Corriere della Sera, 19 gennaio 2025
Feste e gala attorno all’insediamento di Trump
L’ex premier britannica Liz Truss con il caschetto biondo e un vestito verde bosco è in fila per un drink a quella che tutti chiamano la «Festa di Nigel», al nono piano dell’Hay-Adams, hotel affacciato sulla Casa Bianca dove sempre al leader dell’estrema destra britannico piace organizzare party quando viene a Washington. Nigel punta a riparare i problemi degli ultimi giorni con Elon Musk dopo screzi natalizi tra i due: l’ha definito «una figura eroica». «Speravo che la vostra premier venisse a questa festa», ci dice quando le annunciamo che Giorgia Meloni ha sciolto la riserva e sarà all’insediamento di Donald Trump. La festa è intitolata «Stars and Stripes and the Union Jack» e accanto alle portate di granchi e all’arrosto sventolano unite le bandierine americana e britannica. Oltre ai tre balli presidenziali di lunedì sera, questo è uno dei numerosi eventi e gala che come tradizione avvengono a Washington nelle serate intorno all’insediamento, con biglietti che vanno da «poche» migliaia di dollari ai 100 mila per entrare al CryptoBall, il ballo dell’élite tech.
Fuori, sul balcone, nonostante il gelo, il «padrone di casa» Nigel Farage esce a fumare e poi a chiacchierare con Steve Bannon, l’ex stratega di Trump, e con Erik Prince, l’ex Navy Seal fondatore di Blackwater, agenzia di contractor che ha lavorato per le amministrazioni Usa per la sicurezza in Iraq, Afghanistan e altrove. Davanti ai fish&chips Prince conversava anche con Sebastian Gorka, futuro direttore dell’antiterrorismo di Trump. «Sarei contento di parlarle più a lungo – ci dice Farage a proposito di Meloni —. L’ho incontrata tempo fa ma non la conosco bene».
Qui tra un drink e l’altro si discute anche delle politiche di Trump nel mondo. A fine serata arriva con un lungo vestito rosa e una piccola pelliccia Kimberly Guilfoyle, recentemente separatasi con il figlio primogenito di Trump ma nominata ambasciatrice Usa in Grecia. Reza Ciro Pahlavi, che per i monarchici iraniani è il principe ereditario, si ferma a scambiare due parole con noi: «Sono convinto che ci sia adesso una maggiore consapevolezza in America che si deve fare qualcosa in Iran». David Bell, medico dell’Università di Leeds che vive in Texas, ci spiega di essere qui perché con Farage vuole spingere l’amministrazione Trump a riformare – anziché abbandonarla – l’Organizzazione mondiale della sanità (di cui ha denunciato la corruzione). All’ingresso dell’hotel ci imbattiamo nell’attore Jon Voight, papà di Angelina Jolie. Trump l’ha scelto con Mel Gibson e Sylvester Stallone come ambasciatore speciale a Hollywood per riportarvi gli affari volati via all’estero: dorme in hotel ma non viene alla festa.