il Fatto Quotidiano, 19 gennaio 2025
Caltagirone contro Donnet
Persino per le abitudini della casa, assai lasche nel dividere gli interessi dell’editore da quelli dei suoi giornali, la doppia pagina più editoriale in prima uscita ieri su Messaggero e Mattino (e pure sul Gazzettino) contro l’accordo tra Generali e i francesi di Natixis è senza precedenti: un attacco feroce all’operazione e al management del gruppo assicurativo, impreziosito da una sorta di avviso al governo perché applichi il golden power bloccando il tutto.
(…) L’editore Francesco Gaetano Caltagirone, particolare dimenticato sui suoi giornali, è azionista di Generali (6,9%) e di Mediobanca (7,7%), che a sua volta è il primo socio del Leone col 13,1%: in entrambe le società il costruttore romano è all’opposizione del cda, per così dire, e si muove in accordo con la Delfin degli eredi Del Vecchio, guidata da Francesco Milleri, che ha in pancia il 9,9% delle assicurazioni triestine e il 19,8% di Piazzetta Cuccia.
francesco gaetano caltagirone
Nonostante partecipazioni così rilevanti, lo strano duo non è finora riuscito a prendere il controllo delle società, né a influenzarne il management: i due consigli d’amministrazione sono stati eletti esplicitamente contro Caltagirone e Delfin.
Perché l’editore del Messaggero e Milleri sono così irritati? Perché Generali è vicina a chiudere un accordo (oggi viene esaminato nel comitato Investimenti, domani in cda) coi francesi di Natixis, società che gestisce 1.300 miliardi di asset di proprietà del gruppo Bpce (Banques populaires et des caisses d’epargne): in sostanza Trieste dovrebbe devolvere per almeno 15 anni a un nuovo veicolo misto 650 miliardi di risparmio, l’80% di tutto quello gestito dal Leone.
FRANCESCO MILLERI
Secondo i giornali di Caltagirone la nuova società sarà al 50% dei francesi, al 42% di Generali e per il restante 8% dei taiwanesi di Cathay Life: in sostanza “si vuole mettere tutto nelle mani di un gestore terzo, espressione di interessi prevalenti francesi”, scrive l’ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, “ci rendiamo conto che si mette a rischio la nostra sovranità finanziaria?”.
(…) inedita è la successiva minaccia a mezzo stampa all’ad francese Philippe Donnet e all’intero cda (peraltro in scadenza): “La fretta è quanto meno sospetta, ma è evidente che una simile decisione, che incide sull’oggetto sociale, può essere presa solo a maggioranza qualificata in sede di assemblea straordinaria dei soci”. Ove non accadesse, “è evidente che (i consiglieri, ndr) ne risponderanno coi propri patrimoni”. Insomma, Caltagirone gli farà causa e ritiene di avere un paradossale precedente a favore nella sentenza che, su una contestazione simile, ha dato però torto a Vivendi contro il management di Tim per la vendita della rete.
(…)
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE
Non che l’editore-costruttore-finanziere si aspettasse un cedimento di Donnet. In realtà il Caltagiornale sembra parlare soprattutto al governo: “L’operazione, riguardando attività assicurative, in base alla normativa dovrà essere sottoposta al governo per le valutazioni del caso”.
Qualcuno non ha capito? “Un accordo di questo genere potrebbe minare la sovranità finanziaria del Paese, con ripercussioni sulla stabilità del sistema, su cui vigilano le Autorità e il golden power”, tanto più che “le Generali sono anche un importante sottoscrittore del debito pubblico italiano”, anche se “la quota di Btp detenuta dalla compagnia triestina” (37 miliardi) “è stata praticamente dimezzata” negli ultimi tre anni... Come si vede, un caldo invito al duo Meloni&Giorgetti a bloccare l’accordo tra il maggiore assicuratore italiano e Natixis.
NATIXIS
È il primo atto della guerra di primavera per il controllo di Generali: a questo punto un appeasement tra il cda e Caltagirone-Delfin è fuori questione e probabilmente Mediobanca presenterà una sua lista pro-Donnet contro quella dei suoi due più grandi azionisti.