la Repubblica, 18 gennaio 2025
Villa con terme, il lusso dell’antica Pompei
NAPOLI – Non badava a spese il ricco proprietario dell’antica domus di Pompei che ha appena restituito uno stupefacente impianto termale privato. Nel senso che il padrone di casa aveva realizzato alla metà del I secolo dopo Cristo – quindi una trentina d’anni prima dell’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo che seppellì Pompei, Ercolano e Stabiae – un balneum che poteva ospitare fino a trenta persone. Ovviamente non parliamo solo o prevalentemente degli abitanti della casa, ma di quella cerchia di clientes e liberti che costituivano il gruppo sociale allargato di riferimento deldominus sia per la carriera politica che per le attività economiche.Eccolo allora l’impianto termale, ritenuto tra i più grandi trovati a Pompei dentro un’abitazione, con tanto di spogliatoio, di ambienti per il bagno caldo e quello freddo e deltepidarium, la sala intermedia. È stato scoperto dall’equipe del Parco archeologico guidato da Gabriel Zuchtriegel nello scavo in corso nell’insula 10 della Regio IX dell’antica Pompei. Lavori da 4,6 milioni di euro con fondi ordinari del Parco, che rientrano nel programma di messa in sicurezza dell’area archeologica a ridosso della via di Nola e dunque nell’area di confine tra la zona portata alla luce dell’antica città e quella ancora sotto la coltre di cenere e lapillo.Ad aprile 2024, sempre in questa sontuosa abitazione, era venuto alla luce un grande salone da banchetto con le pareti dipinte in nero e una serie di figure che richiamano la guerra di Troia. Qui i proprietari si riunivano con i propri ospiti per ricchi banchetti, non senza prima – ed è questa la novità della scoperta – essere passati per le terme. Come accadeva a Trimalcione e ai suoi ospiti nella celebre cena ambientata in una città campana del I secolo dopo Cristo e restituitaci dalSatyricon di Petronio: uno degli ospiti arrivava a ricordare che, soprattutto quando fa freddo, è meglio passare dal letto a un bagno caldo e poi al triclinio per mangiare.Le nuove strutture sono emerse nello scavo in corso dal 2023 nell’area nord del sito archeologico, che ha permesso di mettere in luce due abitazioni affacciate sulla via di Nola, forse riconducibili a un unico proprietario, Aulo Rustio Vero (ma questa è solo un’ipotesi): il suo nome è indicato come candidato alle elezioni a Pompei in iscrizioni rinvenute nel panificio-prigione scoperto a dicembre 2023, negli stessi spazi dove era ospitata anche una lavanderia.Torniamo alla scoperta: ecco calidarium, tepidarium, frigidarium(sala calda, tiepida e fredda) eapodyterium (spogliatoio), serviti da un impianto con un grande forno alimentato da schiavi sia per la produzione dell’acqua calda che dell’aria calda che, passando attraverso le intercapedini alle pareti e al di sotto dei pavimenti rialzati su colonnine, consentiva di riscaldare le stanze termali.Quella che colpisce per la ricchezza delle decorazioni e la qualità di conservazione dei 18 pilastriottagonali in rosso amaranto è la sala fredda, composta da un peristilio – ovvero una corte porticata – di dieci metri per dieci, al cui centro si trova una grande vasca per il bagno freddo di 4,6 metri per 3,3, profonda un metro. Aveva due fori: uno per il troppo pieno e l’altro, sul fondo, per svuotarla completamente in caso di pulizia periodica. Ad alimentare la piccola piscina un lungo tubo in piombo che faceva cadere l’acqua nella vasca dalla sommità di un blocco di marmo. A conferma che a Pompei duemila anni fa l’acqua già arrivava in casa. «Tutto questo era funzionale alla messa in scena di uno “spettacolo”, al cui centro stava il proprietario stesso» spiega Zuchtriegel.Un’organizzazione sociale dove la distinzione tra pubblico e privato non era esattamente come la intendiamo noi oggi se, appunto, gli impianti termali sovradimensionati rispetto al nucleo familiare sono assai diffusi tra i ceti dominanti di una città come Pompei. Pensiamo alla casa del Labirinto, a quella delle Nozze d’Argento o alla Villa di Diomede. Per l’archeologo «le pitture con soggetti della guerra di Troia come gli atleti nel peristilio dovevano conferire agli spazi un’atmosfera di grecità, ovvero di cultura, erudizione oltre che di ozio. Così come il salone nero doveva trasportare gli ospiti in un palazzo greco, così il peristilio con la grande vasca al centro e il complesso termale avevano la funzione di creare una scenografia da ginnasio greco». E chi partecipava a uno di questi ricevimenti ne avrebbe parlato a lungo, amplificando la fama del patronus.