la Repubblica, 20 gennaio 2025
Chiude Equalize
Milano – Chiude l’agenzia degli spioni. Per mancanza di spie, visto che sono indagate o ai domiciliari. E per oggettiva carenza di clienti affamati di segreti: difficile fidarsi della banda che per sei anni ha guardato (illegalmente) nelle vite degli altri, definita dai pm di Milano come «un pericolo per la democrazia», al centro di nuove e delicate indagini, visto che gli interrogatori vanno avanti per giornate intere e vengono puntualmente coperti dal segreto. Pure stamattina due dei protagonisti di quella che è ritenuta un’associazione a delinquere saranno davanti ai magistrati. Di Roma, stavolta. L’elenco delle accuse si allunga.Lo chiamavano il «gruppo di via Pattari 6», dal nome della via a due passi dal Duomo. Al quinto piano di un elegante palazzo nasceva il 14 novembre 2018 la Equalize. L’agenzia investigativa guidata dal presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali (indagato) e dall’ex super poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari) che da «Ikea» voleva diventare «boutique»: niente saldi ma un lussuoso quartier generale delle informazioni riservate. Carpite grazie a divise infedeli o con la complicità di una rete di hacker, a partire daun altro pezzo grosso, Samuele “Samu” Calamucci, pure lui finito ai domiciliari. L’agenzia è sotto il controllo di un amministratore giudiziario e va verso la liquidazione: i soci (compreso Pazzali) hanno dato l’assenso, manca l’ufficialità ma è chiaro che la strada è quella.Lo scorso autunno, dall’inchiesta del pm De Tommasi e del collega della Dna Antonio Ardituro, con il capo della procura di Milano Marcello Viola e l’aggiunta Alessandra Dolci, che hanno coordinato il lavoro dei carabinieri di Varese, emerge una ragnatela di spioni e spiati. Da una parte i fabbricanti di dossier, sia per interessi personali (Pazzali), sia su commissione di ricchi committenti (fra cui gruppi industriali e imprenditori). Dall’altra, le vittime dei dossier: da Alex Britti a Marcell Jacobs, dalla famiglia La Russa all’entourage di Letizia Moratti. Sessantotto i nomi che finiscono nella rete degli investigatori.L’accusa principale: un’associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici. Guidata «da soggetti pericolosissimi perché, attraverso le attività di dossieraggio abusivo», con «la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie e informazioni sensibili, riservate e segrete, sono in grado di tenere in pugno cittadini e istituzioni» e «condizionare» dinamiche «imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie», scrive il pm De Tommasi.«Abbiamo la fortuna di avere clienti top in Italia... i nostri clienti importanti... contatti tra i servizi deviati e i servizi segreti seri ce li abbiamo», dice, intercettato, l’hacker Calamucci. Già più volte sentito dai pm così come Gallo, che davanti ai magistrati ha ribadito il suo passato da servitore dello Stato e l’intenzione di collaborare: «Ho sbagliato, ho commesso degli errori, me ne rendo conto». Entrambi difesi dagli avvocati Antonella Augimeri e Paolo Simonetti, stamattina, a Milano, saranno davanti ai pm di Roma. In trasferta. Hanno infatti ricevuto un’elezione di domicilio e una notifica di fissazione d’interrogatorio che elenca alcuni reati per i quali sono indagati: associazione a delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni illegali, corruzione. Un procedimento nuovo, del 2024, forse nato proprio dalle parole che i due indagati hanno detto durante i faccia a faccia con i pm milanesi. L’agenzia degli spioni ha chiuso, l’inchiesta sulle spie sembra a volte solo all’inizio.