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 2025  gennaio 15 Mercoledì calendario

Intervista ad Andrea Rivera

Al Circo Massimo Gualtieri si è avvicinato: ‘Andrea, mi raccomando…’.
E lei?
Tranquillo, sono qui per abbassare i Tony.
La battuta è passata?
Insomma. Il pubblico ha gradito di più quando ho esortato il sindaco a risparmiare sui lavori stradali: ‘meglio fare altre buche, così spianiamo il manto’.
Andrea Rivera, la mina vagante del Capodanno romano.
Mi hanno dato due spicci, che pretendevano?
Sa essere feroce con qualsiasi tariffa.
Faccio satira a 360 gradi, mica a 90 come certi in tv.
Poi si lamenta che non la invitano.
In Rai chi c’è? Blob? Pif? E a La7, più che satira c’è chi saa tira.
Nomi.
A Propaganda avevano affidato la trovata dei citofoni a Memo Remigi. Io so’ più ‘Memo re’ di quegli sketch, con il direttore Salerno li avevamo sviluppati a Rai3.
Anni con la Dandini a Parla con me.
A Serena aveva detto bene di me Curzio Maltese dopo avermi visto vincere il premio Gaber 2004. ‘Questo ragazzo ha stoffa, e non è un sarto’.
La battuta della carriera?
Una seria, sempre dalla Dandini. ‘Ai soldati caduti a Nassiriya hanno giustamente dedicato una piazza; a quelli ammalatisi in Kosovo per l’uranio impoverito una strada senza uscita’.
Dura.
La apprezzò. Quella che la mise in imbarazzo fu un’altra.
Quale?
A Matteo Maffucci dissi: tu sei uno Zero Assoluto, tuo padre conta molto.
Presentando un Primo Maggio a San Giovanni osò contro il Vaticano.
Avevano negato i funerali a Welby. Dissi che la Chiesa non può essere per l’evoluzione, visto che va indietro. L’anno dopo affidarono la conduzione a Santamaria. Con quel cognome… Arrivai in piazza vestito da Cristo, fui cacciato.
Mai perdonato.
Però Francesco è un grande papa. Un Bergoglion…
Alt!
Per fare pulizia nella Chiesa l’unica è un papa filippino.
Andrà all’inferno.
Al primo giorno d’asilo mio nonno Vincenzo, un gentiluomo d’altri tempi, volle che mi presentassi alla suora. E io a lei: vaffanculo.
Con i laici non va meglio.
Sabina Guzzanti perse un sacco di soldi con la truffa del Madoff dei Parioli. Io: Berlusconi lo fai tale e quale. La sua cerchia mi tagliò fuori. Una fatwa. L’avevo fatwa grossa, ma l’autoironia?
Una lingua più tagliente della sua?
Il mio maestro, Remo Remotti. Tre spettacoli con lui: ‘Rivera, come artista sei un genio, come uomo non vali un cazzo. Scherzavo: come artista sei così così’.
Touché.
Monicelli, all’Eliseo, mi onorò: ‘Da dove saresti uscito tu?’. E Barbareschi: ‘Sei l’unica zecca simpatica’. Pensa gli altri…
A sinistra qualcuno le vuol bene?
Festa dell’Unità di Treviso. Invento un anagramma. Sul nome Silvio Berlusconi. Bersani mi fa: ‘Andrea non lo dire’.
Cos’era?
‘Biscione Ulivo Srl’.
Inquietante.
Ne ho 180 su Salvini.
Spari.
‘Ti Molesta Navi’. Oppure: ‘Tastavi Meloni’.
Uno su Giorgia?
‘Leggi A Noi! O Mori’.
Qualche politico le ha dato carta bianca?
Di Pietro, al tempo dell’Italia dei Valori. Mi affidò la piazza: ‘Rivera, fai come ti pare’. Io: ‘Come te?’.
All’Unomaggio di Taranto invece resiste.
Sono uno dei fondatori, insieme a Riondino, Paci, Diodato e il Comitato dei Cittadini Liberi e Pensanti che perde purtroppo i suoi esponenti lungo il cammino. L’ultimo è morto tre mesi fa, la vergogna è che vengano chiesti soldi indietro agli abitanti del quartiere Tamburi. Come ripeto sempre, lì: Taranto è stata fondata dagli spartani e venduta a dei figli di Troia.
Dal 17 al 19 gennaio sarà al Teatro di Villa Lazzaroni, a Roma, con lo spettacolo Nonsense di me! Una vita di follie fuori e dentro il palco. Fa satira su se stesso?
Rivera è vivo e vegeta.
Ha pronto il suo epitaffio?
Un mio vecchio titolo: ‘Ho risoRto’, alla romana.
L’agenda davanti è piena di progetti.
Il prossimo sarà con il mio amico Bobo Rondelli, ‘Beckett aspetti’.
Teatro canzone?
Sì, perché chi ne fa più dopo Gaber e De André? Marcorè? Da lui solo cover. Pezzi suoi? Gli chiederei: ‘N’eri capace’?
L’amore per la battuta è più forte di lei.
Poi la vita me ne propone di vere, e involontarie. A una ragazza spiegavo che ero andato a casa di Jannacci. Le dicevo che Enzo aveva fatto più di cinquemila operazioni a cuore aperto. Lei: ‘Poraccio, stava così male?’.
Disarmante.
Io però mi consolo con una mail di stima da Valerio Morucci.
Il brigatista?
Avevo detto che lui e Andreotti si erano incontrati, ma si erano scordati la fattura.
Urca.
E Valerio: ‘Ottima, ma stai attento ai lupi!
Cioè chi?
Mi sa quelli che m’hanno fatto fuori dalla tv.
Mai avuto problemi con la giustizia?
35 esposti quando schitarravo per strada. Una sera litigai con un carabiniere. Lui: ‘Ora sta offendendo l’Arma’. Io: ‘Alla pistola non ho detto niente!’. Finii in centrale.
Inevitabile.
Tornerò in strada. Una cosa chiamata Fermate Rivera. In giro per Roma con una palina dell’autobus, così la gente mi si affolla attorno pensando che il mezzo arrivi lì. Che poi non è vero che i bus prendano fuoco: ci piove dentro.