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 2025  gennaio 18 Sabato calendario

I vescovi chiedono di fare luce sull’abbé Pierre


Parigi - La magistratura faccia piena luce su chi ha taciuto a proposito della montagna di abusi attribuiti all’abbé Pierre, scomparso nel 2007. Una strada di verità non aggirabile, anche per chi si è sentito ispirato lungo i decenni dal fondatore di Emmaus. È in sostanza la posizione espressa ieri dalla Conferenza episcopale francese, attraverso il suo presidente, monsignor Éric de Moulins-Beaufort, «alla luce della gravità e dell’ampiezza dei nuovi fatti rivelati» dal movimento Emmaus e dalla stampa: ovvero, le «aggressioni sessuali commesse dall’abbé Pierre su donne, bambini e persone in situazione di precarietà». Senza mezzi termini, nella scia della trasparenza già mostrata negli ultimi anni attraverso i rapporti indipendenti sugli abusi nella Chiesa francese, la Conferenza episcopale «chiede alla Giustizia di aprire un’inchiesta». Per i vescovi, il lavoro già compiuto sulle aggressioni dell’abbé Pierre non deve essere sminuito, a cominciare da quello avviato all’interno di Emmaus. Ma al contempo, «solo la Giustizia dispone dei mezzi investigativi necessari per permettere, per quanto possibile, che l’intera verità sia fatta sui silenzi e le non denunce di cui potrebbe aver beneficiato l’abbé Pierre».
Il presidente della Conferenza episcopale ha segnalato il caso al Procuratore della Repubblica di Parigi, «per omessa de-nuncia di stupri e aggressioni sessuali su persone vulnerabili e minori». I vescovi auspicano che l’inchiesta possa «determinare le condizioni nelle quali i fatti citati non sono stati segnalati alla Giustizia durante tutti questi anni». Nel mirino, dunque, i responsabili dell’omertà. Monsignor de Moulins-Beaufort ha tenuto ad «esprimere nuovamente il suo immenso dolore e la sua prossimità» verso tutte le vittime, lodando il fatto che abbiano «trovato il coraggio di testimoniare sulle aggressioni sessuali che hanno subìto, anche quando erano minorenni al momento dei fatti».
Per prolungare la ricerca della verità, i vertici della Conferenza episcopale sollecitano tutte le vittime o i testimoni potenziali «a manifestarsi se lo desiderano presso uno dei luoghi d’ascolto della Chiesa, o approntati da Emmaus».
Dopo aver chiuso il 2024 all’insegna della “rinascita”, con la storica riapertura a Parigi della Cattedrale di Notre-Dame, la Chiesa francese rinnova dunque con fermezza, in apertura dell’Anno giubilare, l’impegno per le vittime di abusi.
Un rapporto pubblicato il 13 gennaio da Egaé, un’agenzia indipendente incaricata da Emmaus, ha rivelato 9 nuove testimonianze di vittime di violenze sessuali commesse dall’abbé Pierre, anche su un bambino di 9 anni e su una donna della stessa famiglia del sacerdote. Tanto da rilanciare gli interrogativi sulle «modalità operative» reiterate attribuite al fondatore di Emmaus nato nel 1912, accompagnate talora da minacce. In tutto, alla luce dei tre rapporti fin qui pubblicati da Egaé, sono state raccolte 33 testimonianze dirette di vittime. Ma attraverso altre 24 testimonianze indirette, le vittime identificate sono già almeno 57.
Nella maggioranza dei casi, vengono denunciati palpeggiamenti molesti. Ma le accuse comprendono pure quella di stupro. Fra le vittime, anche delle persone fragili ospitate dall’abbé Pierre. I minori aggre-diti sono 5, fra cui 4 ragazze. Fatti che, nel complesso, coprirebbero un arco di tempo enorme, dagli anni Quaranta fino al 2000 e oltre.
In proposito, stanno pure per cominciare i lavori di una commissione indipendente di esperti diretta dalla ricercatrice Céline Béraud, allo scopo di comprendere, nel corso dei prossimi 2 anni, come sia stato possibile un simile silenzio durato decenni. Secondo diverse ricostruzioni di testate francesi come Le Monde, l’abbé Pierre era sottoposto, fin dagli anni Cinquanta, a una vigilanza particolare all’interno di Emmaus e della Chiesa.
La prima vittima era stata messa in contatto con Emmaus grazie a suor Véronique Margron, domenicana che presiede la Conferenza delle religiose e dei religiosi di Francia. È stata lei, sul quotidiano La Croix, a dirsi colpita pure dal «carattere quasi sistematico» delle violenze commesse dall’abbé Pierre.
Negli ultimi mesi, diverse rivelazioni di stampa hanno accreditato il sospetto che il volto fosco dell’abbé Pierre sia stato in passato minimizzato, o peggio. Alla fine del 1957, ad esempio, il frate cappuccino venne ricoverato per mesi in una clinica psichiatrica in Svizzera sul Lago Lemano, a Prangins, ma la versione ufficiale parlò di un’ernia da operare.
Soprattutto nel corso delle trasferte all’estero, i comportamenti “problematici” dell’abbé Pierre verso le donne erano stati più volte notati e segnalati. In proposito, fra i documenti emersi di recente, spicca la fotocopia di una lettera del 13 marzo 1964 scritta da monsignor Pierre Veuillot, vescovo ausiliario di Parigi e futuro arcivescovo della capitale (dal 1966). Ritrovata presso gli archivi della Conferenza episcopale francese e rivelata dalla radio Rtl, la lettera è indirizzata a monsignor Maurice Roy, arcivescovo di Québec, nella scia di una visita dell’abbé Pierre in Canada che fu abbreviata. Un decennio dopo il celebre appello dell’inverno 1954 che trasformò il sacerdote in un personaggio popolarissimo, vengono qui evocati dei tratti particolarmente cupi del fondatore di Emmaus, descritto come «un grande malato mentale» segnato dalla «perdita totale di autocontrollo». Delle «giovani ragazze» sono state per questo «segnate a vita». Fra i passaggi chiave, questo: «Coloro che sono responsabili del suo caso temono uno scandalo». O ancora, quello in cui si sottolinea che è «impossibile disapprovarlo politicamente». Una situazione che avrebbe giustificato, per le trasferte dell’abbé Pierre, diversi tentativi di prevedere l’obbligo di autorizzazioni preventive e particolari accortezze. Nel frattempo, fra i fedeli e non solo, prosegue una sofferta riflessione ispirata da «fatti sordidi, immensamente distruttori per le vittime e degradanti per la magnifica opera dei membri d’Emmaus», come ha scritto La Croix.