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 2025  gennaio 15 Mercoledì calendario

Trentini, un altro italiano arrestato all’estero senza aver commesso reati


Roma
Ancora un italiano arrestato all’estero senza aver commesso reati. A pochi giorni dalla liberazione della giornalista Cecilia Sala dopo 21 giorni di detenzione in Iran, si apprende la notizia di un veneziano di 45 anni, Alberto Trentini, cooperante della Ong Humanity & Inclusion, arrestato due mesi fa in Venezuela. Con il sospetto che sia di nuovo una ritorsione politica.
Nel caso di Cecilia Sala si trattava di una «vendetta» per l’arresto, a Milano, dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini. Stavolta contro Alberto Trentini potrebbe aver pesato la posizione del nostro governo, con Ue e Stati Uniti, contro l’elezione con brogli di Nicolas Maduro. La riconferma è avvenuta il 28 luglio e già il 2 agosto il ministro degli Esteri Antonio Tajani dichiarava che l’Italia avrebbe sostenuto i venezuelani contro Maduro.
E soltanto venerdì la premier Giorgia Meloni ha ribadito: «Intendiamo continuare a lavorare per una transizione democratica e pacifica. Le legittime aspirazioni del popolo venezuelano devono finalmente trovare realizzazione». Parole certamente non gradite al presidente venezuelano.
È probabile che sarà necessario un lungo lavoro diplomatico. Proprio ieri, peraltro, il Venezuela ha annunciato di aver ridotto a tre il numero di diplomatici accreditati presso le ambasciate francese, italiana e olandese. Tre nostri diplomatici sono giù stati espulsi ieri e oggi, come risposta, con molta probabilità verranno espulsi tre diplomatici dall’ambasciata venezuelana a Roma. Quindi la situazione tra i due Paesi si complica ulteriormente.
Intanto, Trentini è detenuto da due mesi in un carcere di Caracas, o almeno questo si è saputo informalmente. Senza la possibilità di comunicare con l’esterno. Senza una contestazione formale. Senza i medicinali di cui avrebbe bisogno, dati i suoi problemi di salute. E ora i suoi genitori, Ezio e Armanda Trentini, assistiti dall’avvocata Alessandra Ballerini, si rivolgono al governo per ottenere un aiuto concreto che possa portare al rilascio.
La Commissione interamericana dei diritti umani, il 7 gennaio, ha emanato una risoluzione urgente, chiedendo risposte al governo venezuelano. E ieri è arrivato l’appello disperato dei genitori al governo: «È inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi per contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza ricevere nessuna tutela dal nostro Paese. Chiediamo al governo di porre in essere tutti gli sforzi diplomatici necessari, aprendo un dialogo costruttivo con le istituzioni venezuelane, per riportare a casa Alberto e garantirne l’incolumità».
In Venezuela per aiutare persone con disabilità, il veneziano sarebbe stato arrestato assieme all’autista della sua Ong a un posto di blocco lungo la strada da Caracas e Guasdualito. «Non ci è mai stata comunicata nessuna notizia ufficiale da nessuna autorità, né italiana, né venezuelana – accusano i genitori di Trentini -. Da quasi due mesi non sappiamo nulla. Dal suo arresto, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo né a parlargli, nemmeno il nostro ambasciatore, nonostante i diversi tentativi».
Da tempo, Trentini raccontava alla sua compagna delle «ostilità riscontrate in ogni aeroporto», in occasione dei suoi trasferimenti tra Caracas e l’Amazzonia. E anche per questo il 14 novembre, il giorno prima di venire arrestato, le aveva confidato che si sarebbe dimesso. La sua Ong ne è stata informata dell’arresto. Alcuni deputati del Pd hanno depositato un’interrogazione urgente al ministro Antonio Tajani e sull’esigenza della risoluzione del caso è intervenuta anche la segretaria dem Elly Schlein. Un’altra interpellanza urgente a Tajani sarà presentata da Azione.
Intanto si apprende che «che l’ambasciata e il consolato italiani a Caracas, in stretto raccordo con la Farnesina, stanno seguendo la vicenda con la massima attenzione. È stato richiesto con urgenza che venga garantito l’esercizio dell’assistenza consolare nei confronti del connazionale e che vengano comunicati quanto prima i motivi dell’arresto e della detenzione». —