Corriere della Sera, 17 gennaio 2025
la scelta di Michelle Obama
Andreste alla festa di qualcuno che vi sta profondamente sulle scatole? Forse sì, se costretti dalle convenienze o dagli obblighi sociali. Ma qui parla il maschio conciliante e un po’ piacione che è in me. Invece Michelle Obama, che maschio non è, e conciliante e piaciona ancor meno, ha annunciato che diserterà la cerimonia di insediamento di Trump. Non è ricorsa all’espressione sulfurea con cui Oscar Wilde ricusava gli inviti sgraditi, «causa impegno preso successivamente», in compenso ha fatto dire al suo entourage che lei non è «phony», non è falsa. Insomma, non è tipa da andare a dispensare sorrisi al ricevimento di un uomo che addenterebbe volentieri alla giugulare.
Affermando di non essere ipocrita, Michelle Obama ha di fatto accusato di esserlo suo marito, che invece all’incoronazione di Trump sarà seduto in prima fila. Proprio come ai funerali di Carter, dove un video lo immortalava in conversazione amichevole con il Babau in Chief, mentre anche quel giorno Michelle si era eclissata, un attimo dopo aver saputo che un cerimoniale malizioso le aveva assegnato il posto accanto al nemico. Razionalmente sto con Barack, perché le democrazie si reggono sul bon ton: c’è una cortesia istituzionale da rispettare, altrimenti si diventa identici a Trump, che infatti disertò l’insediamento di Biden. Però d’istinto mi vien da pensare che, se tutti ci comportassimo sempre come Michelle, il mondo sarebbe un posto più semplice. Se non da vivere, almeno da capire.