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 2025  gennaio 19 Domenica calendario

Regala casa alla compagna, lei va a viverci con un altro La sentenza: «La restituisca»

È un po’ il cambio dei tempi, è un po’ quella giurisprudenza destinata a far scuola, è un po’ anche che il danno è un conto ma pure la beffa è troppo. L’ex infedele e (soprattutto) ingrata non può tenere l’appartamento di lusso che ha ottenuto nella sua precedente relazione. C’entra niente il buonsenso (seppure, tutto sommato…): a dirlo, o meglio a scriverlo, è la seconda sezione civile della Corte di Cassazione. L’irriconoscenza può essere il motivo con cui revocare una donazione anche in un legame sentimentale. Scusa, sai, mi sono sbagliato. Anzi, scusa proprio no.
I fatti: lei e lui stanno assieme da tempo. È una cosa seria, è una cosa pubblica, lui è un ricco possidente e lei finisce spesso sulle cronache mondane. Nell’aprile del 2008 vanno persino a convivere in una casa che paga lui e che diventerà di proprietà di lei otto anni più tardi in virtù di un normalissimo atto di donazione che (tra parentesi) è lei stessa a suggerire. C’è chi regala anelli, chi mazzi di fiori e chi appartamenti di lusso: c’est la vie.
Il problema è che passano pochi giorni e lui scopre gli altarini di lei: s’imbatte, cioè, in una relazione sentimentale della compagna con un altro uomo la quale, peraltro, non è così recente. Di più, è lei che chiede a lui di allontanarsi da quell’alcova non più comune e, quasi immediatamente, la trasforma nel nido d’amore ufficiale per la sua nuova metà. Talmente ufficiale che non viene nascosto nulla e, non bastasse, lei finisce spaparazzata su una rivista a tiratura nazionale alla quale confida di sentirsi maggiormente appagata adesso che prima. Il quadro è semplice: lei in casa con l’amante (e felice), lui sbattuto fuori (e deciso a non passare per fesso).
Ha una sola cosa da fare, a questo punto, questo ex compagno amareggiato: riprendersi almeno quell’appartamento di Sanremo che, in fin dei conti, ha comprato di tasca sua. Quindi avvocati, tribunali, giudici e carte bollate. Il primo grado (a Imperia) dà ragione a lei. Lui non si scoraggia. L’appello (a Genova) ribalta la sentenza, è il 2022. La Cassazione, oggi, certifica quella decisione: trattasi di violazione dell’articolo 801 del codice civile (alla lettera: revocazione di un bene donato per ingratitudine) e trattasi anche di una delle prime volte che questa norma viene applicata in una situazione del genere.
Però attenzione. «È stata ravvisata l’ingratitudine non nella relazione extraconiugale in sè», dice la sentenza di terzo grado sottolineando che il tradimento, d’accordo, piacevole non lo è mai, epperò piuttosto «nella circostanza che tale relazione era stata ostentata tra le mura della casa coniugale in presenza di una pluralità di estranei ed esternata con modalità evidentemente irriguardose nei confronti dell’ex compagno». Passino le corna (giammai), ma soprattutto lo sberleffo.
«Oramai da Roma in su le coppie di fatto hanno superato come numero quelle sposate», fa notare Gian Ettore Gassani, che è il presidente dell’Ami, l’Associazione degli avvocati matrimonialisti d’Italia: «È una realtà immensa fatta anche di donazioni che avvengono per tante ragioni, a volte anche di carattere fiscale. Questa è una sentenza sicuramente importante che eravamo abituati a veder applicata nei confronti dei figli ingrati che magari maltrattano un genitore o gli mancano di rispetto. Da oggi, invece, ci saranno sicuramente tantissimi altri casi del genere che potranno riguardare la donazione di un anello, di un orologio, di un’autovettura, di una pelliccia. Insomma, di qualsiasi cosa sia stata donata e poi dall’altra parte ci sia stata ingratitudine. Da ora sarà più semplice chiedere al giudice la restituzione di questi beni».
Esempio pratico: il diamantino di fidanzamento. «In linea teorica varrà anche in questo senso e in previsione della sua restituzione. Ma ovviamente andrà visto caso per caso. Se la coppia si era già lasciata da molto tempo e chi ha intrapreso una nuova relazione l’ha fatto dopo, difficilmente si potrà ritenere questa nuova relazione un fatto offensivo nei confronti dell’ex. Le donazioni sono un gesto di liberalità», spiega il legale, «che presuppongono la gratitudine, il rispetto. Se mancano queste condizioni la legge prevede che si possano revocare. Vale tra genitori e vale, adesso, anche tra chi ha una relazione sentimentale. Si tratta di una sentenza, secondo me, giusta perché rimette il diritto di famiglia all’interno del contesto delle società occidentali del 21esimo secolo. Nessuno, nel 2025, in Italia, può stare con qualcun altro pensando di arricchirsi a sbafo: sia donne che uomini, intendiamoci. Fosse successo l’inverso non sarebbe cambiato nulla».
Gassani individua infine nei patti pre-matrimoniali, quelli che abbiamo imparato a conoscere più dalle serie tivù americane che dalle nostre facoltà di Giurisprudenza, una possibile soluzione: «Confido molto nell’attuale governo per la loro introduzione», chiosa, «se prima di sposarsi si potessero stabilire le regole del gioco e di comportamento anche dopo il matrimonio, tante situazioni analoghe verrebbero appianate. La pronuncia della Cassazione può vale tranquillamente anche nei confronti di un coniuge».