Corriere della Sera, 21 gennaio 2025
Il mistero degli appunti di Darwin rubati
Se Charles Darwin ha gettato una luce sui misteri dell’evoluzione, ha mancato di evolversi il mistero della scomparsa dei suoi quaderni dalla biblioteca dell’università di Cambridge: perché ancora non si sa a chi appartenga la mano che il 9 marzo del 2022 ha restituito i preziosi scritti, sottratti 22 anni prima, accompagnandoli con un beffardo biglietto redatto a macchina che diceva «Buona Pasqua, X».
E non ci poteva essere regalo migliore per la bibliotecaria di Cambridge, Jessica Gardner, che si trovò davanti alla porta dell’ufficio quella borsa da shopping di colore rosa elettrico con dentro una ordinaria busta marrone: una volta aperta, la bibliotecaria si rese subito conto che quelli dovevano essere i quaderni scomparsi di Darwin, avvolti in un nastro di plastica. Dopo aver informato la polizia, i curatori della biblioteca di Cambridge dovettero aspettare cinque giorni per avere il permesso di aprire i manoscritti: equipaggiati con guanti blu di lattice, gli esperti sfogliarono i quaderni pagina per pagina, confrontandoli con le copie digitalizzate in loro possesso: non c’era dubbio, si trattava dei manoscritti autentici, che apparivano in ottime condizioni, intatti e senza pagine mancanti. E soprattutto era ancora al suo posto la pagina 36, dove compare il primo schizzo dell’«Albero della vita» con la scritta «I think», io penso: composta nell’estate del 1837, l’illustrazione è la prima manifestazione della teoria di Darwin secondo cui specie diverse possono avere un antenato comune.
L’ultima volta che i quaderni di Darwin erano stati visti era nel settembre del 2000, quando vennero rimossi dalla stanza che custodisce i libri più rari e preziosi per essere fotografati: ma fu solo quattro mesi dopo che ci si accorse che non erano stati rimessi al loro posto. Venticinque anni fa, prima dell’introduzione di telecamere e codici di accesso, la biblioteca di Cambridge era particolarmente vulnerabile: ma, in un primo momento, si pensò semplicemente che i quaderni fossero finiti da qualche altra parte, in mezzo ai milioni di libri, manoscritti e altri oggetti custoditi nella biblioteca dell’università. E così fu solo anni dopo che Jessica Gardner decise di lanciare una vera e propria ricerca, la più ampia mai intrapresa nella storia di Cambridge: la conclusione fu sconvolgente, perché risultò evidente che i manoscritti erano stati effettivamente rubati.
Non solo venne informata la polizia inglese, ma i quaderni vennero anche aggiunti al database dell’Interpol che traccia il traffico globale di oggetti culturali. Nel novembre del 2020, in coincidenza con la Giornata dell’Evoluzione, che celebra la pubblicazione de «L’origine delle specie», l’opera più importante di Darwin, la bibliotecaria lanciò un appello pubblico per chiedere aiuto a ritrovare i quaderni. E chissà che non abbia toccato le corde dei misteriosi ladri, visto che quindici mesi dopo apparve sulla sua porta la fatidica borsa rosa.
Resta il mistero non solo sull’identità dei ladri, ma anche sulle loro motivazioni: quei manoscritti valgono milioni, ma è impossibile piazzarli sul mercato, vista la loro notorietà. Ovviamente c’è il mercato nero, ma allora perché la restituzione? E cosa se ne sono fatti per 22 anni? Domande che finora non hanno trovato risposta.
Ma quello dei quaderni di Darwin non è il solo furto di libri antichi venuto agli onori delle cronache negli ultimi anni: fra il 2022 e il 2023 decine di edizioni rare e antiche dei capolavori della letteratura russa dell’Ottocento, incluso un manoscritto di Pushkin, sono scomparsi dalle biblioteche di tutta Europa, dalla Francia alla Germania, dalla Polonia alla Finlandia.
Si è trattato di una operazione su vasta scala messa in atto da professionisti: e nell’aprile dell’anno scorso è stata arrestata una banda di georgiani, che probabilmente agiva su ordine di committenti russi: complessivamente avevano sottratto 170 libri per un valore di decine di milioni di euro. Ma sono considerazioni venali: dietro tutte queste azioni, c’è in fondo la venerazione per la cultura.