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 2025  gennaio 14 Martedì calendario

Ventimila in Italia senza genitori


Il passaggio alla vita adulta per i minori stranieri arrivati in Italia da soli (senza genitori o adulti di riferimento) rischia di trasformarsi in un salto nel buio e nell’ennesimo trauma da affrontare. Un destino che riguarda 19.228 ragazzi, tanti sono quelli presenti in Italia al 30 novembre 2024 (ultimo dato aggiornato) di cui oltre il 75% tra i 16 e 17 anni.
A denunciarlo è il quarto rapporto «Nascosti in piena vista» di Save the Children. La direttrice generale per l’Italia, Daniela Fatarella, va dritta al nodo: «Affinché questi ragazzi, dopo i 18 anni, possano inserirsi nel nostro Paese e non finiscano in mezzo a una strada, ancora in attesa del rinnovo dei documenti, senza parlare l’italiano, senza un alloggio, né la possibilità di lavorare o studiare, devono essere accompagnati in un percorso di inclusione fin da quando sbarcano o varcano i nostri confini. Troppo spesso non è così: restano affidati a strutture emergenziali che a parte un letto e il cibo non forniscono altro. E anche quando accedono ai centri di seconda accoglienza non sono sempre supportati e informati sul diritto di poter proseguire l’inserimento scolastico o lavorativo in una comunità per adulti fino ai 21 anni, come prevede la legge 47 del 2017».
A Karamel e Omar, entrambi originari dell’Egitto, di cui Save the Children ha raccolto le storie, solo qualche giorno prima di compiere i 18 anni è stato detto che avrebbero dovuto andarsene dalla comunità per minori. Omar, a cui nessuno aveva mai insegnato la nostra lingua, privo di permesso di soggiorno bloccato per errori burocratici e senza un posto dove andare, ha rintracciato un connazionale a Milano che gli ha offerto un letto da dividere in due. Poi un conoscente gli ha consigliato di rivolgersi a Civico zero, progetto di Save the Children che dà assistenza gratuita a minori e neomaggiorenni stranieri, e oggi Omar è in regola e ha un lavoro. Anche a Karamel nessuno aveva spiegato cosa sarebbe accaduto dopo la maggiore età. «Ho avuto paura – racconta – perché senza una casa non avrei potuto continuare a lavorare, studiare, allenarmi». L’ha aiutato il suo allenatore di atletica tramite la Caritas che gli ha consentito di avere un appartamento in affitto, ma potrà occuparlo solo per un anno. E dopo? «Un giovane adulto immigrato, senza garanzie economiche, per trovare una stanza deve sperare nel buon cuore degli affittuari», osserva amaramente Fatarella.
Daniela Fatarella
L’Italia ha la legge migliore in Europa
su questa materia,
si tratta di applicarla
L’arrivo all’età adulta e l’uscita dalla comunità, è l’appello di Save the Children, vanno preparati per tempo e questi ragazzi non vanno lasciati soli. «Se non hanno strumenti e una rete di riferimento il pericolo è che vengano attratti da strade illegali e finiscano nello sfruttamento del lavoro nero per sopravvivere», avverte ancora la direttrice: «L’Italia – dice – ha la migliore legge in Europa sui minori stranieri non accompagnati, si tratta di applicarla. Sono un capitale umano preziosissimo, hanno grande capacità di resilienza e possono essere una risorsa importante per la nostra società».
I numeri del rapporto restituiscono un quadro non rassicurante e con dei buchi. A descriverlo è Antonella Inverno, responsabile ricerca e analisi dati di Save the Children: «Solo poco più di 1 minore su 2 è ospitato nelle strutture di seconda accoglienza (associate o meno al Sai, il Sistema accoglienza e integrazione, ndr) con progetti individuali di integrazione. E solo poco più della metà di quelli accolti nel Sai è iscritta a percorsi scolastici. Mentre 252, al 30 settembre 2024, si trovavano addirittura nei centri per adulti. Va potenziato l’affido familiare: attivato per il 20% dei minori stranieri ma in quasi 9 casi su 10 si tratta di bimbi ucraini accolti da parenti e amici». I posti nella rete Sai, sostiene Inverno, sono insufficienti: «Ne servirebbero almeno 10mila in più rispetto ai 5.670 attuali e ogni minore dovrebbe essere seguito da un tutore volontario personale, ma sono pochi e molte volte la figura guida diventa il responsabile della comunità, che si trova a gestire tantissimi ragazzi con un occhio alla cura e uno alle spese».
Altri conti non tornano. «Nel 2023, a fronte di 11.700 neo-diciottenni usciti dal sistema di accoglienza e protezione per minori, sono stati rilasciati solo 1.366 permessi di soggiorno a seguito di conversione da permessi per minore età. Per le solite lungaggini della burocrazia. E a ottobre erano solo 1.601 quelli che hanno usufruito del prosieguo amministrativo delle misure di assistenza fino ai 21 anni». Infine, una drammatica constatazione: «Nessuno sa che fine facciano questi giovani dopo i 18 anni, se riescano a trovare un lavoro, a pagarsi un affitto, a proseguire gli studi. Le loro condizioni quando raggiungono la maggiore età non vengono monitorate. È necessario farlo – è la richiesta dell’esperta di Save the Children – così come vanno rilevati i tempi di attesa di rilascio dei loro documenti».