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 2025  gennaio 17 Venerdì calendario

L’addio al veleno di Biden: rischio oligarchie sulla democrazia

Un addio sotto tono – travolto com’è stato dai preparativi per le feste e dai gadget di un insediamento sfarzoso che occupano ogni angolo della capitale Usa – ma che ha osato puntate il dito proprio contro lo strapotere del denaro che contraddistingue già l’era Trump 2.0. Joe Biden, messo da parte in malo modo a luglio dal suo stesso partito e ora costretto a cedere la Casa Bianca al rivale che sconfisse quattro anni fa, ieri notte ha invitato con urgenza gli americani a tenere gli occhi aperti. Perché l’oligarchia che si sta installando a Washington, come l’ha chiamata, finirà per togliere loro benessere e diritti.
«Oggi negli Stati Uniti sta prendendo forma un’oligarchia caratterizzata da estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente l’intera democrazia, i nostri diritti e le nostre libertà fondamentali e la possibilità per tutti di migliorare le proprie condizioni», ha detto l’anziano presidente nell’ultimo discorso alla nazione. Parole che fanno pensare al miliardario Elon Musk, che avrà un ufficio alla Casa Bianca accanto a quello di Donald Trump, e ai tanti Ceo che si sono affrettati a saltare sul carro del vincitore offrendo milioni alla cerimonia d’investitura di lunedì, a partire dall’amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg.
Citando l’avvertimento dell’ex presidente Dwight Eisenhower, che aveva utilizzato il discorso d’addio del 1961 per mettere in guardia contro «la potenziale ascesa disastrosa di potere mal riposto», Biden ha affermato che «sei decenni dopo sono preoccupato per la potenziale ascesa di un complesso tecnologico-industriale illimitato e incontrollato». Il che, ha sottolineato, «potrebbe rappresentare pericoli reali per il nostro Paese». Biden ha anche messo in guardia dai potenziali pericoli dell’intelligenza artificiale, definendola «la tecnologia più importante del nostro tempo». Secondo lui, infatti, «niente offre possibilità e rischi più profondi per la nostra economia, la nostra sicurezza e la nostra società». Quindi, senza misure di salvaguardia, l’intelligenza artificiale potrebbe «generare nuove minacce ai nostri diritti, al nostro stile di vita, alla nostra privacy, al nostro modo di lavorare e di proteggere la nostra nazione». Minacce che sono amplificate, a detta del democratico, da social media che hanno rinunciato alla verifica dei fatti, e «stanno abdicando al loro ruolo di vigilanza, in modo che la verità è soffocata dalle bugie raccontate a vantaggio del potere e del profitto».
Dallo Studio Ovale Biden ha poi augurato successo alla nuova Amministrazione. Ma, allo stesso tempo, ha avvertito: la costituzione deve essere modificata per «chiarire che nessun presidente» è «immune dai crimini che commette mentre è in carica». Un emendamento costituzionale richiederebbe però un sostegno bipartisan sia a livello federale sia statale che lo rende altamente improbabile.
«Il potere di un presidente non è illimitato – ha aggiunto Biden, chiudendo oltre mezzo secolo di carriera politica–. Non è assoluto e non dovrebbe esserlo». L’amarezza nei confronti del successore al quale deve passare le chiavi della Casa Bianca nasce sicuramente da una visione diametralmente opposta della politica e della società, ma anche da un’innegabile animosità personale. Per molti americani Biden è infatti diventato una figura storica quando ha sconfitto Trump, riportando i democratici alla Casa Bianca dopo solo quattro anni. Il fatto che il tycoon stia tornando al potere, più potente di quanto lo fosse quando se ne andò, è una conclusione infelice della presidenza Biden: «Mi sono candidato alla presidenza perché credevo che fosse in gioco l’anima dell’America – ha chiosato l’82enne —. È ancora il caso».