la vongole piccole, sotto la taglia minima, e il tutto deve essere governato da biologi marini per misurare l’impatto sull’ambiente e sulla produzione. E poi la Commissione pesca dell’europa deve autorizzare l’operazione», ha precisato Tiozzo. Percorso, dunque, ancora lungo e irto di ostacoli. Nel frattempo il governo ha convocato per oggi una riunione delle parti interessate, alla presenza dei ministri dell’agricoltura e dell’ambiente, Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin, e del commissario straordinario per l’emergenza granchio blu Enrico Caterino. Oggetto: presentare il piano di intervento.
Chi ha già cambiato lavoro, come Luigino Marchesini, storico vongolaro ed ex presidente del Consorzio Scardovari, che ora fa l’agricoltore, ci spera ancora: «Sicuramente il Portogallo è un’opportunità, anche se difficilmente sarà come prima. Può essere però una ripartenza. Bisognerebbe che madre natura desse il suo contributo riportando il granchio blu ai numeri di quattro anni fa».
Se la vongola tornerà ad abitare la Sacca di Scardovari lui non ci penserà due volte: «Lascio i campi e riprendo in barca, mi manca troppo».