La Stampa, 16 gennaio 2025
Intervista a Edith Bruck su Netanyahu
Gioisce Edith Bruck, 93 anni, scrittrice, poetessa, regista, testimone della Shoah, di fronte alle immagini che mostrano i festeggiamenti dei palestinesi in quello che resta della loro terra. Ultima di sei figli di una famiglia ebraica ungherese, a 13 anni fu deportata ad Auschwitz. È sopravvissuta e ha creduto come tanti nel sogno di uno Stato di Israele dove andò a vivere nel 1948. La realtà era molto diversa e finì per andare via e stabilirsi in Italia. «Sono cresciuta nell’antisemitismo e morirò nell’antisemitismo», si lascia sfuggire a un certo punto dell’intervista e di questa nuova ondata di antisemitismo incolpa in modo chiaro il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu chiedendo che si assuma le sue responsabilità e affronti i processi che ancora pendono su di lui con lo stesso coraggio con cui ha scatenato un conflitto che ha provocato 46mila morti, secondo le ultime cifre ufficiali.Lo ha annunciato il neopresidente Donald Trump, lo hanno confermato israeliani e palestinesi: tra Israele e Hamas si è raggiunto un accordo. E adesso?«Adesso spero che si ponga fine a questo conflitto che ha compiuto già troppi danni. Abbiamo visto il risorgere di manifestazioni antisemite che hanno travolto tutta l’Europa, gli Stati Uniti. Netanyahu ha una enorme responsabilità: non si è reso conto che gli ebrei vengono sempre giudicati in modo assoluto. Se uno di loro è ricco sono considerati tutti ricchi. Se uno di loro sbaglia le colpe ricadono su tutti.L’antisemitismo dovrebbe essere sostituito da un anti-Netanyahuismo?«Non tutti noi ebrei la pensiamo come lui. Abbiamo idee diverse come tutti gli individui del mondo. La politica avrebbe dovuto risolvere questo problema senza provocare questo tsunami di antisemitismo che ha danneggiato tutti noi».Gli israeliani avrebbero potuto fare di più per fermare Netanyahu?«È stato fatto tanto. Ci sono state manifestazioni ogni sabato, gli israeliani in disaccordo hanno provato in ogni modo a fermare Netanyahu ma era davvero difficile riuscirci, lui teme il processo ed è avvinghiato al potere con tutte le sue forze. Gli interessa soltanto la sua pelle non il resto».E adesso che siamo a una tregua è arrivato anche il momento per una resa dei conti con Netanyahu?«Adesso Netanyahu dovrebbe avere il coraggio di affrontare le sue responsabilità come ha avuto il coraggio di bombardare e uccidere».Lei accusa Netanyahu di aver provocato un’ondata di antisemitismo ma tra i palestinesi ci sono state 46mila vittime. È una colpa ancora più grave di cui Netanyahu è responsabile.«Sono sconvolta per tutte le morti che sono state causate da questo conflitto. Io sono per la pace, sono tornata dalla prigionia nel campo di Auschwitz senza provare odio nei confronti di nessuno, vorrei tanto poter vivere in pace con tutti. È scandaloso, invece, assistere a quello che è accaduto, non credo che esistano vite di serie A e di serie B, le vite sono tutte preziose. Purtroppo sono cresciute almeno due generazioni di palestinesi nutrendosi di odio e non so davvero quando tutto questo potrà finire».Un tempo si sperava che la strada da seguire per una convivenza pacifica fosse quella dei ’due popoli due stati’. Lo è ancora oppure l’odio di questo anno e tre mesi di conflitto ha cancellato questa via?«Io spero che sia ancora possibile seguire la strada dei ’due popoli due stati’. Lo sostenevo sessant’anni fa e continuo a sostenerlo ancora adesso. Bisogna mettere fine a quest’odio che è come una malerba che non sarà mai sradicata e basta una piccola scintilla per far divampare di nuovo il fuoco».Quanto reggerà questo accordo?«Non lo so, ora è difficile capire che cosa accadrà. Posso solo dire che questo accordo è arrivato troppo tardi, quando già danni enormi sono stati compiuti. Per adesso il cessate il fuoco è già un passo avanti e ringraziamo chiunque sia stato ad avere il merito di questo accordo. Vorrei solo che almeno non morisse più nessuno. Poi, come sempre prometteranno, faranno, diranno ma quello che conta è che adesso tacciano le armi».Netanyahu proverà a parlare di vittoria. Che ne pensa?«Vorrei solo che non ci fossero altri morti».Secondo il ministro degli Esteri di Israele Gideon Sa’ar la reazione su Gaza è stata giusta, non ci sono stati poi tanti morti.«Sono affermazioni agghiaccianti. Bisogna fare di tutto per eliminare questa rivalità e ritrovare il bene che abbiamo dentro di noi. Sono nata nell’antisemitismo e credo che morirò nell’antisemitismo ma da 64 anni parlo nelle scuole, ho cambiato il modo di pensare di tante persone, bisogna impegnarci tutti per il rispetto e la pace».