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 2025  gennaio 17 Venerdì calendario

Salvini bersaglio mobile: assalto su Ponte, treni e Ncc


Dal Ponte sullo Stretto, alla precettazione dei ferrovieri in sciopero, fino alla regolamentazione dei servizi di autista privato: ormai non c’è provvedimento di Matteo Salvini che sembri sfuggire dalle attenzioni della giustizia amministrativa. Se l’assoluzione con formula piena nel processo Open Arms ha gelato le speranze delle opposizioni di liberarsi per via giudiziaria del vicepremier nonché ministro delle Infrastrutture, ora si delinea in modo chiaro quale sarà il nuovo terreno su cui Salvini continuerà a fare da bersaglio agli strali della magistratura: i provvedimenti dei Tar, in particolare quello del Lazio, competente per i provvedimenti del governo, dal quale sindacati, comitati e contestatori chiedono e spesso ottengono manforte contro i provvedimenti del ministro. Un assedio che fa da sponda alle polemiche che vengono quotidianamente riversate sul ministro per la situazione critica del trasporto ferroviario, tra ritardi cronici e blocchi inspiegabili della circolazione. Cui Salvini replica caustico: «Il massimo storico dei ritardi? Quando erano ministri Toninelli (M5s) e Delrio (Pd)».
La decisione più allarmante per i piani di Salvini è quella con cui il Tar laziale ha dichiarato ammissibile il ricorso del Comune di Villa San Giovanni e della città metropolitana di Reggio Calabria contro il via libera al progetto del ponte sullo stretto di Messina da parte della commissione Via-Vas, la struttura ministeriale chiamata a valutare l’impatto
ambientale delle opere pubbliche e private. L’okay della commissione arrivato il 14 novembre, benchè subordinato ad una lunga serie di precisazioni, era stato pesantemente attaccato dagli oppositori del progetto e impugnato davanti al Tar dalle due amministrazioni locali. Il ministero delle Infrastrutture e la società Stretto di Messina avevano chiesto che il ricorso venisse dichiarato inammissibile, ma i giudici amministrativi sono stati di diverso avviso. É una prima valutazione, che non affronta ancora le ragioni dei ricorrenti: ma che segna comunque un nuovo intoppo nella storia infinita del Ponte. Anche perché ora i ricorrenti si preparano a impugnare anche un altro passaggio chiave dell’iter, la conclusione della conferenza dei servizi: «Altri ricorsi, altri soldi pubblici, per un contestazione ideologica contro un progetto dello Stato approvato con leggi del Parlamento, commenta la senatrice leghista Tilda Minasi.
Nelle stesse ore, altro colpo da parte di un’altra sezione dello stesso Tar alla linea di Matteo Salvini sul tema – anch’esso assai caro al leader leghista – della garanzia dei servizi pubblici. In occasione dello sciopero nazionale di 24 ore proclamato dai sindacati di base per il 13 dicembre, il ministro era intervenuto con un decreto che riduceva a sole 4 ore la durata dell’agitazione, sollevando la protesta dei sindacati. Altro ricorso al Tar. E anche qui i giudici danno torto a Salvini, anche se il ministero aveva fatto presente che pronunciare una sentenza adesso, a sciopero ormai avvenuto, non aveva molto senso. Invece il tribunale scrive che il tempo trascorso «non incide sull’interesse delle parti ricorrenti all’accertamento della
sua illegittimità». E che Salvini non poteva esercitare il potere di precettazione che gli conferisce la legge perchè mancavano i presupposti di «necessità e urgenza».
Da ultimo, e siamo ancora al Tar del Lazio, l’ordinanza con cui ieri viene annullato il decreto del ministero che metteva regole precise al servizio di noleggio auto con conducente, il cosiddetto «Ncc». In particolare il decreto regolamentava la tenuta del foglio di servizio in formato elettronico cui è obbligato ogni autista, ed era stato impugnato da decine di società del settore e di singoli conducenti, mentre a fianco del ministero si erano costituiti in giudizio i tassisti di tutta Italia. Il Tar dà ragione ai contestatori, sostenendo che il decreto ha «indebitamente introdotto disposizioni che non appaiono ragionevoli e proporzionate». Replica dello staff di Salvini: «il ministero continuerà ribadendo l’impegno a combattere l’abusivismo di settore e garantire livelli di servizio di qualità ai cittadini». Il copione sembra destinato a andare in scena spesso: per ogni atto ci sarà un oppositore pronto a ricorrere a un Tar. E magari un giudice pronto a dargli ragione.