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 2025  gennaio 19 Domenica calendario

È possibile nascondersi oggigiorno?

Non so se la domanda è appropriata, ben posta (porre le domande giuste, diceva Wittgenstein, è la cosa più importante nelle questioni filosofiche, e non solo), ma provo a formularla lo stesso: «È possibile nascondersi oggigiorno?».
Ad esempio, Ermanno Cavazzoni, scrittore amante del paradosso e di un approccio intelligentemente ironico alle vicissitudini umane, nel testo L’eremitaggio impossibile, si pone la domanda di cosa accadrebbe se uno volesse mollare tutto e andare a fare l’eremita, per soddisfare il suo diritto sacrosanto di staccarsi dal consorzio umano, magari rifugiandosi in un bosco o nelle sabbie del Medioriente o su un’isoletta deserta. Nell’era elettronica e dei servizi informatizzati via internet sarebbe quanto mai difficile sparire, sostiene Cavazzoni. Dopo un po’, verrebbe intercettato, scovato dall’Agenzia delle entrate, dall’Enel, dalla sua compagnia telefonica, finirebbe in televisione, nel programma Chi l’ha visto?
Insomma, oggigiorno fare l’eremita, starsene su una colonna a contemplare il mondo, nascondersi in questa società (dello spettacolo), propensione quanto mai epicurea (su Epicuro torno più avanti), è un’impresa ardua, se non disperata.
Eppure, c’è chi, come la poetessa Carmen Gallo, si è inventata delle Tecniche di nascondimento per adulti (Edizioni Italo Svevo). Perché nascondersi? Per poter essere vivi, liberi o felici (nel sottofondo si sente l’eco del pensiero epicureo), risponde la Gallo. Nascondersi, senza mai affezionarsi troppo al proprio nascondiglio, dovrebbe essere un diritto garantito a chiunque, per sfuggire, scrive la Gallo, al nostro nemico, all’entità o individuo che ci minaccia o ci insegue. Chi sia questo nemico, non è mai ben specificato, resta un’incognita: la società? lo stress della vita quotidiana? le cattive abitudini? noi stessi? Fatto sta che ci si prepara alla fuga e al nascondimento avendo paura, molta paura, atteggiamento che, secondo la Gallo, rende intelligenti, acuti, attenti. Sarà, ma la cosa non mi convince tanto.
Comunque sia, le modalità che possiamo mettere in atto per sparire sono molteplici: ad esempio, suggerisce la Gallo, provare a essere come tutti, mascherarsi da tutti o addirittura, nel peggiore dei casi, assumere temporaneamente il modo di pensare proprio dei peggiori; o ancora, in estremo, diventare invisibili mimetizzandosi con il niente (come se fosse una faccenda da poco) o tramutarsi, altra acrobazia portentosa, in una versione inverosimile di sé stessi, fino a «essere altro» (attenzione: non un altro, ma proprio un’altra entità), che ne so, un soffitto, il disordine di una stanza, una doccia, un treno o un autobus, un’ossessione, una storia. Tutte tecniche che hanno un sapore celebrale, che percepisco – limite mio – come scappatoie letterarie, leggermente artificiali, delle belle scelte “poetiche”, per non dire campate in aria, dove spesso ci conducono i poeti (non dimentichiamo, per amor del vero e con grande rispetto, che la Gallo è una poetessa).
Allora mi chiedo, dove vuole arrivare la Gallo con il suo libro, che ha, come ammette lei, varie sfaccettature: è uno sfogo, un promemoria, un inventario, un diario e una cronaca? La risposta è la stessa Gallo a offrircela, una risposta onesta, profondamente semplice: il libro, al pari di quelli che si nascondono da adulti, «non va a parare da nessuna parte». La trovo una risposta coerente con un testo che compare in una collana intitolata «Biblioteca di letteratura inutile».
Su L’arte di vivere nascosti (il melangolo), ragiona Stefano Scrima, in un «piccolo manuale epicureo» (come recita il sottotitolo), dove, in modo piacevole e accurato, viene esaminato il pensiero del filosofo greco. In sintesi, vivere nascosti («láthe biósas») significa per Epicuro cercare di vivere al riparo del dolore e di tutto ciò che, come la prudenza suggerisce, potrebbe causare dolore.
All’inizio di ogni capitolo del libro di Scrima ci sono frasi tratte da L’inconveniente di essere nati (1973), forse il testo più conosciuto di Emil Cioran, mentre in calce Scrima dispone alcuni esercizi («piaceri da riscoprire») con l’invito al lettore di praticarli per condurre una vita un po’ più epicurea.
Finale in crescendo. «A me conviene scomparire il più discretamente possibile», è la confessione che lo scrittore svizzero Robert Walser fa all’amico Carl Seelig, durante una delle loro passeggiate, aggiungendo che lui, Walser, è uno zero e vuole solo essere dimenticato. Affermazione, credo, che non sarebbe dispiaciuta a Epicuro.