Libero, 15 gennaio 2025
Mamme over 40, una su tre con fecondazione assistita
Solo due bambini su tre in Italia vengono concepiti durante un rapporto sessuale tra una donna e un uomo. Un bebè su tre viene infatti al mondo grazie alla Procreazione medicalmente assistita se la mamma è over 40. Si tratta di uno dei dati emersi dalla ricerca presentata a Roma da Age-It (www.ageit.eu) guidato dall’Università di Firenze e dalla sua rettrice, Alessandra Petrucci. Durante il convegno “Un Istituto per il Futuro della Popolazione” è stato spiegato che la Pma «ha contribuito al 3,7% del tasso di fecondità totale in Italia nel 2022, rispetto al 2,1% nel 2013, un aumento di oltre il 76%». Secondo gli esperti di Age-It, «la procreazione assistita sta assumendo un ruolo sempre più cruciale nel sostenere i desideri di genitorialità e la fecondità complessiva, offrendo prospettive positive per il futuro, anche alla luce dell’avvio a regime dei nuovi Lea che finalmente prevedono la copertura per molte delle prestazioni collegate alla Pma».
Il problema è la fecondità bassissima delle donne italiane. Con una media di 1,2 figli ciascuna nel 2023, il nostro Paese è tornato ai livelli degli anni Novanta, quando si era registrato il minimo storico (1,19 nel 1995). Oltre a caratterizzarsi per il basso numero medio di figli per donna, l’Italia spicca nelle classifiche internazionali anche per l’inarrestabile aumento dell’età media al parto, ormai salita a 32,5 anni. «Questo fa dell’Italia il Paese più vecchio d’Europa», rimarca Age-It.
Secondo Daniele Vignoli, direttore scientifico del programma Age-It, «per comprendere appieno e affrontare i cambiamenti demografici in atto in ottica “positiva” è fondamentale identificare e rimuovere gli ostacoli strutturali che impediscono alle donne e alle coppie di pianificare e realizzare il numero di figli desiderato nei tempi auspicati».
Il ricercatore ritiene che finora c’è stato un intervento troppo lieve: «Politiche di stampo “pronatalista” come baby bonus o incentivi specifici non sono percepite come importanti per la genitorialità e non si dimostrano quindi particolarmente efficaci per raggiungere l’obiettivo prefissato. Sono invece aspetti di natura più “strutturale’”e che riguardano tutto il corso di vita che contano», puntualizza il prof Vignoli. Poi spiega: «In particolare l’indipendenza economica di una coppia, avere due stipendi e un reddito dignitoso e senza squilibri di genere, che è percepito come centrale per le scelte riproduttive».
Il cambio di rotta sul fronte della natalità è indispensabile e urgente.