Corriere della Sera, 15 gennaio 2025
Intervista a Sangiuliano
ROMA La quiete, dopo la tempesta chiamata Maria Rosaria Boccia, per Gennaro Sangiuliano non è proprio quiete. «La condizione psicologica per me è stata ed è pesante, ma sto reagendo», dice l’ex ministro della Cultura, spinto quattro mesi fa alle dimissioni a causa dell’affaire sentimentale-istituzionale con l’avvenente imprenditrice. La sua reazione sembra abbastanza evidente: a Napoli, per il suo nuovo libro su Trump (intitolato La rivincita), s’è mossa pure Arianna Meloni, oltre che il sindaco Gaetano Manfredi, il direttore del Mattino, Roberto Napoletano, e la grande firma Rai Giovanna Botteri («Un’amica carissima di grande valore umano»).
Ci dica degli altri: Manfredi?
«Eravamo insieme all’università, a Napoli. Quando ci fu il terremoto dell’Irpinia, nel 1980, noi di Giurisprudenza fummo spostati a Ingegneria, e lì conobbi Gaetano Manfredi».
Roberto Napoletano?
«Gli sono stato vicino durante l’inchiesta (alla fine l’ex direttore del Sole 24ore è stato assolto dall’accusa di aggiotaggio, ndr). E lui mi ha sempre fatto collaborare con i suoi giornali».
Ora si dice che la Rai le darà un incarico di riguardo, la sede di New York. Conferma?
«Non è ancora accaduto nulla, sono stato reintegrato come direttore a disposizione dell’Ad, ma intanto sto facendo lezioni specifiche di inglese».
Come lo parla?
«Bene, ma sto mettendo a punto una certa terminologia politico-economica».
Nel caso…
«Diciamo nel caso. D’altronde in Rai c’è una tradizione con i giornalisti che tornano dalla politica o che lasciano le direzioni: a Piero Badaloni diedero la sede spagnola, così come a Marco Ravaglioli, il genero di Andreotti. A Marrazzo, Israele. A Di Bella e Borrelli, la sede di New York».
Ma intanto, oltre a presentare libri, sta lavorando per la Rai?
«Le presentazioni le faccio prendendomi giorni di ferie, ne ho oltre duecento arretrati. Vado in ufficio, a Borgo Sant’Angelo, leggo email, leggo i giornali, mi documento. Ah, ho fatto tutti i corsi di aggiornamento online della Rai e dell’Ordine dei giornalisti».
Su che cosa si documenta?
«Politica estera, soprattutto. In particolare il leader turco Erdogan, su cui farò il mio prossimo libro. Sa che era una promessa del calcio? Lo chiamavo il Beckenbauer turco. Mi piacciono le biografie: ho scritto quelle di Hillary Clinton, Putin, Xi Jinping, Reagan, la vita di Lenin a Capri a cui una illustre firma del Corriere, Raffaele La Capria, dedicò una recensione… Insomma sono titolato ad avere un incarico all’estero».
Sulla sua vicenda si documenta?
«Ho presentato una decina di querele, tutte circostanziate e documentate. Ci saranno esiti giudiziari, aspetterò».
Adesso è stato reso noto da Dagospia il decreto da lei firmato, in quanto ministro, in cui nominava Maria Rosaria Boccia sua consulente. Lei l’ha portata al ministero e le ha dato ampi poteri, e per questo è ancora indagato.
«Quel documento non ha valore: c’è la mia firma autografa, era solo l’inizio di un iter molto complesso, serviva la firma digitale, oltre che la conclusione di tutta la trafila d’approvazioni».
La consulente
Il documento per la nomina? Non ha valore, era solo l’inizio di un iter complesso, servivano approvazioni e la mia firma digitale
Sul caso dovranno decidere la procura di Roma e il tribunale dei ministri.
«Guardi di questa vicenda non voglio parlare, io credo nell’indipendenza dei magistrati italiani».
Come passa le giornate in questa seconda parte della sua vita?
«Guardo i tg, cominciando dal Tg3 delle 19, poi il Tg1 e chiudo con il Tg2. Leggo giornali. Passeggio con qualche amico».
Sangiuliano, la vede la luce in fondo al tunnel?
«L’umore è migliore, ma ho subìto un vero assalto mediatico, uno stillicidio, e le confesso che sento ancora la persecuzione. Di notte dormo male, ho risvegli continui. Le dicevo che passeggio, ma non in centro a Roma: temo ancora di essere fotografato. Preferisco andare in un parco pubblico con un amico».
Attività fisica?
«Un po’ di cyclette, ma mi attengo – con una battuta – a quel che rispose il centenario Prezzolini a chi gli chiedeva se faceva moto: svolgo solo un po’ di marcia lenta ai funerali degli amici che facevano attività fisica».
È andato al cinema?
«Mi è piaciuto molto Conclave, un po’ meno Parthenope. Sono un sorrentiniano, ma stavolta è stato troppo duro con i napoletani».
Libri?
«Andrea Montanari (ex direttore del Tg1, di centrosinistra, ndr) mi aveva regalato Q del collettivo Luther Blissett. Mi è piaciuto molto, così come Elegia americana del vice di Trump, un libro bellissimo a suo tempo elogiato da tutta la stampa liberal, e Senza eredi di Marcello Veneziani».
Guarda il calcio?
«Sono un tifoso del Napoli ma senza eccessi. Andavo allo stadio ai tempi di Maradona, ora non più».
A quale calciatore si paragonerebbe?
«Lele Oriali, a cui Ligabue dedicò Una vita da mediano. Però anche un po’ Bruno Conti, un fantasista».
Tornerebbe in politica?
«No. Voglio fare bene il giornalista».
C’è una persona che in questi suoi mesi di tempesta le è rimasta dentro?
«La senatrice Liliana Segre. Mi ha scritto parole che conservo sempre con me. È una donna che ammiro, una grande ricchezza per l’Italia».