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 2025  gennaio 17 Venerdì calendario

Le confessioni di Mario Maffucci sui 32 anni in Rai


Manco il tempo di sedersi sulla poltrona di capostruttura che a Raiuno era già scoppiata la prima grana.«Nell’ultima puntata di Fantastico 7 del 6 gennaio 1987, Pippo Baudo aveva risposto al presidente Enrico Manca che gli aveva dato del “nazionalpopolare”. Disse: “D’ora in poi mi sforzerò di fare solo programmi regionali e impopolari”». Mario Maffucci, dirigente tv, 85 anni, di cui 32 vissuti in prima linea a viale Mazzini e dintorni, si racconta in Samurai, Le avventure di un Forrest Gump della tv dietro le quinte del potere (scritto con Andrea Scarpa, da oggi in libreria per Edizioni Fuoriscena). «Fu l’inizio di una clamorosa frattura».
Tripla. Il 20 marzo Raffaella Carrà se ne andò da Berlusconi, l’indomani vi salutò Pippo. Tempo un mese pure Enrica Bonaccorti.«Il direttore Emmanuele Milano mi convocò nel suo ufficio: “Che facciamo?”. Risposi “Prendiamo Celentano”».
Perché il Molleggiato?«Serviva un personaggio carismatico come Baudo, ma fuori dallo schema televisivo. E in quel momento Adriano era campione di incassi. Il direttore generale Biagio Agnes osservò: “Ma non sa fare tv”. “Glielo insegno io”».
Alla puntata d’esordio di «Fantastico 8», andò in onda la prima, leggendaria e lunghissima pausa.«Un ammiratore gli urlò: “Adrianooo sei forte!”. Lui si bloccò. Muto. In diretta».
Bel guaio.«Da dietro le telecamere mi sbracciai, sperando che si riprendesse. Niente. Così anticipai il blocco pubblicitario. Nella pausa andai a parlargli. “Adriano, ti prego, fai qualcosa”. “Sì, Mario”. Era svuotato, scarico. Lo show ripartì, ma senza ritmo».
Poi andò persino peggio.«Nello spazio pubblicitario dello sponsor, il caffè Splendid, non ricordando più cosa doveva dire, invitò a comprare il Lavazza. A fine puntata gli dissi: “È andata malissimo”».
Invece no.«La mattina dopo mi telefonò Agnes. Pensai: “Adesso arriva la mazzata”. Disse: “Ho parlato con Ciriaco”».
De Mita.«Mi si gelò il sangue. Invece: “Ha detto che Fantastico gli sembra interessante”».
Ascolti stellari.«Una media di 11 milioni di spettatori con picchi di 13».
Averceli, oggi. Qualche puntata dopo Celentano scrisse sulla lavagna «La caccia e contro l’amore», senza accento.«Fu il caos. Il giorno seguente c’era il referendum. E in più invitò i telespettatori a scrivere al capo dello Stato “Io sono il figlio della foca”».
Sempre meglio.«La Rai lo multò di 200 milioni di lire. Finimmo in Tribunale per violazione della legge elettorale. Il procuratore generale della Repubblica, per dimostrare che eravamo a conoscenza delle intenzioni di Adriano, chiese cosa c’era scritto sul “gobbo”».
Come se la cavò?«Gli spiegai che Adriano non lo usava. “Da lontano non ci vede”. Fummo assolti».
Infine invitò la gente a casa a spegnere la tv per 5 minuti. Dica la verità, ogni sera aveva i capelli dritti.«Lo seguirono 8 milioni di italiani. Mi disse: “Tranquillo, Marietta. Ti sei divertito eh?».
Altro programma: «Biberon», con la compagnia del Bagaglino. Altra rogna.«I vertici mi convocarono prima del debutto: “Nel copione ci sono delle criticità”. Ovvero l’imitazione del permalosissimo De Mita che parlava con la d al posto della t. E una battuta su Maria Pia Fanfani e i marinai. Proposero di registrare la puntata. Mi opposi, minacciando le dimissioni. E salvai la diretta».
