Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  gennaio 16 Giovedì calendario

Spettro-alcol: al ristorante nemmeno un Mon Chéri


“Non beve più nessuno. Alla politica e anche all’informazione dico: che dovemo fa’, n’altro Covid?”. Carlo Muzi è uno dei decani dei ristoratori romani. La sua pizzeria La Montecarlo è un angolo popolare di veracità (e “voracità”) nel centro storico di Roma, a pochi metri da piazza Navona. E lui, il fondatore e titolare, non si tira mai indietro quando c’è da fare polemica con la politica: le chiusure durante la pandemia, l’obbligo di pagare con il bancomat, la stretta del Comune di Roma sui “tavolini selvaggi”. Oggi il suo spauracchio e quello dei commercianti del settore food – almeno di quelli romani – è il nuovo Codice della strada firmato Matteo Salvini: più controlli e multe più salate per i trasgressori. Nessun ritocco al ribasso ai limiti di alcol per guidare. Eppure, a detta di tutto, il messaggio che è passato è proprio quello.
“Le persone sono state terrorizzate”, racconta Muzi, con rigorosa parlata romanesca, dalla sua postazione alla cassa mentre i camerieri accompagnano le tradizionali sottilissime pizze margherita quasi solo con acqua minerale e Coca cola. “Hanno detto alle persone – continua – che se magnano un Mon Chéri je ritirano la patente. Ormai non vendo più neanche le birre piccole: non c’è la stessa spensieratezza di prima”.
Che non vi sia una comunicazione corretta attorno alla riforma del Codice della strada lo sostiene anche Roberta Pepi, titolare del ristorante Da Robertino nel Rione Monti e tra le voci principali dell’associazione di ristoratori “Roma Più Bella”. “L’unica stretta che c’è stata è quella delle sanzioni – spiega – Ma la percezione delle persone ora è diversa”. Pepi per ora non ha avuto grossi contraccolpi sugli incassi, perché il quadrante è stato più frequentato dai turisti e comunque “è presto per tirare le somme”. Però il rischio per il settore, a suo dire, è alto: “La politica ha eletto l’enogastronomia a nemico della sicurezza quando il problema vero è l’utilizzo del telefonino”. Poi racconta un particolare di non poco conto: “Dal 14 dicembre (giorno dell’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, ndr) sono stata subissata di visite di rappresentanti di vini dealcolizzati. Ma già questa definizione è impropria: quello non è un ‘vino’, non si può definire tale. È semmai una bevanda analcolica. Un altro prodotto. Il rischio è di distruggere un settore”.
Chi spezza una (piccola) lancia nei confronti della riforma è Simone Trabalza, uno dei nipoti di Elena Fabrizi, meglio nota come Sora Lella, appellativo che ancora oggi contraddistingue lo storico ristorante nell’Isola Tiberina. Trabalza ci riceve durante la pausa pomeridiana tra il turno del pranzo e quello dell’aperitivo: “Una contrazione c’è stata – ammette – C’è chi non beve anche se non è cambiato nulla. Si lavora molto di più con la mescita (dunque al bicchiere, ndr). Però va anche detto che ci sono troppi incidenti mortali, bisogna dare delle regole. Purtroppo per colpa di qualcuno paghiamo tutti”. Poi racconta: “Tanti ragazzi che vengono a cena arrivano già ‘bevuti’ e concludono la serata. Molti poi non guidano, alcuni si mettono ugualmente in auto o sul motorino”.
Ma dove pesa di più l’“effetto Salvini”? Probabilmente sui locali “da bere”. Dove si va principalmente per degustare bevande alcoliche, pur trovandosi di fronte menu ricchi di piatti. Su viale Trastevere visitiamo il Treefolk’s Pub, uno dei più importanti pub all’inglese della Capitale, dove la clientela è più “adulta” della media delle birrerie. Qui incontriamo Luca, il capo bar che ci confida come da un mese a questa parte gli affari siano in picchiata. “Abbiamo perso circa il 30% di incasso settimanale – afferma – Nei primi tre giorni non si è visto quasi nessuno. Abbiamo notato che i clienti non li abbiamo persi, ma si concentrano tutti in alcuni giorni della settimana. Per noi però, avendo un locale grande, questo è un problema. Le persone hanno paura anche delle birre di bassa gradazione”. Secondo Luca le criticità ci sono anche per chi lavora. “Io vivo in periferia, alcuni miei colleghi anche fuori Roma. Per lavoro dobbiamo assaggiare spesso. Ma è chiaro che non possiamo permetterci di farci ritirare la patente”.
Anche al Tulait, ristorante ed enoteca, molto frequentato (a pranzo) da avvocati, giudici e magistrati per la sua vicinanza al tribunale di piazzale Clodio, gli effetti del nuovo Codice della strada si fanno sentire. “L’ultimo venerdì sera – ci spiega il titolare Roberto – abbiamo aperto solo sei bottiglie di vino, un terzo del solito, visto che nel weekend ne apriamo anche 18-20 a sera. Bisogna capire se è un effetto temporaneo, se dipende anche dal post festività. Purtroppo c’è stata una percezione distorta delle nuove regole, i limiti sono sempre gli stessi”. Anche Vicino Enoteca nel quartiere San Giovanni ha riscontrato una contrazione. “La diminuzione rispetto al dicembre 2023 c’è stata – afferma il titolare – anche se non siamo ancora in grado di dire se dipende dalla nuova legge. Tra i clienti c’è preoccupazione, certo. Per fortuna i nostri sono più legati alla zona, molti vengono a piedi o comunque si organizzano per tragitti brevi”.
Le valutazioni dei ristoratori romani per il momento si basano su dati ancora parziali. Anche perché è passato troppo poco tempo e le forze dell’ordine non hanno dei dati completi in grado di rappresentare il fenomeno. Al Fatto, ad esempio, la Polizia di Roma Capitale spiega che già nel corso del 2024 sono aumentati del 30% i controlli sul rispetto del Codice della strada rispetto al 2023. I caschi bianchi capitolini, per il momento, sono stati in grado di effettuare solo un primo monitoraggio sulle due settimane successive all’entrata in vigore del Codice della strada, ma non hanno osservato una netta differenza rispetto al 2023, se non un leggero decremento delle infrazioni sulla guida in stato di ebbrezza e sul superamento dei limiti di velocità.
Un fenomeno che però viene valutato come continuazione di un trend iniziato durante l’anno, dovuto – spiegano dalla Polizia locale – all’aumento del 40% dei controlli. Insomma, è tutto il 2024 che ha regalato un calo delle violazioni intorno al 20-25%, dunque ancora prima che entrasse in vigore il Codice della strada del ministro Salvini e la relativa comunicazione istituzionale che i ristoratori romani definiscono come “terroristica”.