Libero, 19 gennaio 2025
Siamo i più blasfemi d’Europa?
Bei tempi quando sui tram, nei bar, sulle pareti dei negozi e dei pubblici esercizi apparivano cartelli con su scritto: «La persona educata non bestemmia e non sputa per terra». Fino al 1999, bestemmiare era reato. Da allora è considerato un illecito amministrativo punibile con un’ammenda da ridere. Oggi abbandonarsi alle invocazioni sacrileghe le più variopinte è diventato insieme una moda e un intercalare. Tirar giù tutti i santi dal calendario, insomma, non sembrerebbe più prerogativa esclusiva di boscaioli asiaghesi, scaricatori di porto e bettolieri.
Addirittura, pare che nell’arte dell’imprecazione noialtri italiani, in Europa, si occupi il gradino più alto del podio. Di ciò si dice convinto Luciano Lincetto, un battagliero giornalista e un intrepido scrittore che non nasconde la sua profonda fede cattolica, ma anzi ha il coraggio (impresa disperata) di promuoverla, difenderla e di cercare di trasmetterla alle nuove generazioni. Secondo Lincetto e l’osservazione spassionata di chiunque, le persone che bestemmiano sono aumentate in Italia e si sono unite a questa mala abitudine anche le donne e i giovani per non dire nulla dei bambini che, ovviamente, ripetono quel che sentono a casa e in strada.
Lincetto da tempo ha ingaggiato, al modo di un cavaliere solitario e poco ascoltato, una personale lotta senza quartiere alla bestemmia che egli, non a torto, considera una piaga, un peccato e – come lui stesso la definisce – una «vergogna d’Italia». In uno smilzo ma efficacissimo opuscolo, che ha già varie edizioni alle spalle (Aepc Editore, pagine 40, euro
Sia santificato il Tuo Nome. Enciclica di un laico sulla bestemmia e la complicità del silenzio, 3,50), egli chiama alla riscossa tutti gli uomini di buona volontà affinché la nostra gente «perda una buona volta la triste nomea di essere il popolo più bestemmiatore d’Europa e forse del mondo».
È da dire che, per vincere una simile crociata che è soprattutto di prassi linguistica e pedagogia sociale, occorrerebbe l’aiuto concreto dei media. Peccato che sul morbo blasfemo, «i giornali non parlino quasi mai» – lamenta l’autore – e perfino «i predicatori non ne accennano» più nella loro attività di evangelizzazione e formazione dei fedeli. Anzi, negli ultimi decenni, «sono stati addirittura chiusi alcuni centri che svolgevano attività contro la bestemmia».
La più parte dei preti insomma sembrerebbe inclinare verso il laissez faire, atteggiamento figlio di una mediocre apologetica al ribasso, esplosa nel post Concilio, che ha portato i monsignori a non curarsi più di tanto della bestemmia. Insomma, intorno a questa pratica blasfema e insieme odiosa, galleggia una indifferenza generale che addolora,
E allora, leninianamente, che fare? Lincetto invita a predisporre un’opera educativa, didattica e culturale che recuperi «una grammatica positiva» utile a «dischiudere la nostra umanità» contrastando con ogni mezzo il «parlare volgare», che è un po’ l’anticamera della tendenza blasfema, e della bestemmia vera e propria. Perché è intollerabile che in un’epoca come la nostra dove per una «g» di troppo, aggiunta ad un aggettivo colorato, si parla assurdamente di «razzismo» e «discriminazione», e proprio mentre i social censurano ogni apparente insulto a chicchessia, solo verso Dio si è privi di scrupoli e liberamente offensivi.
La forza del messaggio di Lincetto si manifesta anche nella sua chiamata all’azione, rivolta non solo ai singoli fedeli, ma a tutte le istituzioni religiose e civili. Secondo l’autore, è necessario che la Chiesa, gli educatori, i genitori e i leader delle comunità si mobilitino per contrastare questo fenomeno, attraverso iniziative concrete e campagne di sensibilizzazione.
«Si decidano alla lodevole attività antiblasfema, tutti i cristiani che svolgono funzioni di educazione, di direzione e di autorità», scrive Lincetto, invitando ad una mobilitazione collettiva per ristabilire il rispetto verso il nome di Dio. L’opera si conclude con una nota di speranza e di impegno. L’autore propone infatti di organizzare una massiccia presenza di volontari antiblasfemi in preparazione del Giubileo del 2025, con l’obiettivo di diffondere il più possibile il messaggio di rispetto verso il sacro. Vaste programme.