Libero, 17 gennaio 2025
Intervista alla donna incinta del suo 10° figlio
Giorgia Mosca, sul suo profilo Instagram – che conta 212mila follower – lei si chiama “6voltemamma+3”. Andrebbe aggiornato...
«Sì, aspetto il decimo figlio e forse un giorno cambierò il nome. Quel profilo l’ho aperto per gioco quando aspettavo il sesto bambino perché mi sentivo sola, pur se circondata da familiari e amici».
Come mai?
«Depressione post parto. Ne ho sofferto dopo tutte le gravidanze: questione di ormoni che mi fanno svalvolare».
Un problema che però non ha mai fermato né lei né suo marito Mirko Montagna.
«Assolutamente no, la gioia di avere bambini è superiore».
Allora ci faccia conoscere la sua famiglia. Facciamo un giochino: la lista dei figli, l’anno di nascita e un aggettivo che racconti ognuno di loro.
«Giulia, 2006: ora che è adolescente la definirei “difficile”. Poi Mattia, 2008: “paraculo”. Gloria, 2013: “esplosiva, un vulcano”. Giada, 2016: “la bontà”. Greta, 2018: “egocentrica, si fa chiamare la regina”. Gioia, 2019: “tosta”. Marco, 2020: “un Bambi”. Matteo, 2022: “Pierino la peste”. Ginevra, 2023: “la felicità”».
Meraviglioso, complimenti. Segni zodiacali?
«C’è di tutto. Due della Vergine, due del Leone e gli altri Acquario, Gemelli, Capricorno, Ariete e Sagittario».
Per il decimo quanto manca?
«Nascerà prima dell’estate. Il sesso lo so, ma preferisco non dirlo».
Avete già deciso il nome? Le femmine iniziano tutte per G, i maschi per M, le stesse iniziali di mamma Giorgia e papà Mirko.
«È stato un caso, ci siamo accorti al secondo figlio di questa coincidenza e siamo andati avanti così. Anche adesso continueremo con la tradizione: se sarà un maschio lo chiameremo Michele, se una femmina Gaia».
Giorgia, come è la vostra giornata tipo?
«Un incubo! No, scherzo. Però non si dorme mai. Mio marito si sveglia alle 3.30 e va a lavorare».
Urca, cosa fa?
«Gestisce un centro revisioni auto e officina meccanica gommista. Fa tutto da solo».
Come mai inizia così presto?
«Di giorno verrebbe sempre interrotto dal telefono, di notte produce di più».
Lui esce alle 3.30, poi?
«Alle 6.30 mi alzo io e sveglio Marco, il settimo, e Matteo, l’ottavo, che lavo e vesto perché sono piccoli. Poi urlo e sveglio le altre, da Gloria a Gioia, che si preparano da sole: io le pettino e basta».
Chissà che caos per l’abbigliamento.
«I vestiti li prepariamo la sera prima, altrimenti sarebbe impossibile».
Gli indumenti riesce a riciclarli tra un figlio e l’altro?
«Solo per i neonati. Per gli altri li cambiamo tutti, ovviamente comprando capi da pochi euro, non roba firmata. I vestiti che non mettono più li raccolgo in sacchi che do in beneficenza».
Continuiamo con la giornata tipo: c’è da andare a scuola.
«I più grandi vanno da soli, gli altri li porta mio marito che fa una pausa dal lavoro. E io resto a casa con Ginevra, la nona. Faccio la mamma e lavoro».
Di cosa si occupa?
«Un tempo seguivo i conti dell’azienda di mio marito, perché è intestata a me. Ora non riesco più, però a casa gestisco social e faccio vendite online: prodotti detergenti per bambini e profumi per la casa».
A proposito, lei ha qualcuno che la aiuta nelle faccende domestiche?
«Nessuno. Mia madre mi dà una gran mano con le lavatrici, ma per il resto faccio tutto io: cucino e pulisco la casa».
A che ora cenate?
«Presto, e per le 20.30 massimo 21 devono essere tutti a letto. Rigorosamente e senza eccezioni. Così io e mio marito ci godiamo un po’ di meritato relax in intimità».
Scusi, perché ride?
«Perché così abbiamo tempo per fare altri figli: è quello il momento giusto...».
Buona questa. Non avete intenzione di fermarvi?
«No, no, questo è l’ultimo, è ufficiale. Ormai ho 37 anni, e poi l’impegno economico inizia a diventare troppo esagerato».
