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 2025  gennaio 17 Venerdì calendario

Paradosso Sardegna: solo l’1% può ospitare le rinnovabili


La Sardegna è la prima Regione d’Italia ad avere una legge sulle aree idonee per le rinnovabili, con circa 3 mesi di anticipo rispetto alla scadenza prevista dal Governo: il Ddl 45, che disciplina le “aree idonee” per l’installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile. Il disegno di legge, convertito nella Legge 20, stabilisce nuovi criteri per individuare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer), ponendo fine alla moratoria in vigore nell’isola, che bloccava per 18 mesi la realizzazione di tali impianti.
La nuova normativa regionale limita in modo significativo le zone dove sarà possibile realizzare gli impianti. Risultano idonee – si legge nell’allegato alla legge – «le aree industriali dismesse, le coperture di edifici, strutture come parcheggi coperti o capannoni agricoli, aree già compromesse, come cave e miniere dismesse, discariche esaurite o aree non più utilizzabili per altri scopi, aree a vocazione agricola con vincoli minimi, le superfici lungo le strade e le ferrovie o accanto a dighe e bacini idrici, le zone pianificate per Fer nei piani urbanistici locali». E così che con oltre il 98% del territorio considerato non idoneo, come i parchi naturali e le aree protette, le zone ad alta valenza paesaggistica o culturale, i terreni agricoli con alta qualità e produttività, le aree residenziali densamente popolate, di fatto la Sardegna si blinda rendendo idonee poco più dell’1% del suo territorio.
Il Decreto Ministeriale sulle Aree Idonee, pubblicato il 21 giugno 2024, aveva assegnato alla Sardegna l’obiettivo di installare entro il 2030 oltre 6 gigawatt di nuova capacità da fonti rinnovabili, ma i sardi ritengono questo obiettivo sproporzionato, perché l’isola produce più energia di quanta ne consumi. Rispetto a questo target a che punto è la Sardegna? Secondo i dati Terna riferiti al target 2024, la potenza in esercizio è di circa 777 MW, rispetto ai 998 MW previsti dal DM, raggiunti dalle Province autonome di Trento e Bolzano e da altre sette regioni, tra cui il Lazio e il Friuli Venezia Giulia risultano essere le più avanti. Se dunque il primo triennio mostra un risultato in linea con le previsioni, in rapporto all’obiettivo finale del 2030, c’è ancora molto da fare, la potenza installata, infatti, è pari solo al 12,41% dei 6,2 MW previsti.
Quell’obiettivo ambizioso dovrà dunque fare i conti con una legge restrittiva che intende favorire lo sviluppo delle rinnovabili nelle zone già antropizzate. Per la Presidente della Regione, Alessandra Todde, si tratta di una sfida per fermare la speculazione. «La Sardegna – afferma – da tempo considerata un fanalino di coda, oggi diventa per le altre regioni un modello di tutela e pianificazione del territorio. Siamo orgogliosi di aver presentato un modello virtuoso di transizione basato sullo sviluppo sostenibile, sulla tutela dell’ambiente, sul rispetto del suolo, del paesaggio, dei territori e dei cittadini sardi». La legge sarda, inoltre, prevede l’istituzione, a partire dal 2025, di un fondo con una dotazione complessiva di circa 678 milioni di euro fino al 2030, destinato a incentivare l’installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo per l’autoconsumo. Questi incentivi sono destinati a cittadini, imprese, enti pubblici e comunità energetiche. «Con la Legge 20 diamo compimento alla transizione energetica nel rispetto del territorio – sottolinea l’assessore regionale dell’industria, Emanuele Cani – Ora la Regione è al lavoro per la definizione del suo nuovo piano energetico, efficace e al passo con i tempi». Ma per i Comitati Pratobello 24, che si sono battuti per affermare che solo attraverso l’urbanistica, su cui la Regione ha poteri speciali per Statuto, si può bloccare «l’assalto eolico e fotovoltatico», presentando al Consiglio regionale una proposta di legge di iniziativa popolare che, in piena estate, ha raccolto 211mila firme, la Legge 20 non è sufficiente a garantire una transizione energetica giusta e tantomeno a fermare la speculazione. «Ci dispiace che la nostra proposta di legge non sia stata presa in considerazione – afferma Pasquale Mereu, sindaco di Orgosolo e padre della Pratobello 24. Questa legge è contraddittoria e spiana la strada agli speculatori: l’articolo 3, infatti, dà la possibilità ai sindaci di decidere che un’area non idonea possa diventare idonea. Favorisce quindi le multinazionali». Se per la rete dei Comitati Pratobello 24 la Legge 20 è permissiva e insufficiente, nonostante l’apparente protezione del territorio, per il mondo delle imprese, invece, è eccessivamente restrittiva, dal momento che solo l’1-2% del territorio è considerato “idoneo”. Molti operatori, infatti, temono che le restrizioni possano ostacolare lo sviluppo degli impianti da fonti rinnovabili e disincentivare gli investimenti, rallentando la transizione energetica e l’attrazione di capitali nell’isola.
Reazioni contrastanti che dimostrano la difficoltà di trovare un equilibrio tra la tutela dell’ambiente, gli interessi economici e la transizione energetica. La situazione è ulteriormente complicata dal quadro normativo e dai possibili ricorsi legali che le società potrebbero presentare al Tar della Sardegna, sostenendo un eventuale contrasto con norme nazionali e comunitarie. Il Governo Meloni, inoltre ha 60 giorni di tempo per impugnare la legge sulle aree idonee. In questo modo la Sardegna potrebbe avere un altro primato, quello della prima legge per le aree idonee impugnata, come monito per le altre regioni. La scadenza dei termini è il 5 febbraio 2025. Un crocevia giudiziario, visto che su tutto il processo legislativo regionale e nazionale pende l’ordinanza con cui il Consiglio di Stato ha sospeso (con un’ordinanza pubblicata il 14 novembre) in parte il DM aree idonee, accogliendo la richiesta di un operatore delle energie rinnovabili (Erg Wind Energy). L’udienza di merito davanti al Tar del Lazio dei ricorsi pendenti è in programma per il 5 febbraio. Una data importante insomma.