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 2025  gennaio 21 Martedì calendario

L’Agenda di Trump

Il dossier migranti è quello che gli sta più a cuore e sul quale non può fare grandi passi indietro perché è il tasto per il quale il suo elettorato mostra di avere più sensibilità. Di qui lo spazio dedicato nel discorso di insediamento e gli ordini esecutivi di ieri. Ma nell’agenda di Trump ci sono anche altre priorità.
I daziTrump ha promesso dazi al 10 o 20% su tutto ciò che entra in America (anche dall’Europa), al 60% sulle importazioni dalla Cina e al 25% su Messico e Canada (i mercati più integrati con quello statunitense) e sostiene che non ci saranno effetti sui prezzi portando come prova l’esperienza del suo primo mandato quando non ci fu alcuno choc inflazionistico. Ma allora i dazi furono limitati come entità e concentrati soprattutto su settori considerati strategici (acciaio, alluminio) e, in un’economia che faticava a uscire dalla Grande recessione, i rischi di fiammate dei prezzi erano limitati. Oggi l’economia è in espansione sostenuta e i balzelli minacciati sono enormi. Ma lo stato d’animo generale resta ottimista: sono in molti a pensare che Trump, che non manca di sensibilità economica, doserà gli interventi tanto in materia di dazi quanto nelle espulsioni, in modo da minimizzare i rischi di instabilità. È probabile che l’indiscrezione pubblicata qualche giorno fa – i tecnici studiano dazi limitati a pochi settori strategici dell’economia proprio per evitare di rendere ancor più costosa la spesa degli americani – siano, in realtà, fondati.
Tasse giù, debito suGli ottimisti sperano che i danni procurati all’economia da dazi ed espulsioni di lavoratori stranieri, se ce ne saranno, vengano più che compensati dagli effetti espansivi della manovra di Trump in materia di tributi e di regole. Lo stimolo fiscale dovrebbe venire dalla conferma dei massicci sgravi concessi dallo stesso Trump nel suo primo mandato e in scadenza l’anno prossimo e da un’ulteriore riduzione della tassa sulle imprese dall’attuale 21 al 15%. Quanto alla deregulation, con l’eliminazione dei vincoli ambientali sarà più facile per le imprese produrre (e inquinare). Una spinta particolare verrà dal via libera all’estrazione di petrolio e gas anche offshore e in molte aree protette. Nel lungo periodo queste politiche potrebbero creare problemi sempre più gravi di sostenibilità ambientale e di tenuta del sistema finanziario a fronte di un debito pubblico, già ampiamente sopra il 100% del Pil, che potrebbe diventare ingovernabile. Il deficit annuo federale (che in Italia abbiamo contenuto al 3% del reddito nazionale) potrebbe salire nel 2035 al 12% del Pil con un debito federale al 150%.
I tagli alla burocraziaCon il dipartimento dell’Efficienza (Doge) Musk conta di tagliare 2.000 miliardi di dollari di spesa federale, rivoluzionando gli assetti della macchina amministrativa: obiettivo impossibile da raggiungere, visto che l’80% degli esborsi riguardano aree «intoccabili»: pensioni, sanità, difesa, pagamento degli interessi sul debito federale, trasferimenti ai vari Stati dell’Unione. Restano 1.100 miliardi di spese «disponibili», ma anche qui ci sono molte aree nelle quali non è politicamente possibile fare tagli. Musk ha ridimensionato le attese: «Sarebbe già rivoluzionario tagliare mille miliardi».
Più cripto per tuttiC’è, poi, la rivoluzione delle criptovalute. Fin qui tenuto a freno dall’amministrazione Biden nel timore di abusi ed effetti destabilizzanti, il denaro virtuale sembra destinato ad esplodere nell’era Trump che lo ha abbracciato fino a dichiararsi il primo criptopresidente della Storia. E, già che le promuove, perché non beneficiare anche personalmente di queste criptovalute? Ne è stata appena messa sul mercato una col volto di The Donald il cui valore si è moltiplicato in poche ore di molte volte. E ieri è stata emessa quella di Melania.
