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 2025  gennaio 15 Mercoledì calendario

biografia di Giovanna Ralli

Ha compiuto novant’anni il 2 gennaio e l’altro ieri Giovanna Ralli è stata festeggiata con un brindisi alla Casa del Cinema organizzato dall’amico Francesco Rutelli, insieme alle direttrici della Festa del Cinema di Roma Paola Malanga e Francesca Via. «È stata una grande festa, mi ha emozionato e mi sono sentita ancora una volta celebrata dal cinema italiano». Tra un brindisi e l’altro con i suoi amici Enrico Vanzina, Francesca Lo Schiavo, Gianni Letta e Jasmine Trinca, l’attrice ha ricevuto la medaglia dell’assemblea capitolina.Com’è avere novant’anni?«Li vivo con grande serenità. Voglio crescere con la mia età, senza sembrare più giovane. Non mi sono mai ritoccata, amo le mie rughe e la mia età, e la voglio vivere».Come definirebbe la sua carriera?«Positiva, bella, non ho mai avuto momenti no e sono contenta di tutte le scelte che ho fatto, e di quelle che non ho fatto. Non ho rimpianti».È emersa in un tempo in cui il cinema italiano era molto maschilista.«La società del tempo era maschilista, ma io non ho mai patito cose brutte, ho sempre lavorato liberamente, senza subire».Si è mai sentita una diva?«Ma per carità, no. Sono rimasta me stessa, persino i paparazzi sapevano che non avevo nulla da nascondere. La mia vita era normale, tutto alla luce del sole, anche il matrimonio con Ettore (Boschi, venuto a mancare nel 2013, ndr)».Il segreto per una carriera come la sua?«Amare il mio lavoro e crederci sempre. Non ho mai recitato, sempre interpretato, fingere non fa per me. E sapevo leggere bene le sceneggiature, evitando i ruoli che non ritenevo adatti».Perché non restò a Hollywood?«Un’attrice italiana in America può fare un film, due, ma poi interpreterà sempre l’italiana, perché la cadenza nel recitare è quella. E poi amo il cinema italiano».Anche quello di oggi?«È cambiato, come sono cambiati i tempi, ma lo trovo sempre bello. I paragoni con il passato sono inutili».Un regista con cui le piacerebbe lavorare?«Non ci penso, ma stimo molto Paolo Sorrentino».Ci sono buoni ruoli per le over 50 in Italia?«Meno che in America, dove le attrici sono libere di interpretare bei personaggi anche dopo i sessanta, settant’anni».Perché in Italia non succede?«Perché so’cretini (ride, ndr). Non hanno capito quanto possa essere interessante raccontare una donna di una certa età, forse anche più interessante rispetto a una giovane».Come vede le nuove generazioni?«Più sveglie di come eravamo noi che abbiamo vissuto la guerra».Che ricordi ha di quel tempo?«Tremendi. I ricoveri sotto i bombardamenti, i rastrellamenti, i fascisti. I miei nascosero in casa per quattro giorni due coniugi ebrei con i bambini, una mattina presto partirono e non li abbiamo mai più sentiti. Il guaio è che la guerra non finisce mai, c’è ancora in tutto il mondo ed è una sconfitta tremenda per l’umanità».Cosa direbbe oggi a quella ragazzina che a 13 anni si svegliava all’alba per andare a fare la comparsa a Cinecittà?«Nulla perché provo tanta tenerezza per lei, lo faceva per guadagnarsi dei soldini, ma non gliene importava assolutamente niente di fare l’attrice».Quando ha deciso di farlo?«Dopo il film Villa Borghese con Vittorio De Sica, l’ho fatto talmente bene e ricevuto così tante critiche positive che mi sono detta: “Va bene, questa è la mia strada"».Chi vede come sua erede?«Gli eredi non esistono, ognuno è quello che è e fa quello che fa. Voglio molto bene a Jasmine Trinca, brava come attrice, oltre che come regista, dopo anni che non lavoravo mi ha convinto a tornare sul set per il suo Marcel, nei panni di sua nonna».Chi è stata la sua maestra?«Non ho avuto maestre. Anna Magnani era il mio riferimento, la prima attrice che ha interpretato donne del popolo e personaggi straordinari».C’era competizione tra voi attrici ai tempi?«La competizione c’è sempre, ma non ho mai avuto una compagna di lavoro con cui non sono andata d’accordo, né sentito rivalità nei confronti di nessuna. Era difficile diventare amiche, questo sì, ognuna prendeva la sua strada e non c’era modo di frequentarsi».E i suoi maestri?«Tutti i più grandi registi, come Rossellini, e gli attori bravi con cui ho avuto la fortuna di lavorare».Come Alberto Sordi?«Era un compagno straordinario, molto generoso, e un grande amico».Vittorio Gassman?«Era molto chiuso all’inizio, ne ricordo la grande fragilità. Ma quando girammo C’eravamo tanto amati nacque una bella amicizia».E Marcello Mastroianni?«L’ho amato più di tutti. Tutto era naturale e facile con lui, non vedevo l’ora di andare la mattina a lavorarci insieme».Conferma la fama di playboy che lui detestava?«Ma quale playboy, mi fa ridere la cosa»!Non posso non chiederle di Michael Caine.«Abbiamo avuto una storia molto bella all’epoca. Ci siamo rivisti a Roma dopo tanti anni, siamo rimasti amici».Qual è tra tutti quelli che ha interpretato il personaggio che le è rimasto nel cuore?«Elide di C’eravamo tanto amati. Ho una sua foto sul comò, è l’unico personaggio che non ho lasciato sul set, me lo sono portato a casa. Mi somiglia in tante cose, anche nel fatto che entrambe non abbiamo studiato. Il ricordo di quel film mi emoziona ancora».Che vita fa oggi?«A novant’anni che vita vuole che faccia, non faccio tardi la sera, sto con i miei nipoti».Non avere figli le ha pesato, oppure non li ha voluti?«Mi ha pesato molto. Ma mia sorella ha avuto sette figli, mio fratello due, sono piena di nipoti e pronipoti e mi sento amata». —