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 2025  gennaio 22 Mercoledì calendario

Di Pietro è d’accordo con la separazione delle carriere

Antonio Di Pietro, simbolo di Mani Pulite, lei è favorevole alla separazione delle carriere tra giudici e pm.
«Sì non è una dipietrata, io lo dico tenendo ben presente gli articoli 104 e 111 della Costituzione. La separazione delle carriere è solo la naturale conseguenza dell’art 111, una conseguenza di buon senso».
Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale. Questo dice l’articolo 111...
«Io c’ero! Quindi lo dico a ragion veduta. Prevedere che l’accusa e il giudice siano della stessa famiglia è un controsenso. Le carriere unite significa che giudice e pm fanno parte della stessa squadra, dello stesso ceppo. Ma così come in una partita di calcio l’arbitro e il giocatore non possono far parte della stessa squadra, anche nel nostro sistema processuale giudici e pm non dovrebbero percorrere la medesima carriera».
Chi critica la riforma, però, teme un indebolimento della figura del pm.
«È una fake news. Fino a prova contraria la riforma non modifica l’articolo 104 della Costituzione, secondo cui sia l’autorità giudicante sia l’autorità requirente sono totalmente indipendenti da ogni altro potere dello Stato. Anzi secondo me il pm avrà più poteri di prima. E comunque non è questione di riforma: la sudditanza al potere politico dipende solo dall’animus del giudice o del pm».
L’anm però è sulle barricate.
«Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, anziché uscirsene dall’aula con la Costituzione in mano, li inviterei piuttosto a rileggersela meglio, la Costituzione. Quel giorno ci sarà il capo dello Stato, ci saranno esponenti del governo, rappresentanti del Parlamento: che si chiamino Giovanni, Maria, Franco o Michele sono istituzioni e girar loro le spalle è un’offesa. Avete visto Trump? Ne diceva di tutti i colori su Biden, che era seduto proprio accanto a lui. Ma Biden non s’è mosso, poteva alzarsi invece è rimasto lì. Perché Trump era il presidente, l’istituzione.
Lo so, se dico queste cose magari rimarrò isolato, come agli inizi del ’90, quando fuori dalla mia porta sul corridoio del Tribunale di Milano misi il cartello “qui non si sciopera”. Il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, mi mandò un biglietto di ringraziamento. Perché scioperare? Ci sono le commissioni parlamentari di giustizia, c’è il Csm, ci si può confrontare. L’ordine giudiziario è un potere dello Stato, sei già indipendente, contro chi scioperi? Quando da pm criticavo il decreto Biondi io andai davanti alle telecamere a dirlo. Ma non ho fatto mai sciopero né picchetti. Per questo non mi sono mai iscritto all’anm».
Davvero?
«Fin quando parliamo di un’associazione culturale, scientifica, allora il suo ruolo è apprezzabile per la competenza, le capacità al suo interno. Ma se assume un ruolo politico, come sta assumendo o ha già assunto, perfino con le sue correnti – destra, sinistra, centro, indipendenti – allora da organismo di cultura e di sapienza si trasforma in una Terza Camera della Repubblica, però senza contrappesi. Io non mi sono iscritto perché non volevo essere identificato, appartenere a questa o quella parte».
Lei ha anche detto, a proposito della riforma, che demonizzarla solo perché piaceva a Berlusconi è una forzatura ideologica.
«Io trovo inaccettabile il principio che, siccome l’ha detto una persona verso la quale si può legittimamente non avere né fiducia né stima, il provvedimento va demonizzato. Allo stesso modo, però, devo dire che mi è costato molto dover mantenere le mie posizioni a favore della separazione delle carriere quando qualcuno ha intestato la riforma a Berlusconi!».
Il centrodestra...
«Sì, l’ho trovata una grave interferenza nei procedimenti parlamentari, un’appropriazione indebita, mi ha amareggiato. Chi mette il cappello sopra a un’esigenza reale del Paese compie una grave interferenza. Che vuol dire che l’aveva detto Berlusconi? L’aveva detto pure Giovanni Falcone».
Anche Licio Gelli nel suo Piano di Rinascita era per la separazione delle carriere.
«Se c’è un delinquente che dice qualcosa di condivisibile mica puoi tagliargli la lingua perché è un delinquente».