La Stampa, 17 gennaio 2025
Perquisizioni personali e abusi
Cominciano a diventare tantine le persone convinte che sia normale prendere delle manifestanti, portarle in caserma o in commissariato, farle denudare e, nude, imporgli piegamenti sulle gambe. Si parla delle attiviste del clima di Extinction Rebellion che hanno manifestato fuori da Leonardo e bloccato dei camion, prima di essere fermate e sottoposte al trattamento qua sopra illustrato. Il mio caro e vecchio amico Giuseppe Cruciani, per esempio, nella foga polemica che gli è caratteristica e crescente, ha detto alle ragazze di non rompere, che far spogliare una persona per un controllo “è normale prassi”. Poteva darsi, dice Cruciani, che le ragazze nascondessero una molotov. Ora, non so a quali pratiche sia dedito ultimamente Giuseppe, ma faccio fatica a immaginare il pertugio della nudità in cui sia possibile nascondere una molotov. Per intenderci, i piegamenti si impongono ai sospettati di spaccio, dopo la denudazione, di modo che cada la droga se è nascosta nell’ano. La legge (articolo 247 del codice penale) dice che la perquisizione personale è prevista se vi è fondato motivo che il fermato occulti su di sé il corpo del reato. Ecco, è difficile ipotizzare quale corpo del reato c’era fondato motivo di trovare nell’ano di un’attivista del clima. E credo si possa essere grati alle forze dell’ordine, ed essere loro sostenitori, come lo sono io, anche ritenendo che se è “normale prassi” far spogliare e imporre i piegamenti a un manifestante, senza alcun motivo, si tratta di una prassi pessima, di stampo cileno, dispotica, umiliante, dunque violenta, ed è tempo che non sia più né normale né prassi. —