De Mita si arrabbiò?«No, capì che avrebbe aumentato la sua popolarità. Andreotti andò addirittura al Salone Margherita e duettò con il suo sosia Oreste Lionello, una serata memorabile».
Poi in cda arrivarono i Professori e per prima cosa cancellarono il Bagaglino.«Ci salvò Angelo Guglielmi, direttore di Raitre, militante comunista, che li convinse a riprendere Pingitore, considerato di destra».
Nel 1986 Beppe Grillo a «Fantastico 7» fece la battuta: «Se in Cina sono tutti socialisti, a chi rubano?».«Baudo si scusò in diretta. Mentre Celentano, collegato al telefono, sghignazzava. Ammettiamolo, quella sera godettero in molti».
Ma Beppe fu cacciato.«No. Andò ospite a Sanremo e Guglielmi gli offrì un programma. Fu lui a dire no».
Le parodie del Trio Solenghi-Lopez-Marchesini.«Quella sull’Iran, con Solenghi che faceva Khomeini e la Marchesini la sora Khomeini, creò un incidente diplomatico. Mesi dopo a una cena Prodi svelò a Tullio: “Quel vostro sketch è stato il più costoso della storia della tv, con quella scusa l’Iran non ci ha pagato un sacco di soldi”».
Per 18 anni (1982-2000) ha seguito Sanremo.«Gli ultimi quattro da direttore artistico. Misi insieme Mike Bongiorno con Piero Chiambretti, appeso al soffitto vestito da angioletto. All’inizio Mike non ne voleva sapere, preferiva una formula tradizionale. Lo convinse la moglie Daniela».
Poi Raimondo Vianello.«Mi disse: “Baudo aveva la bionda e la bruna, io avrò la bella e la brutta”. Ero perplesso. “Non ti sarà facile trovare una che accetti quella parte”. “Ce l’ho. La brutta sarà la Pivetti. Non quella che sta alla Camera, ma sua sorella, che è pure intelligente”. La bella invece era Eva Herzigová, Vianello era pazzo di lei».
Tutto risolto.«A tre ore dalla messa in onda mi chiamarono disperati. “Veronica ha una crisi di nervi, non vuole più farlo”. Aveva letto il copione e solo allora aveva capito il suo ruolo. “Raimondo, ma non le avevi detto niente?”. “Beh, in effetti no. Ora vado”. Trovò le parole giuste e la Pivetti salì sul palco».
Il Festival del 2000.«Accanto a Fabio Fazio ci voleva un personaggio internazionale. Proposi Luciano Pavarotti. Amava Sanremo, accettò subito».
Però.«Si mise di mezzo Nicoletta Mantovani, che gli impedì di cantare sul palco, per non bruciare il Pavarotti & Friends di giugno. “Faccio come dice lei”. Così Luciano fu soltanto un valletto. Un disastro».
Eravate amici.«Ogni tanto mi telefonava di notte, dall’estero. E attaccava “Nessun dorma”. Poi scoppiava in una risata fragorosa».
Baudo portò sul palco gli operai dell’Italsider.«Ci ritrovammo 2.500 lavoratori con megafoni e tamburi sotto l’Ariston. “Dottò, e mo che facciamo?”, mi chiesero. La trattativa l’ho condotta io».
L’attivista Mario Appignani, ovvero Cavallo Pazzo.«Salì sul palco gridando: “Il Festival è truccato e lo vince Fausto Leali”. Poi dichiarò che era d’accordo con Pippo. Mai creduto che fosse vero».
La spallina di Patsy Kensit, il pancione di Loredana Bertè, il perizoma di Anna Oxa, ogni anno scoppiava uno scandalo.«Lo scoprivo in diretta. Non mi agitavo, tanto sapevo che se ne sarebbe parlato per un giorno e via».
E quando nel 1991 Benigni si gettò addosso a Raffaella Carrà a «Fantastico 12»?«Il giorno dopo mi chiamò il dg Pasquarelli. “Si rende conto? Come è stato possibile?”. “Sa, i comici sono come i bambini, dicono e fanno quello che gli viene in mente”. Si arrabbiò ancora di più. Io invece ero contentissimo: avevo visto gli ascolti».