Da Kiev a RiadL’approccio «America First» alla difesa e alla politica estera include la costruzione di uno scudo missilistico Iron Dome sugli Stati Uniti e l’assicurarsi che il Paese non resti coinvolto in guerre all’estero, ma nelle ultime settimane Trump non ha voluto escludere l’uso della forza militare per conquistare la Groenlandia e riprendere il Canale di Panama.
Nell’esercito il presidente prenderà di mira i programmi che puntano alla diversità e all’inclusione e che la destra ascrive all’ideologia woke. Sull’Ucraina, aveva detto in campagna elettorale che avrebbe risolto il conflitto nell’arco di 24 ore, poi ha parlato di «sei mesi». Da un lato gli ucraini dovrebbero essere convinti a non cercare di riconquistare il 20% del Paese che hanno perduto in cambio di garanzie di sicurezza; dall’altro Putin dovrebbe garantire che non cercherà di invadere di nuovo.
Il presidente ha rivendicato il merito della tregua tra Hamas e Israele, concepita da Biden ma portata a casa con il suo aiuto, e ha annunciato che intende «sfruttare lo slancio di questo cessate il fuoco per espandere gli storici Accordi di Abramo». Ma la normalizzazione di Israele con l’Arabia Saudita richiederà uno Stato palestinese che il premier israeliano Benjamin Netanyahu non ha accettato. Nel frattempo, in Medio Oriente, c’è un Iran indebolito dalla perdita dei suoi «proxy» ma le cui potenzialità nucleari diventano più pericolose; e c’è chi in Israele pensa che sia il momento di attaccare la Repubblica Islamica, confidando nell’appoggio di Trump, almeno da un punto di vista retorico e politico.
Lo slancio con XiTrump ha già detto di voler andare presto in Cina. Aveva invitato Xi Jinping a questo suo secondo insediamento alla Casa Bianca, ma il presidente cinese ha mandato il suo vice; al telefono con Trump, tuttavia, Xi ha già parlato di commercio, fentanyl e TikTok: tutti temi che creano tensione tra i due Paesi. Nella lista degli argomenti citati esplicitamente tuttavia non c’era Taiwan, che resta un focolaio strutturale.
Via l’IstruzioneTrump ha dichiarato di voler «restituire il controllo dell’Istruzione ai singoli Stati». Smantellare il dipartimento dell’Istruzione, che implementa le leggi sui diritti civili, amministra fondi per programmi per bambini di famiglie povere e disabili, controlla le borse di studio federali, è un vecchio obiettivo dei conservatori. Chiuderlo, però, non sarà semplice: richiederebbe una super-maggioranza al Senato che i repubblicani non hanno.
In campagna elettorale Trump ha anche promesso di eliminare la «critical race theory» e «la follia transgender» dalle scuole: un modo sarebbe tagliando i fondi a scuole che promuovono o insegnano questi temi. Inoltre, la nuova amministrazione vuole vietare agli atleti transgender di partecipare agli sport femminili nelle scuole.
Ambiente addioTrump ha promesso di smantellare decine di norme e regole che mirano a ridurre l’inquinamento. «Drill, baby, drill» (trivella, baby, trivella) è un suo vecchio slogan. L’obiettivo è l’espansione delle trivellazioni su terreni federali e approvare nuove esportazioni di gas naturale. Nel suo primo mandato, Trump è uscito dall’Accordo di Parigi sul clima, Biden è rientrato nell’intesa e Trump ne uscirà di nuovo.
Aborto e sanitàLa campagna di Trump ha detto ripetutamente che non firmerà un divieto nazionale all’aborto. Ha detto che abolirà la riforma sanitaria di Obama solo se il suo partito riesce a formulare un sistema che costi di meno e fornisca al contempo servizi migliori. Ha promesso di non tagliare né la Social Security (previdenza sociale) né Medicare (assistenza sanitaria per anziani e persone con disabilità) anche se assicura di ridurre gli «sprechi».