Parliamone. Giorgia, quanto costa mantenere una famiglia così numerosa?
«Tantissimo. Al mese spendiamo più di 5 mila euro tra le rette delle scuole, vestiti e cibo».
Ci porti al supermercato con lei.
«Una spesa media base per la settimana, senza roba fresca tipo verdure o cibi che scadono, costa 500 euro. Per farle capire, consumiamo 3 litri di latte al giorno e 3 kg di pasta».
Andate mai al ristorante?
«Capita, ma è un caos: bisogna per forza sempre prenotare. E quando mio marito prende le brioche o la pizza d’asporto da portare a casa lo guardano male perché finisce le scorte. D’altronde siamo in tanti, abbiamo scelto di essere in tanti».
Appunto, Giorgia. Perdoni la domanda un po’ sfrontata: perché?
«So già dove vuole arrivare. No, nessuna questione religiosa, pensi che mio marito non va nemmeno in chiesa. È stata una decisione presa insieme strada facendo».
Altra domanda un po’ audace e intima: i figli sono tutti cercati?
«Sì, a parte il primo. E la sesta, che volevamo ma non pensavamo arrivasse così in fretta».
Torniamo indietro nel tempo. Lei viene da una famiglia numerosa?
«Mia mamma e mio papà avevano tanti fratelli, io ne avevo uno di 13 anni più grande, che però è morto in incidente poco prima che compisse 18 anni. Poi una sorella più grande da parte di papà, che però ha vissuto poco con me, e una sorellina più piccola».
Ma lei, quando era ragazzina, sognava una famiglia così ampia?
«Sì. E mi sarebbe piaciuto fare l’ostetrica».
Quando ha conosciuto suo marito?
«Eravamo studenti all’Itis Guglielmo Marconi di Verona, sezioni diverse ma entrambi rappresentanti di classe. C’è stata subito una simpatia. Poi abbiamo cambiato scuola, ma ci siamo ritrovati e da allora stiamo insieme. Sono 19 anni di matrimonio».
Diceva che la prima figlia non è stata cercata...
«Sono rimasta incinta di Giulia che ero giovanissima, avevo 18 anni. Quando ho detto a Mirko che aspettavamo un bambino è rimasto di sasso, ha fatto scena muta per qualche giorno, ma poi ha cominciato a metabolizzare. Lo scoglio più grande è stato dirlo ai nostri genitori: a mamma l’ho annunciato mentre era su una scala per cambiare una lampadina. La sua reazione è stata: “Brava deficiente”. Poi però mi è sempre stata vicina. I suoceri invece hanno fatto un po’ più fatica ad accettarlo».
Ma lei andava ancora a scuola?
«Giulia è nata durante l’anno scolastico, ed è stato impegnativo terminare gli studi con una bambina così piccola: allattavo tra un compito e l’altro, mi portavano il passeggino in classe a ricreazione e poi, quando suonava la campanella, tornavo studentessa e proseguivo con la lezione. Dopo due anni dalla fine della scuola abbiamo iniziato a cercare il secondo figlio. E poi via ancora, non ci siamo più fermati...».
Altre nove gravidanze, compresa l’attuale. Il momento più complicato?
«Nessuno perché i bambini a me danno gioia, sempre. Quando saranno tutti grandi mi mancheranno, come farò? Spero nei nipoti. Ora però sono un po’ preoccupata per la fase adolescenziale. La prima è totalmente cambiata: era bravissima, mentre ora risponde male. E mi sento inadeguata, mi domando: ho sbagliato? In cosa?».
Cosa si risponde?
«Che i miei figli hanno tutto, come i ragazzi di oggi. E questo è un errore».
Giorgia, lei ha scritto il libro “6voltemamma+2” e racconta la sua vita quotidiana, fatta di gioie ma anche tanta fatica e rinunce, sui social. Tra i 212 mila follower, però, c’è anche chi la critica.
«Non so se è per invidia o ignoranza, ma qualcuno arriva anche a offendermi pesantemente. E questo mi dà fastidio. Pensano che faccia figli per i social, non conoscono la realtà e non la capiscono; pensano che viviamo nella bambagia e non sanno che facciamo tanti sacrifici. La nostra scelta può essere discutibile, lo capisco, ma noi siamo felici. E non facciamo male a nessuno».