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 2025  gennaio 20 Lunedì calendario

Garibaldi dimezzò il costo della spedizione dei giornali

Anche quando si trattava di affrancare la corrispondenza e non disponevano di appropriati francobolli, i nostri bisnonni non si scoraggiavano.
Prendevano un francobollo di valore superiore e con delle forbici tagliavano la porzione che corrispondeva al costo dell’invio. Diffuse dapprima nello Stato del Papa re, l’uso delle fettuccine postali tra il 1860 e il 1861 si estese in larga parte dell’Italia da poco unificata. Ad essere sforbiciate secondo necessità del momento furono alcune delle produzioni effettuate tra il 1855 e il 1863 a Torino e distribuite in tutto il Paese. Come dimostra la metà destra del 20 centesimi, ridotta in tal modo a 10c, applicata su una lettera da Noto, la capitale del barocco siciliano, il 21 agosto 1861 e diretta a Palermo, che FilSam (live.filsam.com), nell’incanto sammarinese del 24 e 25 gennaio, propone a partire da 25 mila euro. Per il plico da Messina a Spaccafurno del 20 aprile 1859, reso franco mediante l’apposizione di sei esemplari del ½ grano arancio di Sicilia le palette si alzeranno da 20 mila euro.
Appena messo piedi a Napoli Garibaldi dimezzò il costo della spedizione dei giornali. Giacché il provvedimento entrò immediatamente in vigore, si pose il problema di disporre di un apposito francobollo ottenuto scalpellando la lettera «G» di grano rimpiazzandola con la «T» di tornese, la nuova moneta, e adottando come colore l’azzurro Savoia. Nella fretta, alcuni esemplari, come quello applicato sul periodico culturale L’Omnibus del 17 novembre 1860 che entrerà in sala con una dote di 10 mila euro, presentano la doppia incisione.
All’incanto Ghiglione (www.ghiglione.it) dell’1 febbraio si fa notare il progetto, predisposto dall’incisore Lodovico Bigola per una nuova emissione di Umberto I, stimato 14 mila euro. Ma anche due varianti della mancata celebrazione postale, nel 1893, delle nozze d’argento del sovrano con la regina Margherita: 5 mila e 4.500 euro.